di
Alberto Vincenti
All'ultimo
piano del palazzo del Novi in Via Maioli abitava SGAGGO.
Proprio
davanti alla mia finestra, sull’altro lato della strada, c’era
quella di Sgaggo al secondo piano del palazzo del Novi. Suo padre,
che anche lui chiamavano Sgaggo, faceva il calzolaio e ogni tanto
chiamava il figliolo: “Renzo… vieni a-aiutà babbo a addirizzà
le buttelle che un si sopperisce”. Sgaggo diventò grande e con lui
un bazzone con il morso incrociato; aveva sposato una donnetta del
Nord che aveva conosciuto durante il militare e gli erano nati due
figlioli, il secondo si chiamava Angelo. Questi era una ragazzotto un
po’ addormentato che stava spesso seduto sugli scalini della porta
di casa, quando poi annoiato non sapeva che fare, chiamava: “mamma…
mamma…buttami i gatto dalla finestra che ci voglio giocà”.
Allora si affacciava alla finestra la sua mamma con la sola testa e
le braccia perché non arrivava al parapetto, dicendo con accento
nordista: “ ma coza dizi cretino…vieni in casa”. “Mamma t’ho
detto di buttammi i gatto che ci voglio giocà…” A quel punto si
affacciava Sgaggo gridando: “Angiolo, un lo fa i bischero…vieni
su… se vengo giù io te le do con la cinghia”. A quel punto
immancabilmente succedeva un pandemonio: Angelo che saliva le scale
piangendo e battendo i piedi, Sgaggo che si spenzolava dalla finestra
gridando “vieni su ! ha ‘apito ?... devo scende io ?” e la
moglie che cercava di arrancarsi alla finestra chiamando a voce alta
l’altro figliolo “Giogio….Giogio…”. Intanto Schiacciola
scendeva a tutta velocità nel mezzo di strada con il suo carretto
fatto con i cuscinetti e la moglie di Sgaggo che continuava “Giogio…
Giogio…” Tutta Pancole si animava, le sorelle Picchi alla
finestra che alternandosi ripetevano “eh questi ragazzi d’oggi
giorno un danno più retta….” e l’altra “ai nostri tempi
s’ubbidiva”, Tarciso che cercava di far rincasare i figli “Mario
? Anna? “ e emettendo un fischio smorzato indicava con un dito a
mo’ di ordine la porta di casa, senza che questi lo degnassero di
uno sguardo. Gallina che cercava di riacchiappare il nipote per la
collottola mentre saltava dalla finestra… era tutto un vocio, un
correre per strada, tutto si animava d’un tratto, mentre a mano a
mano che calava il sole i lampioni attraverso la strada cominciavano
ad emettere un luce fioca.
San Miniato, via P. Maioli - Sciòa
Foto di Francesco Fiumalbi
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