a cura di Anna Orsi
Idillio tratto da "POESIE VARIE" di Pietro Bagnoli, Can. Samminiatese, Prof. di Lettere Greche e Latine nella R. Università di Pisa, Antonio Canesi, Tomo I, Samminiato, 1833: I PRIMI SEI MESI DELL'ANNO - Idilli, pp. 177-179.
Panorama di San Miniato da Cusignano nel mese di Maggio
Foto di Francesco Fiumalbi
IL
PRIMO
DI
MAGGIO
I.
A
festeggiar di Maggio il primo giorno
In
un vago pratel s'era adunata
Col
seno e crin di fresche rose adorno
Di
liete Pastorelle una brigata.
Un'ara
in mezzo al bel pratello alzorno
A
Zeffiro ed a Flora dedicata,
E
conducea le Ninfe innanzi ad essa
Amarilli
gentil Sacerdotessa.
II.
Non
già bagnò di bianca agnella il sangue
Il
sacro altar, né le verdi erbe tinse;
Non
avria cor di rimirarla esangue,
E
la man pia ferro crudel non strinse.
Dell'amoroso
stuol, che geme e langue,
Due
tortorelle d'un bel laccio avvinse,
E
in un Cestel di rose aì Dei le offerse,
né
già le vene al gentil collo aperse.
III.
Ma
colla bianca man sciogliendo il laccio,
Disse:
agli Dei dei fior vi sacro e dono;
Libere
andate e sciolte d'ogn'impaccio
A
gemer coi ruscelli in flebil suono,
Sicure
ai vostri Dei posando in braccio
Ove
l'erbette più odorate sono,
Né
mai paura, lor mercè, vi pigli
Di
reo sparvier ch'apra i crudeli artigli.
IV.
Ite
felici tortorelle (il coro
Dell'altre
Ninfe replicò giulivo)
A
voi rapace man crudo martoro
Non
rechi mai, né mai laccio furtivo;
Non
vi scompagni Austro fremente o Coro,
Siate
al fonte a baciarvi, o presso al rivo,
Voi
tra l'immenso stuol dei volatori
Sacre
agli Dei ciascun distingua e onori.
V.
Ciò
finito, volar le tortorelle
Quasi
superbe dell'avuto onore,
E
intorno si volgean, per farsi belle,
Ingemmandosi
incontro allo splendore.
Si
misero a danzar le pastorelle,
Accompagnando
al piè voci canore;
Altre
spargendo di bei fiori un nembo
Faceano
a gara a ripararlo in grmbo.
VI.
Altre
correano a un destinato loco,
Premio
ponendo alla vittrice un serto;
Altre
giunte per man faceano un gioco
D'aimprigionarsi
in mezzo al campo aperto.
Tinte
le guance di soave foco;
Indi
giacean col seno mezzo scoperto
Anelanti
e non stanche, al fresco cielo
Ricomponuendo
il crin diffuso e il velo.
VII.
Poi
cominciar con voci elette un canto
Al
Dio, per cui l'aura novella spira:
O
sei tu, Amor, nume fecondo e santo,
Il
cui poter dentro alle cose spira,
Che
vesti i prati di fiorito ammanto,
E
fai che ogni animal sente e desidera;
O
sei tu stessa, ch'hai potenza, e cura
Di
rinnuovar le cose, alma Natura.
VIII.
Chiunque
sei, ricevi il nostr'omaggio,
Supremo
Nume, e fai che ognor ritorni
Così
rifente il giovinetto Maggio,
A
cui di nuovo il sacro altar s'adorni;
E
del suo primo dì dal chiaro raggio
Tutti
dell'anno prendan norma i giorni.
Ciò
detto a schiere se n'andar divise,
E
il ciel sereno ai loro voti arrise.
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