Come aviamo
adrieto detto della prima creazione in Firenze de' Guelfi e Ghibellini, e quali
casate presono le parti, li quali nomi sono stati guastamento della
cristianità, e spezialmente è stata ed è, e voglia Iddio manchi in Firenze,
comecchè ancora non ne veggio segno; strando tra le parti e sètte maledette
Firenze in tribolazioni, ed ancora aggiunta parte fare gran fuoco di legne
tante, che non è sì grande che non ve ne avanzi per santa Chiesa, ovvero
diciamo co' Pastori; Federigo sentendosi iscomunicare e privare da papa
Innocenzio, lo quale per paura s'era ito a Lione sopra il Rodano per la forza
che Federigo gli avea fatta, e quasi della Chiesa erano pochi che la favoreggiassono;
ma più per parte e sètte prese d'uficj, che per Papa o Imperatore s'erano gli
animi de' Fiorentini appresi, ed erano a tanto venuto che il nome delle loro
sètte in Firenze non era nominato, se non parte di Chiesa e parte d'Imperio, e
che parea che tutti i Ghibellini si tenessono collo Imperatore e i Guelfi colla
Chiesa. Di che per questa cagione erano savii di parte d'Imperio ristretti in
S. Piero Scheraggio, e ragunati insiemi ebbero consiglio, che se la boce si
spandesse in Firenze si dicesse: "Viva la Parte della Chiesa", e quegli dicessono: "Viva quella dello Imperadore", non era
onore di dire contra la Chiesa, ma dire: "Viva lo Imperadore e parte
ghibellina", era uno nuovo mescuglio accompagnare di nulla il nome d'
Imperio, ma che lo Imperio s'opponea a' Pastori, e quegli quasi per tutto il
mondo che erano Ghibellini teneano coll'imperio, si dilibero si dicesse: "
Viva' Parte Ghibellina", e cosi si fermò; e perchè lo Imperio era loro
signore, presono Tarme; e i Guelfi presono il nome de' Guelfi. Qui si fu di
grandi battaglie ed aspre, imperocchè Buondelmonti che prima erano in concordia
con gli Uberti a' fatti della città e a parte ghibellina, per la morte di
messer Buondalmonte furono Guelfi e molto principali si feciono, ed in ogni sesto
era chi capo d'una parte e chi d'un'altra; e cosi tutto 'l dì si faceano
battaglie e badalucchi e torri con isteccati e serragli armati si combatteano, chè
avea Firenze torri assai.
Ma i Guelfi in questo tempo erano molto abbandonati, perocchè lo Imperadore
era in Toscana e in Sanminiato del Tedesco, e per volersi assicurare mando per tutta
la Toscana, che volea le terre a pacificare le parti, e questo facea con
malizia, perocchè se avesse detto di volere gli staggi che volle guelfi, non
gli avrebbe avuti, ma disse di pacificare, e volle staggi guelfi e ghibellini,
e cosi ebbe; e quando ebbe quegli da Firenze, ritenne i guelfi d'ogni luogo e
lascio i ghibellini e con loro compuose che conciofossecosacchè i Guelfi erano suoi
nimici, che s'ingegnassono di cacciarli d'ogni terra, ed esso darebbe lo suo
favore loro quando l'addimandassono. Gli staggi furono nobili e possenti,
perocchè s'egli gli' avesse lasciati nella città, quasi tutto il Popolo avrebbe
seguito i Guelfi, considerando che teneano la parte della Chiesa. Tornati i
Guelfi, che ne lascio alcuni e (insieme a) tutti i Ghibellini, in Firenze
vidono (i Guelfi) essere abbandonati dallo Imperadore e dalla Chiesa, ch'era
quasi schiacciata da chiunque favellava e la Chiesa iscacciata, e itosi il
Pastore a Lione sopra 'l Rodano, pensaronsi di tenersi coll'arme e di provare
loro ventura, ed ogni dì combatteano co' Ghibellini in ogni sesto. Veggendo i
Ghibellini quasi perdere di dì in dì, ricorsono allo Imperadore, il quale mandò
loro il figliuolo, il quale avea nome Federigo, comeché fusse naturale, con
mille cinquecento cavalieri e pedoni cinquecento, i quali entrarono nella città
coll'aiuto de' Ghibellini a' di 30 di gennaio il di di Domenica negli anni di
Cristo 1248. Li I Ghibellini feciono capo grosso a casa gli Uberti, e poca
gente rimase agli altri sesti. Poi , cominciorono co' forestieri a ire al sesto
di S. Piero a casa i Bagnesi, e quivi li ruppono e poi di sesto in sesto di di
in di per modo che lo mercoledl notte vegnente, ciofe a' di 2 di febbraio, i
Guelfi se ne andarono chi nel Valdarno di sopra e chi in Valdarno di sotto.
Niccolò Rodolico (a
cura di), Cronaca Fiorentina di
Marchionne di Coppo Stefani, Rerum Italicarum Scriptores, Tomo XXX, Città
di Castello, 1903, pp. 34-35.
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