15 - RUBRICA n. 708 - Come
li Fiorentini pacificarono per danari lo 'mperatore. [anno 1368]
Essendo stati gli ambasciadori collo 'mperadore in Lombardia, e
ultimamente dolutosi lo 'mperadore che dopo la concordia fatta con lui li
Fiorentini avieno oppressati li suoi sudditi, e tolto loro le terre, ed a lui
tolto Sanmignato, e che erano traditori della Corona i Fiorentini, e che all'ultimo
egli vedea che' Fiorentini erano poco fedeli a lui. Fugli mostrato per gli
ambasciadori l'oppressioni, che aveano fatte a' Fiorentini la casa de' Tarlati,
che teneano Bibbiena e gli altri e li Sanmignatesi. Lo contentarono in questo
modo che disse: "Tanto potrebbono fare d'ammenda i Fiorentini, che noi gli
averemo per scusati, e dimenticheremo la 'ngiuria,. E così gli richiese di
gente contro a messer Bemabò, allegando lo 'mperadore, ch'erano tenuti di ciò
fare eglino ed ogni sottoposto d'Imperio. Di che fu risposto che eravamo in
pace con messer Bernabò, e non volevamo essere suo nemico, e che noi rimanevamo
in Toscana, ed egli si aveva a tornare nella Magna, e messer Bernabo era troppo
possente nimico a' Fiorentini. Disse lo 'mperadore la parola del Vangelio: "Quis
non est mecum, contra me est"; ciofe: Chi non è meco, è contro' a me.
Tanto venne a dire, quanto i Fiorentini fossero suoi nemici. E tornati i nostri
ambasciadori, venne in Firenze per parte sua due ambasciadori, l'uno fu messer
Napoleone degli Orsini, conte di Manupello, locoteta,
e messer Niccola di Napoli, cancelliere e barone dello reame della
reina Giovanna di Puglia, e intromisersi d'accordo collo Comune di Firenze e collo
'mperadore. Ed in questo mezzo per avere migliori patti il patriarca d'AquiIea
si parli da Lucca, e cavalcò il contado di Firenze per Valdelsa, e venne infino
a Montespertoli, e fecero danno di prigioni e di bestiame. Ultimamente si fece
Taccordo, e brivilegiò lo 'mperadore al Comune di Firenze, e ciò che in quello
tempo tenieno li Fiorentini, ed ebbe fiorini quarantamila d'oro; e lo conte di
Manopello e messer Niccola per senseria n'ebbono fiorini mille di doni. Così si
partì amico de' Fiorentini lo 'mperadore, e nel segreto male di Papa Urbano, perocchè
non attenne al Papa di disfare messer Bernabò, e partissi di Toscana del mese
di febbraio, e andonne per la via di Vernia, e andossene nella Magna. Ma il
Comune di Firenze pagò fiorini cinquantamila,ne quando si partì da Vernia disse
a certi ambasciadori, ch'egli non n'avea avuti se non quarantamila, e che lo
conte di Manopello e messer Niccola da Napoli aveano avuti gli altri.
Niccolò Rodolico (a
cura di), Cronaca Fiorentina di
Marchionne di Coppo Stefani, Rerum Italicarum Scriptores, Tomo XXX, Città
di Castello, 1903, p. 269.
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