06
[anno 1313] L'Imperatore continua la sua campagna di rafforzamento in
Toscana. Il suo maniscalco compie nuove spedizioni verso i contadi di
Lucca e San Miniato. Lo stesso Imperatore partito da Pisa, tenta di
prendere Siena, passando da Santa Gonda.
[…]
Lo
'nperadore diliberò d'andare contra a' re Ruberto con tutto suo
sforzo e torli el regno, e se venuto li fusse fatto, si credea essere
signore d'Italia, e; di certo così sarebe stato se Dio non avesse
riparato a la sua morte, come più inanzi diremo.
El
detto inperadore fe' lega co' re Federigo di Cicilia e co' Genovesi,
e ordinò che ciascuno a giorno nominato avesse in mare grande
navigl[i]o di galee armate. In Alamagna e Lonbardia mandò per gente
nuova, e così richiese tutti i suoi suditi e ghibellini d'Italia; e
così raunò in Pisa molta moneta.
E
continuo il suo meliscalco gueregiava Lucha e Saminiato; e venuto suo
sforzo si trovò con più di 2500 cavalieri oltramontani e più
Alamanni e Italiani ben 1500. E' Genovesi armaro a sua richiesta 70
galee, onde fu amiragl[i]o misser Lanba Doria, e vene col detto
stuolo in Porto pisano e parlò a lo 'nperadore, e poi mandò verso
il Regno all'isola di Ponzo. Il re Federigo armò 50 galee, e il
giorno nominato a dì ...
Lo
'nperadore si partì di Pisa a dì 5 d'agosto, vene a San Savino
presso a Pisa a due migl[i]a.
Lo
re Federigo questo dì medesimo si partì coll'armata da Messina con
m cavalieri, si pose su la Calavria e prese la città di Regio e più
altre terre.
Lo
'nperadore si partì da San Savino l'altro dì e venne a Santa Gonda
e a Santafiore, e l'altro dì andò a Pogibonzi e l'altro dì si
partì e tenne per Berardenga e pose canpo a Pancole con suo sforzo,
che avea più di 4000 omini a cavallo e x mila a pie, e fero gran
danno per lo loro andamento d'ardare e robare, e omini uccidere e
pigl[i]are e farli riconprare, e donne e donzelle vitoperare, e
tenere quelle che poteano. E a dì 13 d'agosto venero sul pogio che è
dinanzi a la chiesa di Magiano verso Siena' e de' suoi cavalieri
venero infino a la chiesa di Santo Vieno, donde li Sanesi li caccioro
e amazorone 6 e presene assai.
Lo
'nperadore stava sul detto pogio con molti stromenti, trombe,
piffare, nachare e tanburi, aspettando che i ladroni traditori li
dessero Siena; perochè si dicea cierti di parte ghibellina l'aveano
promessa: e per la gratia di Dio e de la Vergine Maria e del buon
provedimento de' signori Nove e del franco popolo di Siena si difese
la libertà.
[…]
Cronaca
Senese attribuita ad Agnolo di Tura del Grasso detta la Cronaca
Maggiore,
in Lisini Alessandro e Iacometti Fabio (a cura di), Cronache
Senesi,
in Rerum Italicarum Scriptores, Tomo XV, parte VI-A, Nicola
Zanichelli, Bologna, 1939, p. 332.
Nessun commento:
Posta un commento