Gerhard Kremer, altrimenti noto col nome latino di Gerardus Mercator, o con
l'italianizzato Gerardo Mercatore, è considerato il padre della
cartografia moderna. Nato nel 1512 nella cittadina belga di Rupelmonde, si
distinse anche nella matematica e nell'astronomia. Per le sue idee
scientifiche e religiose (era Protestante) fu perseguitato
dall'Inquisizione e costretto a trasferirsi in Germania, a Duisburg.
Mercatore è una figura significativa del XVI secolo, grazie al quale prese avvio la cartografia moderna. Senza entrare troppo nel dettaglio, egli elaborò nel 1569 una particolare proiezione cartografica conforme e cilindrica, ovvero cilindrica isogona a latitudini costanti, meglio conosciuta con il nome di Proiezione di Mercatore. Questo espediente grafico troverà ampia diffusione nella cartografia nautica, dal momento che mantenendo gli angoli inalterati, risulta particolarmente utile nella gestione delle “rotte” delle imbarcazioni. Tuttavia, pur non trovando applicazione nella cartografia geografica “tradizionale” (dal momento che le aree ai poli e all'equatore subiscono alterazioni non trascurabili), la sua esperienza risultò molto importante per l'approccio scientifico utilizzato.
Mercatore è una figura significativa del XVI secolo, grazie al quale prese avvio la cartografia moderna. Senza entrare troppo nel dettaglio, egli elaborò nel 1569 una particolare proiezione cartografica conforme e cilindrica, ovvero cilindrica isogona a latitudini costanti, meglio conosciuta con il nome di Proiezione di Mercatore. Questo espediente grafico troverà ampia diffusione nella cartografia nautica, dal momento che mantenendo gli angoli inalterati, risulta particolarmente utile nella gestione delle “rotte” delle imbarcazioni. Tuttavia, pur non trovando applicazione nella cartografia geografica “tradizionale” (dal momento che le aree ai poli e all'equatore subiscono alterazioni non trascurabili), la sua esperienza risultò molto importante per l'approccio scientifico utilizzato.
Gerhard Kremer,
noto come Gerardo
Mercatore
Mercatore
fu anche un esperto costruttore di astrolabi e globi terrestri in
legno, due dei quali oggi sono conservati proprio in Italia, presso
il Museo Civico di Urbania.
La
sua opera più conosciuta, che ottenne un successo straordinario, è
il volume Atlas
sive cosmographicae meditationes de fabrica mundi et fabricati
figura,
che oggi si potrebbe definire un atlante geografico universale. Tra
l'altro il termine “Atlante”, per indicare una raccolta di carte
geografiche, sembra derivi proprio da questa pubblicazione!
L'opera,
inizialmente, fu realizzata in più parti fra il 1585 e il 1595,
anche se, nella sua interezza, fu edita postuma nel 1599 dal figlio.
Le carte relative all'Italia e alle sue regioni furono date alle
stampe nel 1589.
Il
successo fu talmente grande che nel 1607, ad Amsterdam, ne fu
realizzata una versione “tascabile”, ovvero di più piccolo
formato, con costi più contenuti e destinato ad un pubblico più
vasto e non necessariamente di addetti ai lavori. Si tratta del
cosiddetto Atlas
Minor Gerardi Mercatoris,
con il testo in latino curato da Joos de Hondt, meglio noto come Jodocus Hondius,
anch'egli cartografo e continuatore dell'opera di Mercatore. Ed è
proprio dall'Atlas
Minor
che abbiamo tratto le immagini di questa pagina e dove risulta
segnato anche il centro di San Miniato.
Jodocus Hondius (a cura
di),
Atlas
Minor Gerardi Mercatoris,
Amsterdam, 1607,
copertina
San
Miniato si trova indicato nella cosiddetta tavola della Tuscia.
Rifacendosi all'antica definizione romana, Marcatore considera i
territori dell'Etruria e dell'Umbria che, col riordino sancito da
Domiziano, costituirono un'unica provincia, la Tuscia
appunto. Successivamente la Tuscia
fu
divisa in Tuscia
Suburbicaria (fra
Roma e il corso dell'Arno) e la Tuscia
Annonaria (fra
l'Arno e gli Appennini) e in epoca tardo antica e alto medievale, già
a partire dall'invasione longobarda, si verificarono ulteriori
suddivisioni, che non staremo qui ad analizzare.
Quindi, seguendo
l'antico criterio “romano”, la carta presenta come limiti
territoriali la città di Roma a sud e gli Appennini a Nord,
contenendo l'alto Lazio, l'Umbria e tutta l'odierna Toscana.
Typus
Orbis Terrarum
Jodocus Hondius (a cura
di),
Atlas
Minor Gerardi Mercatoris,
Amsterdam, 1607, p. 3.
Si
tratta di una carta geografica che fu realizzata quattro secoli e
mezzo fa, agli albori della cartografia moderna. E' ovvio che
presenta errori e deformazioni che oggi ci sembrano strani e
incomprensibili, ma se confrontassimo una qualsiasi carta di
Mercatore con le cosiddette “Carte dei Capitani di Parte Guelfa”
realizzate fra il 1580 e il 1595, a parte la differenza di scala, si
nota subito la diversità di approccio. Stessa epoca e stesso
obiettivo di descrivere il territorio. Tuttavia la cartografia di
Mercatore utilizza un sistema di riferimento globale (i meridiani e i
paralleli, quindi la latitudine e la longitudine), seppur con
tantissimi limiti e imprecisioni, mentre i Capitani di Parte
utilizzano i passi per misurare le lunghezze dei percorsi e si
limitano a segnalare soltanto i punti di riferimento principali.
Abbiamo da una parte un tentativo di rappresentazione dello spazio
con un criterio che si avvicina molto a quello scientifico, ovvero la
rappresentazione come proiezione dello spazio, e dall'altra una
descrizione quasi esclusivamente simbolica, dove il dato numerico (le
distanze) non trova uno sviluppo grafico, ma soltanto come notazione.
Per rendere l'idea, sarebbe come confrontare l'Annunciazione di Simone Martini
con l'Annunciazione di Piero della Francesca,
due opere che appartengono ad epoche diverse.
La
carta della Tuscia
Jodocus Hondius (a cura
di),
Atlas
Minor Gerardi Mercatoris,
Amsterdam, 1607, p.
523.
Dalla tavola della
Tuscia, emergono alcuni errori evidenti, come l'orientamento
decisamente ruotato verso ovest. Più in dettaglio, nel Valdarno si
nota un certo errore nelle distanze fra San Miniato e le città di
Firenze e Pisa, con quest'ultima che risulta molto più vicina
rispetto a quanto non sia nella realtà. E poi si notano alcune
differenze che non sono dovute ad errori, ma semplicemente al
contesto prettamente storico. Ad esempio Livorno è appena indicata,
mentre attualmente rappresenta la seconda città più popolosa della
Toscana. Si nota l'assenza di centri importanti come Cascina e
Pontedera, che all'epoca, verosimilmente, non avevano uno sviluppo significativo. Viceversa
troviamo alcuni centri che oggi diremmo “minori” che invece sono
indicati, come Legoli, Gambassi, Cerreto e Lamporecchio. Più in
generale si nota una maggiore precisione nell'ambito dell'antico
contado fiorentino, all'interno del quale spicca la posizione di
Empoli, a scapito di Castelfiorentino o di Certaldo, mentre in
territorio extrafiorentino vengono segnati in particolar modo quei
centri giurisdizionalmente importanti, come Vicopisano e San
Miniato che erano sedi di Vicariato.
La
carta della Tuscia,
particolare
Jodocus Hondius (a cura
di),
Atlas
Minor Gerardi Mercatoris,
Amsterdam, 1607, p.
523.
Da un punto di vista
del reticolo fluviale, vengono indicati i torrenti Pesa, Elsa ed Era
sulla sponda sinistra dell'Arno, mentre lungo la riva destra sono
segnalati l'Ombrone e l'Usciana. Da sottolineare la rappresentazione
del cosiddetto Lago di Bientina o Lago di Sesto, che fu bonificato definitivamente
alla metà del XIX secolo. Appena accennati, invece, i rilievi
montuosi più rilevanti come il Monte Pisano. Trascurato
completamente il Monte Albano, così come tutti i rilievi collinari.
Tornando sui centri
urbani, appare interessante anche la rappresentazione simbolica che
li contraddistingue. Le città sono disegnate come un complesso di
tre edifici turriti. I centri importanti, ma demograficamente poco
rilevanti come San Miniato, Empoli, Volterra, San Gimignano o Colle
Val d'Elsa, presentano un simbolo costituito da due edifici turriti,
mentre i centri minori sono rappresentati da un cerchietto campito di
nero.
La
carta della Tuscia,
particolare
Jodocus Hondius (a cura
di),
Atlas
Minor Gerardi Mercatoris,
Amsterdam, 1607, p.
523.
Scendendo nel dettaglio
della nostra zona, San Miniato risulta essere un centro urbano, fra
l'Elsa e l'Era, vicino ad altri luoghi come Empoli e Fucecchio. A sud
compaiono Legoli e Gambassi. Completamente assenti Castelfiorentino,
Montaione, Montopoli, Castelfranco di Sotto e Santa Croce sull'Arno.
Che dire, certamente San Miniato rappresenta uno dei tanti luoghi segnalati in questa carta. Ci dimostra in qualche modo che, pur vivendo un'epoca di transizione (l'elevazione a Città e a sede vescovile avverrà alcuni anni dopo, nel 1622), era comunque un centro abbastanza significativo. Ed è proprio grazie all'Atlas di Mercatore, che San
Miniato, seppur piccola piccola, entrò nelle case dei maggiorenti di
mezza Europa.
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