Michele
Carlo Visdomini Cortigiani è stato l’ottavo Vescovo della Diocesi
di San Miniato; il suo ministero durò ben 19 anni, dal 1683 al 1702,
quando fu trasferito alla Cattedra di Pistoia e Prato. Durante il
periodo sanminiatese si impegnò nel portare avanti con
determinazione la Riforma Tridentina, e creò i presupposti che
consentirono al suo successore, Mons. Francesco Maria Poggi, di
dare avvio ad una importante stagione di crescita per la giovane
Diocesi (eretta nel 1622), e per la Città di San Miniato.
Incisione di
Giovanni Domenico Ferretti, tratta dal libro: Danti Andrea, Vita
di Monsignore Michel Carlo Visdomini Cortigiani, Patrizio Fiorentino,
Vescovo di Samminiato, poi di Pistoja e di Prato,
Stamperia Bernardo Paperini, Firenze, 1736
LA
GIOVINEZZA
Michele
Carlo Visdomini Cortigiani nacque a Firenze il 4 novembre del 1648,
primogenito di quattro fratelli: Antonino Andrea (sacerdote,
consacrato dal fratello Carlo Michele), Lucrezia e Cassandra
(entrambe religiose nel Monastero benedettino di San Pier Maggiore a Firenze).
La sua era un'antica famiglia fiorentina, i Visdomini, distintasi nei
secoli per amministrare la sede vescovile della città gigliata
durante i periodi di vacanza, da cui si ebbero varie ramificazioni,
fra cui i Tosinghi, gli Aliotti e, appunto, i Cortigiani. Il padre,
Roberto di Michele, fu cavaliere al seguito di Mattias de’ Medici, mentre la
madre, Ortenzia di Battista Goti, fu donna pia e devota.
Sembra che
il nome di Michele Carlo sia dovuto da una parte al desiderio di
coltivare la memoria del nonno, Michele Cortigiani, e dall’altra a
sancire la vicinanza con San Carlo Borromeo, celebrato proprio il 4 novembre
(morì il 3 novembre dopo il tramonto, e secondo l’usanza del
tempo, veniva considerato il giorno successivo) (1).
Fin da
giovane Michele Carlo Cortigiani si distinse per la sensibilità alle
tematiche religiose, frequentando anche l’Oratorio di San Tommaso
d’Aquino, situato a Firenze in via della Pergola. Una volta
terminati gli studi presso il Collegio di San Giovannino, retto dalla Compagnia di Gesù (a cui poi subentrarono i Padri Scolopi nel 1775),
proseguì la formazione frequentando il Collegio Romano dove si dedicò agli
studi di Rettorica, Logica, Filosofia e più in generale alle Scienze
Umane. Scelse come suo confessore Padre Mariano Soccini.
Nonostante
l’opposizione del padre, che avrebbe preferito per lui un futuro,
ad amministrare e ad arricchire i beni della famiglia (che in quel
momento si trovava in una situazione di moderata decadenza), espresse
il desiderio di condurre una vita religiosa. Roberto Cortigiani
chiese al figlio di manifestargli direttamente il proprio sentire,
cosa che avvenne nella villa di famiglia al Borro (Arezzo).
Il padre si riconciliò con Michele Carlo, appena in tempo, prima
della sua morte dovuta all’età avanzata e al cagionevole stato di
salute (2).
Foto di
Francesco Fiumalbi
IL
SACERDOZIO E LA PROPOSITURA EMPOLESE
Dopo la
scomparsa del padre si recò nuovamente a Roma dove ben presto
divenne Segretario delle Ambasciate presso il Cardinale Niccolò Accajuoli, col
quale rimase per due anni. Successivamente fece ritorno a Firenze,
dove elesse come suo confessore Mons. Gherardo Gherardi, al tempo
canonico della Cattedrale di Firenze e in futuro suo predecessore
nella carica di vescovo di Pistoia e di Prato (3). Terminati gli
studi di Teologia presso l’ateneo fiorentino, nel 1677, all’età
di 29 anni fu consacrato sacerdote dall’Arcivescovo di Firenze, Card. Francesco Nerli.
Celebrò la sua prima Messa nella chiesa di San Pier Maggiore,
adiacente al collegio dove aveva iniziato la propria formazione
scolastica (4).
Nel 1680 fu
nominato Proposto della Collegiata di Empoli, della quale prese
possesso il 26 febbraio, alla vigilia del Mercoledì delle Ceneri. Ad
Empoli si distinse per la dedizione e l'impegno encomiabili e per la formazione di una
piccola congregazione di chierici che si riuniva presso il Battistero di San Giovanni. In
occasione di festività laiche, per non “corrompere” la purezza
di quei fanciulli, era solito accompagnarli fuori, in campagna,
presso il podere detto “il cuculio”
(si trova sopra Corniola, fra Monteboro e Montepaldi; il terreno era
di proprietà della Collegiata di Sant'Andrea e, alla fine del '700,
risulta ceduto a livello a Tommaso Salvagnoli (5)) e spesso concedeva
ai ragazzi di giocare con le “pallottole” nel cortile dietro la
chiesa per non farli stare per strada. Era solito aiutare
economicamente le giovani ragazze povere con piccoli sussidi,
evidentemente per evitare che fossero avviate ad attività poco
dignitose, come la prostituzione (6).
Foto di
Francesco Fiumalbi
L'INGRESSO
A SAN MINIATO
Nel 1683
Mons. Jacopo Antonio Morigia, Vescovo di San Miniato, fu chiamato
alla Cattedra fiorentina. Il Granduca Cosimo III de’ Medici suggerì
al Pontefice, come usava a quel tempo, un nominativo a lui gradito
per la sede sanminiatese rimasta vacante. La scelta cadde su Michele
Carlo Visdomini Cortigiani che, nonostante gli indugi iniziali,
accettò l'elezione che avvenne nel giorno 24 marzo 1683; nell’aprile successivo si recò a Roma dove fu consacrato
dal Card. Francesco Nerli (lo stesso che lo aveva consacrato al
sacerdozio) il 30 maggio, all'età di 35 anni (7).
Dopo una
breve sosta a Firenze, Mons. Cortigiani fece il suo ingresso a San
Miniato alla prima ora della notte del 14 agosto 1683. La scelta di
giungere a quell’ora, nella sede per cui era stato designato,
sembra che fosse dovuta al suo umile carattere, per evitare effimere
acclamazioni. Tuttavia il suo disegno non fu esaudito. Ad un miglio
da San Miniato, ai piedi della collina, fu accolto da Mons. Giovanni
Lorenzo Tilli, Vicario Generale della Diocesi, che lo accompagnò
fino all’episcopio. Qui trovò adunato tutto il Capitolo dei
Canonici, i rappresentanti delle istituzioni laiche e una moltitudine
di gente, che bramava di accogliere il nuovo Vescovo (8).
LE VISITE
PASTORALI E I SINODI DIOCESANI
Concluse
le formalità iniziali, Mons. Cortigiani si occupò, fin da subito,
della cura della Diocesi. Per rendersi conto della situazione, appena
un mese più tardi, il 26 settembre 1683 avviò la prima di sette
Visite Pastorali, iniziando dalla Cattedrale (9). Subito dopo partì
alla volta dell'area più lontana da San Miniato, ovvero la zona
delle colline pisane. Fu accompagnato in questo viaggio dal Vicario
Generale Mons. Giovanni Lorenzo Tilli, dal Proposto Andrea
Buonaparte, dal Canonico Benedetto Gucci e dal Cancelliere Filippo
Franchini. Durante i soggiorni nelle varie parrocchie, pose
particolare attenzione alla formazione e al comportamento dei
parroci, ai quali distribuì consigli e disposizioni, attenendosi
scrupolosamente all'applicazione delle direttive del Concilio
Tridentino. Fu la prima, vera, capillare, Visita Pastorale che un
Vescovo di San Miniato compiva nella Diocesi (10). L'operazione si
protrasse per tutto il 1684, coinvolgendo ben 96 chiese parrocchiali,
cioè con “cura d'anime”, oltre ai vari oratori, monasteri,
cimiteri, ospedali, confraternite (11).
Oltre alla
continua vicinanza alla popolazione, ai sacerdoti, ai religiosi degli
ordini monastici, Mons. Michele Carlo Cortigiani promosse momenti di
confronto all'interno di ben tre assemblee sinodali. In tali sedi
veniva discussa la questione della preparazione del clero e, quindi,
sull'avvio in ambito locale del riordino della vita ecclesiastica,
così come sancito dal Concilio di Trento ormai un secolo prima (12).
Le tre assemblee si svolsero negli anni 1685, 1690 e 1699 (13).
Foto di
Francesco Fiumalbi
LA
NASCITA DEL SEMINARIO
Durante
l'esperienza della prima Visita Pastorale era emersa la necessità,
ormai non più rinviabile, di predisporre l'istituzione di un
Seminario, per un'efficace formazione dei nuovi sacerdoti, così come decretatoattraverso gli atti del Concilio di Trento.
Mons.
Angelo Pichi, Vescovo di San Miniato dal 1648 al 1653, aveva
acquistato un'abitazione, situata nella piazza che si apriva nella
parte bassa dell'antica cittadella fortificata (poi Piazza del
Seminario), ed aveva costituito una scuola a cui potevano accedere
dodici chierici. Tale operazione era stata possibile attraverso
l'imposizione di una tassazione sui benefici ecclesiastici, tuttavia
la piccola scuola non poteva certamente soddisfare a pieno quelle che
erano le reali necessità.
Mons.
Michele Carlo Cortigiani acquistò altre due abitazioni contermini,
che collegò al giardino adiacente la Cattedrale, attraverso un
sovrappasso. L'inaugurazione del così rinnovato istituto seminariale
avvenne il 25 novembre del 1685, nel giorno dedicato a Santa Caterina d'Alessandria,
a cui fu intitolato il collegio. Tuttavia i costi per il mantenimento
della scuola non potevano essere coperti interamente dall'episcopio,
e i chierici che fecero richiesta di ammissione (una dozzina in
principio) furono costretti a sostenere il pagamento di una retta. I
giovani, prima di essere consacrati, dovevano trascorrere un periodo
di formazione della durata di almeno tre anni, cimentandosi negli
studi di Umanità, Rettorica, Canto Gregoriano, Grammatica, Logica e
Teologia Morale. Al termine di ogni anno, venivano svolti gli
esercizi spirituali, così come disciplinati da Sant'Ignazio di Loyola.
Il confessore stabile dei chierici fu individuato nella figura del
Can. Bernardo Franchini, già Cancelliere della Diocesi. Lo stesso
Vescovo si dimostrò sempre molto attento e vicino alle attività del
collegio e alla cura dei chierici (14). Il successore, Mons. Francesco Maria Poggi,
riconobbe la bontà del lavoro di Michele Carlo Cortigiani, dedicando
al Seminario Vescovile uno straordinario, e rinnovato, impulso.
Foto
di Francesco Fiumalbi
IL
RINNOVAMENTO DELLA CATTEDRALE E IL NUOVO SANTUARIO
Il
giorno 13 maggio 1685, terza domenica di Pasqua, Mons. Cortigiani
aveva provveduto a riconsacrare solennemente la Cattedrale (15). Non
dobbiamo stupirci di celebrazioni di questo tipo, che spesso erano
dettate dall'assenza dei documenti comprovanti la consacrazione,
oppure dal rinnovamento liturgico, con particolare attenzione
all'altare. Di lì a pochi anni, l'Opera
del SS. Crocifisso,
certamente incoraggiata dal Vescovo Michele Carlo Cortigiani,
proseguì l'intento di edificare una chiesa ove collocare la
miracolosa immagine lignea, dopo il voto del 1631 (16). Nel 1690
l'Opera
deliberò
la prosecuzione delle trattative per il terreno e il 15 novembre del
1692 furono stanziati 100 scudi per la realizzazione delle
fondamenta. Nella stessa occasione furono nominati Francesco
Orlandini, Antonio Buonaparte e Filippo Maria Ansaldi, ad assistere e
a verificare l'esecuzione dei lavori, che tuttavia non furono
iniziati (17). Solo con il Vescovo Francesco Poggi,
la nuova costruzione poté essere avviata e completata (18).
La
solerzia dell'Opera
del SS. Crocifisso,
tuttavia, trovò applicazione in alcuni lavori all'interno del Duomo,
che doveva conservare un aspetto non dissimile da quello originario,
seppure vi fossero stati restauri
e adeguamenti, conseguenti la riapertura al culto della chiesa nel
1488 e l'elevazione della Collegiata a Cattedrale nel 1622. Nel 1695
il Proposto Antonio Buonaparte riferì ai congregati dell'Opera del
SS. Crocifisso, la volontà espressa dal Capitolo dei Canonici di
adornare la Cattedrale con vari interventi, fra cui quello di rifare
l'Altare Maggiore in marmo, più ampio e decoroso rispetto a quello
presente. Subito presero avvio i lavori al presbiterio e
l'innalzamento del nuovo altare fu iniziato nel 1698 su progetto dei
fiorentini Vittorio Bambi e Tommaso Baldi, anche se poté dirsi
concluso solamente nel 1708 (19).
I
MONASTERI E LE CHIESE SANMINIATESI
Mons.
Michele Carlo Cortigiani prestò grande attenzione ai monasteri della
Diocesi, con particolare riguardo a quelli femminili, a cui dedicava
almeno due visite all'anno, nei mesi di maggio e di settembre. In
queste occasioni dispensava consigli e indicazioni, manifestando una
forte vicinanza alle persone consacrate alla vita monastica.
Particolare meticolosità dedicò al vagliare le vocazioni, cercando
in ogni modo di combattere le costrizioni dovute ad esigenze di
convenienza familiare. Dotò della regola Agostiniana il monastero
di San Matteo di Castelfranco di Sotto, fondato nel 1632 (20). Anche
i monasteri sanminiatesi di Santa Chiara (la cui chiesa riconsacrò
il 10 novembre 1687 al termine di alcuni lavori di rinnovamento (21))
e di San Paolo furono oggetto di particolari attenzioni. La chiesa
dei SS. Jacopo e Lucia, retta dai Padri Domenicani, fu nuovamente
riconsacrata da Mons. Cortigiani il 25 luglio del 1695 (22).
Fra
il 1685 e il 1694 consacrò l'ormai conclusa chiesa di SS. Trinità,
nel monastero delle Eremitane di Sant'Agostino e dotò il Palazzo dei
Vicari di un oratorio a servizio dei carcerati (23). Nello stesso
periodo fu sconsacrata e venduta la chiesa di Sant'Andrea, che si
trovava sotto San Francesco, e da tempo unita con quella di San
Lorenzo a Nocicchio. Le campane furono reimpiegate per il nuovo
campanile della chiesa della SS. Annunziata, detta Nunziatina, che in
quel tempo veniva praticamente ricostruita e che poi fu consacrata da
Mons. Poggi nel primo decennio del '700 (24).
Nel 1698 riconsacrò la chiesa della SS. Annunziata (comunemente ed erroneamente chiamata di San Martino), ricostruita dalle monache domenicane nel 1613 e che dimoravano nell'adiacente monastero, come dimostra un'iscrizione presente (25).
Nel 1698 riconsacrò la chiesa della SS. Annunziata (comunemente ed erroneamente chiamata di San Martino), ricostruita dalle monache domenicane nel 1613 e che dimoravano nell'adiacente monastero, come dimostra un'iscrizione presente (25).
Gettatelli,
gestito dall'Opera di Santa Maria della Scala di Siena.
Foto
di Francesco Fiumalbi
I POVERI,
GLI INFERMI E GLI ULTIMI
Mons.
Michele Carlo Cortigiani pose davvero grande attenzione verso i
poveri e gli ultimi. Si stima che le somme di denaro che egli destinò
annualmente per il sovvenimento dei più bisognosi siano state
nell'ordine di circa 400 scudi annui, una cifra pingue per l'epoca.
Grazie a numerosi contributi diretti da parte del Granduca e alla
sobrietà della vita episcopale poté raccogliere quella
disponibilità economica impiegata per il soccorso degli indigenti.
Non mancò di contrarre prestiti a titolo personale, di cui era
solito corrispondere l'annuo interesse, ma di cui non si curò di
saldare il debito iniziale, trovando che i prestatori avrebbero
potuto vivere bene anche senza quel denaro. Alla sua morte, i beni
familiari di cui era rimasto proprietario, furono alienati e i debiti
estinti.
Istituì
anche dei piccoli premi per i giovani poveri che si distinguevano
nell'apprendimento del Catechismo. In alcuni casi, contribuì a
formare la dote per giovani fanciulle, garantendo loro un futuro
molto più dignitoso di quanto la loro condizione potesse farle
sperare.
Nel
1692 la popolazione sanminiatese fu colpita da una febbre epidemica e
per questo il medico Giovanni Antonio Terenzoni, già professore
presso l'ateneo pisano, fu chiamato dalla Comunità ad occuparsi
della situazione di emergenza. Gran parte delle persone giacevano
malate, prive della necessaria alimentazione e in condizioni
igieniche poco raccomandabili. Terenzoni chiese aiuto a quanti
potevano dispensare la popolazione di cibo e di materiali, come
lenzuola, bendaggi e legna da ardere. Alla causa parteciparono anche
i conventi sanminiatesi di San Domenico, San Francesco, Sant'Agostino
e l'ospedale di Santa Maria della Scala, con sussidi e vettovaglie.
Mons. Carlo Michele Cortigiani dette il proprio determinante
contributo, provvedendo la popolazione di cibo e materiali, con
encomiabile generosità (26). Anche la memoria di questa difficile
circostanza, probabilmente, spinse il Vescovo Cortigiani nel 1696,
coadiuvato dal sacerdote Agostino Pecorini, ad intervenire
sull'antico Ospedale dei Gettatelli. Gestito fin dal '300 dall'Opera
di Santa Maria della Scala di Siena, a lato della chiesa di Santa
Caterina, fu dotato di nuovi letti in modo che potesse accogliere
anche persone adulte (27). In più, fondò l'Ospedale degli Infermi
in una abitazione prossima al Convento di San Paolo, a cui spesso si
recava per dimostrare la propria vicinanza a quanti vi si trovavano
costretti (28). Anche in questo caso, le iniziative promosse da Mons.
Cortigiani furono riprese e sostenute con rinnovato vigore da Mons. Francesco Poggi,
suo successore, che nel 1714 fondò l'Ospedale di San Nicola da Bari
(29).
Foto
di Francesco Fiumalbi
A PISTOIA
E PRATO. GLI ULTIMI ANNI
Nell'ottobre
del 1702 Mons. Michele Carlo Cortigiani fu trasferito alle Diocesi di
Pistoia e Prato (unite fino alla metà del XX secolo), dove fece il
suo ingresso il 31 marzo 1703. Qui continuò la sua opera di pastore,
al servizio dei fedeli, con particolare cura dei poveri e degli
infermi. Morì il 14 ottobre 1713, all'età di 65 anni, in concetto
di santità. Fu sepolto nella Cattedrale di San Zeno a Pistoia (30).
L'epigrafe commemorativa, rimossa in occasione di restauri ottocenteschi, così recitava:
DA
LACRIMAS PATRI OPTIMO VIATOR MORTUO
QUI
VIVENTI RISUM PERSOLVEBAS, ET GAUDIUM:
MICHAEL
CAROLUS
FLORENTIAE
FLOS PULCHERRIMUS VICEDOMINORUM STIRPIS,
IN
SOLE NOBILISSIMAE FAMILIAE
A
ROMANORUM CONSULUM PURPURA RUBESCENTIS
ENATUS,
UMBRONIS
IN RIPA
UMBRA
MORTIS EMARCUIT.
ADOLESCENTIS
INGENIUM,
UT
OMNI SCIENTIARUM GENERE DIVES EFFULSIT,
ITA
ADULTI MERITUM OMNI AMPLITUDINE DECORATUM,
NICOLAUS
CARDINALIS ACCIAJOLIS
SUO
AERE PERENNIUS MONUMENTUS SIBI EXEGISSE CONFIDIT,
TANTO
VIRO PROPE SE ACCITO;
QUEM
GHERARDUS SANCTITATE, QUAM EPISCOPATU ILLUSTRIOR,
EMPORIENSIS
PRAEFECTUM ECCLESIAE,
IN
TENUIS ARENAE TYROCINIO
FUTURIS
CERTAMINIBUS, AC TRIUMPHIS IDONEUM FECIT:
BREVI
DEINDE NON SUB MODIO,
SED
SUPER ECCLESIAE MINIATENSIS CANDELABRUM
QUASI
LUCERNA ACCESA CIRCUMFULGENS,
VERAM
VIRTUTIS LUCEM INDUXIT:
SEMINARIUM
EXAEDIFICATUM,
LARGO
AERE GREGES INOPUM SUSTENTATI,
SEPTIES
VISITATA, ATQUE A PLURIMIS VITIIS
VINDICATA
DIOCESIS,
AD
PIETATIS, AC SANCTIMONIAE LEGES INSTITUTAE
SACRAE
VIRGINES
PLEBI
SIBI CREDITAE PASCENDAE RESIDENTIA
ALLIGATI
PASTORES,
TANTA
IN POPULO, CLEROQUE MURUM INSTAURATIO
MAGNAM
CAROLI RELIGIONEM,
ET
MICHAELIS FORTITUDINEM ADHUC CONCLAMANT:
SED
GEMINATA NON TAM NOMINE, QUAM RE,
TANTI
PRAESULIS VIRTUS
NON
UNI DEBEBATUR ECCLESIAE;
DUPLICATA
PISTORIENSIS, AC PRATENSIS
ECCLESIARUM
SOLICITUDO
HEROI
TANTARUM VIRIUM INCUBUIT;
QUAS
IPSA ETIAM MORS REVERITA EST,
DUM
LONGO TEMPORE CUM AEGROTANTE COLLUCTATA,
DISTULIT
ULTRA DUOS ANNOS FATALE VULNUS,
ILLUM
TAMEN INDISCRETA FALCE APPETITUM
NON
OMNINO NOBIS EXTINXIT,
QUI
PRECEPTORUM EJUS ADHUC MEMORES,
ET
DOCEMUR, ET PROFICIMUS.
NOTE
BIBLIOGRAFICHE
(1) Danti
Andrea, Vita di Monsignore Michel Carlo
Visdomini Cortigiani, Patrizio Fiorentino, Vescovo di Samminiato, poi
di Pistoja e di Prato, Stamperia Bernardo
Paperini, Firenze, 1736, pp. 1-7.
(2) Danti,
Vita di Monsignore… cit.,
pp. 7-11.
(3) Danti,
Vita di Monsignore… cit.,
pp. 11-15.
(4) Danti,
Vita di Monsignore… cit.,
pp. 15-20.
(5)
Guarducci Anna e Rombai Leonardo, I cabrei
della propositura e del capitolo di Sant'Andrea d'Empoli,
in AA.VV., Sant'Andrea a Empoli. La
chiesa del pievano Rolando: arte, storia e vita spirituale,
ATPE, Cassa di Risparmio di Firenze, Empoli, 1994, pp. 146-147.
(6) Danti,
Vita di Monsignore… cit.,
pp. 20-24.
(7) Danti,
Vita di Monsignore… cit.,
pp. 24-29.
(8) Danti,
Vita di Monsignore… cit.,
pp. 29-34.
(9)
Simoncini Vasco (a cura di), San Miniato e la
sua Diocesi. I Vescovi, le Istituzioni, la gente,
Cassa di Risparmio di San Miniato, Pacini Editore, Pisa, 1989, p. 43.
(10) Danti,
Vita di Monsignore… cit.,
pp. 37-48.
(11)
Simoncini, San Miniato... cit.,
pp. 45-63.
(12)
Gagliardi Isabella, Vescovi e curia a
San Miniato nel periodo granducale,
in in AA.VV., La Cattedrale di San
Miniato,
CRSM, Pacini Editore, Pisa, 2004, pp. 40-42.
(13)
Simoncini, San Miniato... cit.,
p. 43.
(14)
Danti, Vita di Monsignore… cit.,
pp. 49-58.
(15)
Simoncini, San Miniato... cit.,
p. 43.
(16)
Conti Giuseppe, Storia della venerabile
immagine e dell'oratorio del SS. Crocifisso detto di Castelvecchio
nella Città di Sanminiato,
Firenze, Cellini, 1863, p. 48.
(17)
Archivio dell'Accademia degli Euteleti, Le
Memorie del SS. Crocifisso di Castelvecchio dall'anno 1399 all'anno
1755 ricavate dai pubblici libri fedelmente dall'Ill.mo Signor
Bernardo Morali,
c. 102; cfr. Matteoli Anna, Arte e
storia del Santuario del Santissimo Crocifisso a San Miniato,
in Bollettino dell'Accademia degli Euteleti di San Miniato, n. 45,
San Miniato, 1976, p. 32.
(18)
Giusti Maria Adriana e Matteoni Dario, La
chiesa del SS. Crocifisso a San Miniato. Restauro e storia,
CRSM, Allemandi, Torino, 1989. In particolare si vedano i saggi di
Matteoni, Giusti e Richetti.
(19)
Archivio del Capitolo della Cattedrale di San Miniato, Opera
del SS. Crocifisso,
n. 268, cc. 118r, 133r-v, 219n-220r; cfr. Onnis Francesco, Biografia
di una architettura,
in AA.VV., La Cattedrale di San
Miniato,
CRSM, Pacini Editore, Pisa, 2004, pp. 69-70.
(20) Danti,
Vita di Monsignore… cit.,
pp. 111-120.
(21)
Archivio Storico Monastero di Santa Chiara, Libro
dove si segnano le fanciulle per monacarsi nel Monastero di S.
Chiara, 1587-1785,
in Rocchi Giannoni Graziana, Arte e
devozione nell'antico monastero di S. Chiara,
Pacini Editore, Pisa, 1999, p. 38.
(22) Casini
Claudio, La scultura: rinnovamento dell'arredo
liturgico dalla fine del Trecento al primo Settecento,
in D'Aniello Antonia (a cura di), Pittura
e scultura nella chiesa di San Domenico a San Miniato. Studi e
restauri,
CRSM, Pacini Editore, Pisa, 1998, p. 22.
(23)
Simoncini, San Miniato... cit.,
p. 43.
(24)
Piombanti Giuseppe, Guida della Città di San
Miniato al Tedesco,
Tip. Ristori, San Miniato, 1894, p. 71.
(25) Piombanti, Op. Cit., pp. 62-63.
(25) Piombanti, Op. Cit., pp. 62-63.
(26) Danti,
Vita di Monsignore… cit.,
pp. 127-139.
(27)
Piombanti, Guida della Città... cit.,
p. 121.
(28)
Danti, Vita di Monsignore… cit.,
pp. 139-143.
(29)
Archivio
del Capitolo della Cattedrale di San Miniato, Inventari
e prospetto di beni,
n. 35; cfr. Parentini Manuela, Chiesa
di San Jacopo e Filippo di Pancole,
in http://www.delcampana.it/NotizieStoriche.htm
(30) Danti,
Vita di Monsignore… cit.,
pp. 34-36.
E' semplicemente un capolavoro per le tante, molteplici notizie che hai raccolto e illustate. Questi furono i Vescovi che rappresentarono l'unico elemento di vitalità e di civilizzazione della città in epoca moderna.
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