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[anno 1343] I Fiorentini cacciano Gualtieri VI di Brienne, Duca
d'Atene. San Miniato, assieme ad altre città, manda un contingente
armato a Firenze.
[…]
Il
duca era in palagio rinchiuso e assediato con più di 400 omini di
sua gente, i quali si
difendevano il più che poteano; ma poco v'avevano da vivare, e
credendo lui achetare il popolo fé' cavaliere la domenica mattina
Antonio di Baldiriamo delli Aldimari, il quale non si voleva fare
cavaliere di sua mano, ma li priori che erano richiusi nel palagio
volsero che si facesse a onore del popolo fiorentino, e lassò lui e
gli altri che tenea presi, e pose in sul palagio la bandiera del
popolo di Firenze.
Sanesi
avuto la novella come i Fiorentini aveano levato e' romore contra 'l
duca loro signore ed era assediato nel palagio, di subito i signori
Nove fero mettere in ordine molta gente, come ordinato era, e di
subito, senza indugio, fu mosso Andreoccio Salamoncelli conestabile
del comuno di Siena, e corendo a cavallo con pochi conpagni
strachando 4 cavalli, gionse in Firenze la domenica a ora di nona e
così seguirò tutti i suoi soldati col gonfalone de la balzana, la
qual balzana pose su la tore de' priori in Firenze per segno di
socorso de' Sanesi; e doppo lui uscì di Siena 400 balestrieri de la
città co' la insegna de la bai-zana,
e fu loro capitano e gonfaloniere Nicolò di Checho Marietti, e
andorovi molti comandati de
le Masse cor uno capitano cittadino, e andovi misser Francesco Doddo
de' Fortebrachi da Montone, capitano di guerra del comuno di Siena,
con 400 omini a cavallo di sua condotta, e andovi molti cavalieri de'
gentili omini di Siena da per loro. E i signori Nove elessero 6
anbasciadori onorati, cioè 4 nobili di Siena e due de' popolari,
cioè misser Francesco Acarigi, misser Guido Fredi, misser Agnolo
Granelli, misser Francesco Salinbeni con due altri grandi popolari
con molti in loro conpagnia, e chi potea portare maza seguì, e
andoro a Firenze e giunsero la domenica a notte, a dì 27. I quali
tutti furo ricevuti a grande onore, e massime che i Sane'si furono i
primi a giongnare in Firenze al socorso e aiuto de' Fiorentini, che
era una bella gente e bene in punto in tanto poco tenpo gionti in
Firenze, e grande festa e allegreza fero i Fiorentini de la venuta
de' Sanesi, inperochè quasi i Fiorentini si pentivano de la 'npresa
contra al duca loro signore, inperochè apresso era gran socorso che
veniva al duca; e per la venuta de' Sanesi che di subito andò la
boce che con grande aiuto i Sanesi erano in Firenze, e per questo
altro aiuto non ebe el duca.
Siche
li Sanesi rincoraro i Fiorentini e presero gran vigore e ardire con
grandissima festa e allegreza facendo a' Sanesi, che non sarebe da
credere a scrivarlo, e continuando poi molti fanti comandati per lo
contado di Siena con capitani cittadini sopra loro andaro a Firenze,
e continuo si conbattea al palagio dov'era il duca.
Lunedì
seguente giunse in Firenze el conte Simone da Battifolle e Guido suo
nipote 20 con 400 fanti, co' molti del contado di Firenze, armati.
Saminiato
mandoro molti a pie, armati.
Pratesi
mandoro ancor loro molti, circa 500 a pie armati, sì che il lunedì
a dì 28 fu in Firenze molta gente in loro aiuto.
E
continuamente a furore cercavano per Firenze per li uffitiali del
duca, e fu preso uno notaio del conservadore stato crudele e reo, e
fu tutto tagliato a pezi; e fu trovato ancora misser Simone da
Norcia, stato urfitiale sopra le ragioni del comuno di Firenze, il
quale molti cittadini a ragione e a torto avea tormentati crudelmente
e condenati, e per simile modo fu tutto tagliato a pezi. E uno notaio
napoletano, che era stato capitano de' sergenti a pie del duca, reo e
fellone, tutto tagliato a pezi e a boconi dal popolo.
E
sere Arigo Fei, cittadino di Firenze, che era sopra a la dogana messo
dal duca, fugiendosi da la via de' Servi vestito come frate, fu
conosciuto da Sangallo, fu morto e poi da' fanciulli trainato nudo
per tutta la città, e poi su la piaza de' priori fu preso per li
piedi e sparato come uno porco e tagliato a pezi e minuzato e
infilato, i pezuoli de la carne portando in mano come carne di porco,
e molti stratii fero, perochè in detto uffitio avea usate molte
crudeltà.
[…]
Cronaca
Senese attribuita ad Agnolo di Tura del Grasso detta la Cronaca
Maggiore,
in Lisini Alessandro e Iacometti Fabio (a cura di), Cronache
Senesi,
in Rerum Italicarum Scriptores, Tomo XV, parte VI-A, Nicola
Zanichelli, Bologna, 1939, pp. 540-541.
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