di
Giovan Villani Cittadino Fiorentino,
Venezia, 1559
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[anno 1291] LIBRO VII. CAPITOLO CXLVIII.
Come
i Pisani ripresone il castello del Pontadera.
«Nel detto anno, la notte di domenica a dì XXIII di dicembre, il conte Guido da Montefeltro signore in Pisa, sentendo che 'l castello del Pontadera era male guardato, e molti de' fanti venutisene a Firenze a pasquare, e per trattato del conte, con certi terrazzani del detto castello del Pontadera, il quale teneano i Fiorentini, venne con suo isforzo a quello, il quale era molto forte di mura e di spesse torri, e con larghi fossi pieni d'acqua, e datagli la salita d'una delle torri, con navicelle per loro recate passati i gran fossi, e con iscale di funi salirono in su le mura, e per diffalta di mala guardia, e dissesi per alcuni, per baratteria de' castellani che non vi teneano la gente ondo erano pagati, il detto castello male difeso fu preso per gli Pisani, e morti i castellani e tutta loro compagnia, che v' erano da cinquanta fanti, che doveano essere, cento cinquanta. E' castellani, l'uno era di casa i Rossi, messere Guido Bigherelli che fu preso, e 'l Bigonta suo nipote morto, e Nerino de' Tizzoni; e cosi la loro avarizia, se in ciò peccarono, gli fece morire con vergogna del comune di Firenze, ch'era il più forte castello d'Italia che fosse in piano. E in quello tempo i Pisani feciono rubellare a' Samminiatesi il castello di Vignale in Camporena; onde v'andarono ad oste le tre sestora de' cavalieri di Firenze con molto popolo, gittandovi dificii. Alla fine non potendosi più tenere, e non avendo soccorso da' Pisani, una notte ch'era una grande fortuna di tempo, se n'uscirono quegli del castello sani e salvi per mezza l'oste de' Fiorentini, onde a quegli ch' v'erano, fu recato a grande vergogna. Per la qual cosa s' ordinò in Firenze generale oste sopra Pisa, e diedonsi le 'nsegne, e messer Corso Donati ebbe la reale; ma, qual si fosse la cagione, non seguì, onde in Firenze n'ebbe grande ripitio, dicendosi, che certi grandi n'aveano avuti danari da' Pisani; per la qual cosa, e sollecitudine di messer Vieri de' Cerchi allora capitano di parte, si rifece la detta oste , e andossi insino al castello del Bosco, e là attendati, venne in otto dì continui tanta pioggia, che per necessità si ritornò la detta oste addietro, e appena si poterono ricogliere e stendere.»
Croniche
di Giovanni, Matteo e Filippo Villani secondo le migliori stampe e
corredate di note filologiche e storiche,
Vol. I, Trieste, 1857, p. 168.
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