La
prima parte delle Historie universali de' suoi tempi
di
Giovan Villani Cittadino Fiorentino,
Venezia, 1559
36 [anno 1343] LIBRO XII. XVII.
Come
la città di Firenze si levò a romore, e cacciaronne il duca d’Atene
che nn’era signore.
«Essendo
la città di Firenze in tanto bollore, e sospetto e gelosia, sì per
lo duca avendo scoperte le congiurazioni fatte per tanti cittadini
contra llui, e fallitoli il suo proponimento di non potere
raccogliere i nobili e possenti cittadini al falso e disleale
consiglio, e d’altra parte i cittadini i più possenti sentendosi
in colpa della congiura, e sentendo il mal volere del duca, e che già
nella terra avea più di DC. cavalieri di sue masnade, e ogni dì
agiugneva; e lla gente del signore di Bologna e certi altri
Romagnuoli che venieno in suo aiuto avieno già valicata l’alpe,
dubitarono che llo indugio non fosse a lloro pericolo, ricordandosi
del verso di Lucano: «Tolle mora, semper etc. ». Gli Adimari, e
Medici, e Donati principali, sabato sonata nona, usciti i lavoranti
delle botteghe dì XXVI
di luglio, il dì di santa Anna anni Domini MCCCXLIII, ordinarono in
Mercato Vecchio e in porta San Piero che certi ribaldi fanti
fitiziamente s’azzuffassono insieme, e gridassono: «All’arme,
all’arme!»; e così feciono. La terra era insollita e in paura,
incontanente tutta corse a furore e a sgombrare i cari luoghi; e di
presente, com’era ordinato, tutti i cittadini furo armati a cavallo
e a piè, ciascuno alla sua contrada e vicinanza, traendo fuori
bandiere dell’armi del popolo e del Comune, com’era ordinato,
gridando: «Muoia il duca e’ suoi seguaci, e viva il popolo e ’l
Comune di Firenze e libertà!». E di presente fu abarrata e
aserragliata tutta la città ad ogni capo di vie e di contrade.
[...]
La
domenica di notte giunse il soccorso di Sanesi, CCC. cavalieri e
CCCC. balestieri molto bella gente, e co lloro sei grandi e popolani
cittadini di Siena per ambasciadori. I Saminiatesi mandato al
servigio del nostro Comune II.m. pedoni armati, e’ Pratesi D. E
venne di presente il conte Simone da Battifolle, e Guido suo nipote
con CCCC. fanti. E di nostri contadini armati il seguente dì vennero
in grandissima quantità al Comune e a’ singulari cittadini, onde
tutta la città fu piena d’innumerabile gente. I Pisani mandavano
alla richiesta di loro amici, come toccammo adietro, sanza assento
del Comune,
D cavalieri, i quali vennero infino al borgo della Lastra di là da
Settimo. Sentendosi in Firenze, se n’ebbe grande gelosia e grande
mormorio contro a que’ grandi a ccui richiesta venivano; e per lo
Comune e per loro fu contramandato che non venissono, e così
feciono; ma tornandosi adietro, da quelli di Montelupo e di Capraia e
d’Empoli e di Puntormo furono assaliti, e tra morti e presi più di
cento pure de’ migliori; e perderono più di CC cavalli, che furono
loro tra morti e rubati.
Arezzo
sentito come il duca era assediato da’ cittadini di Firenze,
incontanente si rubellarono alla gente e uficiali del duca per li
Guelfi. E il castello dentro fatto per li Fiorentini rendé Guelfo di
meser Bindo Bondelmonti.
E
Castiglione Aretino rendé Andrea e Iacopo Laino de’ Pulci, che
nn’erano castellani, a’ Tarlati. Pistoia si rubellò, e
ridussonsi a lloro libertà e a popolo guelfi, e disfeciono il
castello fatto per li Fiorentini e ripresono Serravalle. E rubellossi
Santa Maria a Monte e Montetopoli tenendosi per loro; rubellossi
Volterra, e tornò alla signoria di meser Attaviano de’ Belforti,
che prima la signoreggiava; e Colle, e San Gimignano dalla signoria
del duca, e disfeciono le castella, e rimasono i lloro libertà.
[...]»
Croniche
di Giovanni, Matteo e Filippo Villani secondo le migliori stampe e
corredate di note filologiche e storiche,
Vol. I, Trieste, 1857, pp. 452-454.
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