Venerdì 20 settembre 2013, alle ore 18.00, presso i locali dell’ex-Frantoio di San Domenico, a San Miniato in via Ser Ridolfo, il gruppo Smartarc – San Miniato Arte e Architettura in collaborazione con l’Associazione Kampino, invita alla conversazione: “San Miniato, Storia e Oreficeria”.
Presenteranno
le proprie Tesi di Laurea:
Dott.
PAOLO TOMEI
Università
degli Studi di Pisa, Dipartimento Civiltà e Forme del Sapere
«Locus
est Famosus» Borgo San Genesio ed il suo territorio (secc. VIII-XII)
Grazie
allo spoglio delle pergamene conservate nell’Archivio Storico
Diocesano di Lucca, la tesi vuole ricostruire dall’VIII al pieno
XII secolo la storia di Borgo San Genesio, insediamento del Medio
Valdarno distrutto a metà Duecento, e del territorio circostante,
area nella quale sorge l’odierna cittadina di San Miniato. Borgo
San Genesio, conosciuto in età longobarda come vicus Wallari, è
tornato recentemente alla luce grazie agli scavi archeologici
condotti da Federico Cantini dell’Università di Pisa, dai quali
emerge la straordinaria rilevanza politica ed economica del centro.
La tesi presenta il primo e inedito ritratto dello scomparso borgo
valdarnese e contribuisce a chiarire alcuni snodi fondamentali della
storia del castello di San Miniato: la sua fondazione da parte di una
famiglia aristocratica lucchese e il suo passaggio sotto il controllo
imperiale, episodi che vanno posticipati rispettivamente alla seconda
metà del IX e agli anni Sessanta del XII secolo.
Dott.ssa VERONICA
SENIGAGLIESI
Università degli Studi
di Pisa, Dipartimento Civiltà e Forme del Sapere
Oreficeria
sacra d’età medievale nell’attuale Diocesi di San Miniato.
Calici
e reliquiari.
Nel
territorio corrispondente all’odierna Diocesi di San Miniato
sopravvive un ricco patrimonio di oreficeria sacra risalente ai
secoli XIV e XV. Dell’intero corpus
di
opere, mai studiato prima d’ora in termini monografici, la tesi
indaga i calici ed i reliquiari, la cui successione consente di
ripercorrerne le tappe problematiche fino alle soglie del
Rinascimento. Avvalendosi del confronto tra i dati documentari a
nostra disposizione e gli esiti di una rigorosa analisi stilistica,
si è giunti ad una puntuale lettura di ciascun manufatto. Nel caso
del sostegno in argento firmato dall’orafo Nofri di Buto,
l’interpretazione dello stemma sul basamento ha consentito di
identificare negli Embriachi – ben noti agli storici dell’arte
per aver fondato a Venezia nel 1396 una fiorente impresa di
lavorazione dell’osso – i committenti dell’opera, facendo luce
sul “periodo fiorentino” della casata, quando, verso il 1380,
ordinarono a Nofri l’opera che tutt’oggi ammiriamo.
Dopo l'esposizione,
l'appuntamento prevede un momento di dibattito e l'aperitivo
conclusivo. L'ingresso è libero.
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