La
prima parte delle Historie universali de' suoi tempi
di
Giovan Villani Cittadino Fiorentino,
Venezia, 1559
28
[anno 1328] LIBRO X. CAPITOLO CV.
Come
i Fiorentini presono il castello di Carmignano per forza.
«Nel detto tempo, sentendo messer Filippo di Sangineto con gli altri capitani della guerra di Firenze e col consiglio de' priori , che ci trovammo allora di quello collegio, sentendo che il castello di
Carmignano non era ben fornito, ed erano isbigottiti della morta di Castruccìo, sì ordinarono segretamente d'assalirlo e di combattarlo e prenderlo per forza; e così si misono a seguizione, che 'l detto capitano con certi Fiorentini e con parte della cavalleria e popolo a pié si partirono una notte ordinata di Samminiato e dell'altre terre di Valdarno, e feciono la via del monte, e la mattina furono intorno a Carmigliano; e per simile modo, e a ano punto, vi venne la cavalleria de' Fiorentini ch'era in Prato, co' Pratesi e gente a piè assai, sicché si trovarono intorno a Carmignano ottocento cavalieri oltramontani, e cinquemila pedoni. Il castello era assai forte di sito, e parte murato per Castruccio e parte steccato e affossato, con torri e bertesche di legname; ma era d'uno grande giro, e porpreso e dentro v'avea L. cavalieri e da DCC. uomini a piè, che bisognava alla guardia II. cotanti gente. Messer Filippo, capitano de' Fiorentini, fece tutti i cavalieri scendere a piè, e a ciascuno conestabile aggiunse pedoni con pavesi e balestra e raffi e stipa e fuoco, e a ciascuno diede la sua posta intorno al castello; e da più di venti parti a uno suono di trombe e nacchere il fece assalire e combattere; la quale battaglia fu aspra e dura, e sostenne dalla mattina a ora di nona. Ma alla fine per lo grande porpreso e per la prodezza de' nostri cavalieri, in più parti vinsono la battaglia con grande danno di que' d'entro, e entrarono per forza dentro alla terra e puosono le bandiere. Gli altri della terra veggendo entrati i nimici dentro, abbandonarono le loro poste e la terra, e fuggirono, chi potè, nel girone della rocca, e l'altra gente entrò poi nella torre, e corsonla e rubarla tutta, e di gran preda la spogliarono: e ciò fu a di XVI del mese di settembre del detto anno. E la rocca si tenne poi VIII giorni, avendovi ritti mangani e dificii, i quali gli consumavano dì e notte, ed eranvi con grande fame e difetto di vittuaglia per la molta gente che v'erano rifulgiti de' terrazzani. Alla fine s'arrendè la rocca e 'I girone a patti, salve le persone e ciò che se ne potessono portare. Ebbono i soldati che v'erano dentro per menda di loro cavalli MCC. fiorini d' oro. Questi patti cosi larghi si feciono loro perocché 'I Bavaro era giunto in Pisa, e di sua gente già venuta in Pistoia, ond'era alla nostra gente grande pericolo a soprastarvi. Di questo acquisto di Carmignano ebbe in Firenze grande allegrezza, sperando che la fortuna prospera fosse addirizzata a' Fiorentini, ma più consigli si tennono di disfare la terra e la rocca per dubbio del Bavaro o di ritenerla; alla fine si vinse che sì ritenesse e si recasse a minor giro, e si murasse tutta con torri di pietre e calcina, e rafforzare la rocca e 'l girone, e che mai non si lasciasse per gli Fiorentini, ma che si confiscasse a perpetuo al nostro contado; e così fu fatto di presente tutto.»
Croniche
di Giovanni, Matteo e Filippo Villani secondo le migliori stampe e
corredate di note filologiche e storiche,
Vol. I, Trieste, 1857, pp. 334-335.
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