sabato 12 dicembre 2015

LA “SIGNORA” - Racconto di Giancarlo Pertici

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racconto di Giancarlo Pertici

"La Signora", al secolo Corinna, sposata Vannini.

Giuditta non ce l'aveva con i carabinieri in modo particolare. Anzi! vedeva di buon occhio e con simpatia quel nuovo comandante della Stazione di Firenzuola appena giunto dal cuore della Toscana. Semplicemente aveva cominciato a nutrire il sospetto che tutte quelle ripetute visite di cortesia in locanda da parte del maresciallo Giuseppe Vannini, nascondessero altre mire che al momento le sfuggivano. È vero che tutte le sere qualcuno se ne usciva dalla locanda parecchio alticcio... che qualcuno, ma solo ogni tanto, finiva in guardina per schiamazzi notturni, ma nulla a giustificare la sua ripetuta presenza, sopratutto in tarda mattinata, quando il Nuti e la giovane Corinna apparecchiavano quei tavoli, che la sera servivano per i consueti giri a scopa o briscola. Non le era venuto nessun sospetto, figuriamoci se pensava in quei momenti all'ipotesi di un genero... un genero carabiniere! Non ci pensava, semplicemente perché per lei la giovane Corinna non era ancora da marito. E a nessun ipotetico pretendente aveva pensato, anche se la dote era pronta da tempo.

Il Nuti invece se ne era ammoscato non solo dagli sguardi, ma anche dallo scambio di convenevoli, dallo scambio di saluti e sorrisi, che principiavano appena il maresciallo arrivava in locanda e che terminavano con una stretta di mano, tra frasi appena sussurrate, delle quali non riusciva mai a sentire neanche una parola. Sospetto che diventa certezza quel giorno che Corinna, mentre sembra in attesa di qualcuno, troppo le ripetute e insistite occhiate lanciate verso l'ingresso, abbassa lo sguardo facendo finta di nulla quando il maresciallo Vannini varca la soglia. Non è la solita ora, non è la solita ronda, arriva anzi tempo, e va direttamente dal Nuti per chiedere ufficialmente la mano di Corinna. Corinna che ben sa di cosa stanno animatamente parlando, anche se sottovoce, il babbo e il maresciallo in quel momento, almeno a giudicare dalle guance, così avvampate da suggerire alla mamma Giuditta che il maresciallo e il marito stiano confabulando proprio di lei, di Corinna. - "Ma aspettate almeno che questa figliola abbia compiuto i 20 anni" - l'unico consiglio, quasi la preghiera di una mamma, appena saputa la novità, di fronte al loro comune proposito di sposarsi al più presto. Preghiera andata a vuoto perché, mentre il maresciallo Vannini viene trasferito in altra zona, decidono di sposarsi in fretta.

Quando poco tempo dopo rimane incinta e giunge il tempo del parto, Corinna torna dalla mamma a Firenzuola, per partorire in casa, assistita da una levatrice. È la mattina dell'8 aprile del 1923, mattina presto, molto presto. - "Forza un'altra spinta, un altro dolore che vado alla prima messa" - l'invito della levatrice, che fa in tempo proprio alla prima messa. Nasce una bambina alla quale viene messo il nome della sorella del maresciallo, recentemente morta...

Ines il suo nome. Sarta che 'cuciva di bianco', andata in sposa ad Angiolo Frosini di mestiere postino. Benché assistita dal dott. Bucalossi, quando arriva a partorire le cose si complicano e i tempi si allungano drammaticamente. Come drammatico è il ricordo tramandato di quei momenti nei disperati gridi di aiuto, lanciati da Ines al fratello carabiniere - "vendi la macchina da cucire e portami a Firenze per togliermi da questo supplizio" - . - "Oh Sunta" - dice il dottore alla mamma - "Questa figliola vi muore. Se l'urina invece che del suo colore, ha un colore biancastro... vuol dire che questa figliola muore". - Partorisce infatti dopo diversi giorni di sofferenze, a forza di spinte e con dolori indicibili. La morte se la porta via tre giorni dopo il parto, stessa sorte della bambina, battezzata Giuseppina, appena il giorno successivo.

Intanto Giuditta e il Nuti vivono soli soli a Firenzuola, anche se per le vacanze sono raggiunti da Corinna e dalla piccola Ines dopo che si sono trasferite a San Miniato, da quando il maresciallo Vannini, carabiniere a cavallo, ha accettato il trasferimento a Sirte in Tripolitania. Con lo stipendio doppio, può mandare a casa quanto basta per comprare quella casa di via Pietro Bagnoli dove abita il Giorgi, l'appaltino. Lunghi quei 6 anni, tanto dura la ferma, ma sufficienti a fare propria quella casa che il maresciallo non riuscirà mai a godersi appieno. Al rientro in Italia, raccomandato dalla vedova del generale Maioli, viene mandato a comandare la stazione di Siena, in compagnia di Corinna e della piccola Ines che a Siena prende la licenza media. Ines, che in estate alla fine dell'anno scolastico, torna dallo zio, il canonico Vannini, parroco in Santa Caterina, per amicizie e passatempi mai dimenticati come Angiolina Giolli, compagna di gioco e quel bambolotto, già 'Bambin Gesù' della Divina Pastora, quella che, rivestita tutta di pizzi e trine, era andata in fumo, divorata da un incendio.

Quando il Vannini viene trasferito a Senorbì in provincia di Cagliari, dove non ci sono scuole, Ines resta a San Miniato dalla nonna Sunta a studiare per maestra, mentre Corinna segue il marito. Solo in estate ritorna a San Miniato a riprendersi la piccola Ines per il periodo delle vacanze. Poi scoppia la guerra. Il Vannini resta in Sardegna e Corinna torna a San Miniato nella casa da poco comprata, in compagnia della suocera Sunta e della figlia Ines. Dopo i fatti dell'8 settembre il maresciallo Vannini viene fatto prigioniero e tradotto in Germania, mentre le donne restano in San Miniato in quella loro casa. Casa dove, all'ultimo piano, vive Tetta e il marito Giuseppe con la figlia Dina. Dina, che lavora di bianco, camiciaia sopratutto, che di lì a breve sposa il Chiti e si trasferisce a Roma in Piazza Ragusa. Avrà tre figli Piera, Piero e Franca che in estate non fanno mancare la loro presenza in quella casa di Via Pietro bagnoli.

Intanto Giuditta e il Nuti da Firenzuola, ad ogni Natale continuano a mandare alla nipote Ines la schiacciata fatta col lardo - "Un pacchetto con tutte fette di schiacciata, alta, buona, sapeva di strutto" - finché Giuditta non si ammala. Comincia allora una fitta corrispondenza con la figlia - "Mi sento sempre male, tutti i giorni ho la febbre". - Corinna si mette in contatto con il dottore di Firenzuola - "è un tumore al fegato, che si è ingrossato e ora tocca il polmone". - Tardivo il viaggio a Firenzuola con il pulman partendo da Firenze verso il Mugello. Giuditta già morta. - "Il Nuti l'ho visto piangere una volta sola, quando portarono via Giuditta" - confessa sua nipote Ines. - "Era meglio se ero morto io invece di mia moglie" - quasi un sussurro, come una preghiera quella del Nuti.

C'è la guerra, la Linea Maginot che divide l'Italia e i bombardamenti. E Corinna, poco dopo la morte di Giuditta, torna a Firenzuola e porta via con sé il babbo. Porta il Nuti a San Miniato.
Quando a fine guerra il Maresciallo Vannini viene rimpatriato col treno ospedale, soffre dei postumi di una broncopolmonite non curata ed è ridotto ad uno scheletro. All'ospedale di Pisa gli diagnosticano un tumore allo stomaco, e di questo muore in poco tempo.

Due colpi ravvicinati per Corinna e il Nuti. Il Nuti si ambienta subito. Calzolaio fa conoscenza coi calzolai, che hanno bottega proprio su quella via, e con i quali entra in amicizia, anche se non riuscirà mai a ricrearsi quelle amicizie che aveva a Firenzuola. Si dedica anima e cuore al primo bambino che nasce in quella casa in quegli anni dopo guerra. Il figliolo di Eda diventa così il suo 'puttero'.
Corinna, inizialmente sotto la guida indiscussa della suocera Sunta, prende possesso della sua casa di Via Pietro Bagnoli. Per i bambini nati e cresciuti in quella casa è la 'Signora', chiamata per comodità sempre e solo con l'appellativo di 'Signora'.

In quella casa, con all'ultimo piano 'Tetta' da anni con il marito Giuseppe Micheli, arriva verso la fine del 46 la famiglia di Ferlin Giovanni, nipote di Musolino, uscio accanto e vicino di orto, il quale, rimasto vedovo di una Poli, si "aggiusta" e sposa Irma, una delle ragazze del Befotrofio. Irma, ragazza madre che nel vicino ospedale ha partorito e dove lavora nel reparto lavanderia. È la prima nuova famiglia di casa Vannini che va a vivere in tre stanze, di cui due buie, al mezzanino con gabinetto a 'di mezzo' con la Signora Corinna.
A piano terra Beppe di Boghe in due stanze mette su famiglia, due le figlie.
Quasi a ruota è la volta di Eda, figliola di Livia e Musolino, a trovare posto e a mettere su famiglia. Le stanze sempre in costante movimento e figli che nascono uno dietro l'altro, mentre Corinna, costretta a spostare le cose e mobili non manda mai indietro nessuno. Intanto gli uomini di casa, Giovanni e Manlio muratori, a dare il loro modesto contributo manuale in cambio di una 'pigione' che non sempre c'è, e quando c'è è molto modesta.

Poi in estate ci sono tutti i bambini di Casa Vannini, dal più grande al più piccino. Ai primi anni '60 Piera, Piero e Franca da Roma, la nipote Elena da Domodossola, a fare gruppo con Maurizia e Giancarlo, poi i figlioli di Irma... Berto, Anna e Giancarlo senza contare le sorelle Baggiani sempre presenti nei giochi, in casa e nell'orto. È il momento delle vacanze a Torre del Lago, per un lungo periodo in una di quelle casine sul mare. Vacanze che pochi possono permettersi, iniziando dai primi anni '50, e la 'Signora' si porta sempre dietro, a turno, uno di quei bambini nati in casa sua.
Quando muore nel 1980, di quei bambini c'è rimasto solo la nipote Elena in casa, tutti gli altri se ne sono andati da anni e hanno messo su famiglia.

Corinna Nuti Vannini
Foto Collezione Giancarlo Pertici

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