↖ RACCONTI DALLO SCIOA
racconto
di Giancarlo Pertici
"La
Signora", al secolo Corinna, sposata Vannini.
Giuditta
non ce l'aveva con i carabinieri in modo particolare. Anzi! vedeva di buon
occhio e con simpatia quel nuovo comandante della Stazione di Firenzuola appena
giunto dal cuore della Toscana. Semplicemente aveva cominciato a nutrire il
sospetto che tutte quelle ripetute visite di cortesia in locanda da parte del
maresciallo Giuseppe Vannini, nascondessero altre mire che al momento le
sfuggivano. È vero che tutte le sere qualcuno se ne usciva dalla locanda
parecchio alticcio... che qualcuno, ma solo ogni tanto, finiva in guardina per
schiamazzi notturni, ma nulla a giustificare la sua ripetuta presenza,
sopratutto in tarda mattinata, quando il Nuti e la giovane Corinna
apparecchiavano quei tavoli, che la sera servivano per i consueti giri a scopa
o briscola. Non le era venuto nessun sospetto, figuriamoci se pensava in quei
momenti all'ipotesi di un genero... un genero carabiniere! Non ci pensava,
semplicemente perché per lei la giovane Corinna non era ancora da marito. E a
nessun ipotetico pretendente aveva pensato, anche se la dote era pronta da
tempo.
Il
Nuti invece se ne era ammoscato non solo dagli sguardi, ma anche dallo scambio
di convenevoli, dallo scambio di saluti e sorrisi, che principiavano appena il
maresciallo arrivava in locanda e che terminavano con una stretta di mano, tra
frasi appena sussurrate, delle quali non riusciva mai a sentire neanche una
parola. Sospetto che diventa certezza quel giorno che Corinna, mentre sembra in
attesa di qualcuno, troppo le ripetute e insistite occhiate lanciate verso
l'ingresso, abbassa lo sguardo facendo finta di nulla quando il maresciallo
Vannini varca la soglia. Non è la solita ora, non è la solita ronda, arriva
anzi tempo, e va direttamente dal Nuti per chiedere ufficialmente la mano di
Corinna. Corinna che ben sa di cosa stanno animatamente parlando, anche se
sottovoce, il babbo e il maresciallo in quel momento, almeno a giudicare dalle
guance, così avvampate da suggerire alla mamma Giuditta che il maresciallo e il
marito stiano confabulando proprio di lei, di Corinna. - "Ma aspettate
almeno che questa figliola abbia compiuto i 20 anni" - l'unico
consiglio, quasi la preghiera di una mamma, appena saputa la novità, di fronte
al loro comune proposito di sposarsi al più presto. Preghiera andata a vuoto
perché, mentre il maresciallo Vannini viene trasferito in altra zona, decidono
di sposarsi in fretta.
Quando
poco tempo dopo rimane incinta e giunge il tempo del parto, Corinna torna dalla
mamma a Firenzuola, per partorire in casa, assistita da una levatrice. È la
mattina dell'8 aprile del 1923, mattina presto, molto presto. - "Forza
un'altra spinta, un altro dolore che vado alla prima messa" - l'invito
della levatrice, che fa in tempo proprio alla prima messa. Nasce una bambina
alla quale viene messo il nome della sorella del maresciallo, recentemente
morta...
Ines
il suo nome. Sarta che 'cuciva di bianco', andata in sposa ad Angiolo Frosini
di mestiere postino. Benché assistita dal dott. Bucalossi, quando arriva a
partorire le cose si complicano e i tempi si allungano drammaticamente. Come
drammatico è il ricordo tramandato di quei momenti nei disperati gridi di
aiuto, lanciati da Ines al fratello carabiniere - "vendi la macchina da
cucire e portami a Firenze per togliermi da questo supplizio" - . -
"Oh Sunta" - dice il dottore alla mamma - "Questa
figliola vi muore. Se l'urina invece che del suo colore, ha un colore
biancastro... vuol dire che questa figliola muore". - Partorisce
infatti dopo diversi giorni di sofferenze, a forza di spinte e con dolori
indicibili. La morte se la porta via tre giorni dopo il parto, stessa sorte
della bambina, battezzata Giuseppina, appena il giorno successivo.
Intanto
Giuditta e il Nuti vivono soli soli a Firenzuola, anche se per le vacanze sono
raggiunti da Corinna e dalla piccola Ines dopo che si sono trasferite a San
Miniato, da quando il maresciallo Vannini, carabiniere a cavallo, ha accettato
il trasferimento a Sirte in Tripolitania. Con lo stipendio doppio, può mandare
a casa quanto basta per comprare quella casa di via Pietro Bagnoli dove abita
il Giorgi, l'appaltino. Lunghi quei 6 anni, tanto dura la ferma, ma sufficienti
a fare propria quella casa che il maresciallo non riuscirà mai a godersi
appieno. Al rientro in Italia, raccomandato dalla vedova del generale Maioli,
viene mandato a comandare la stazione di Siena, in compagnia di Corinna e della
piccola Ines che a Siena prende la licenza media. Ines, che in estate alla fine
dell'anno scolastico, torna dallo zio, il canonico Vannini, parroco in Santa
Caterina, per amicizie e passatempi mai dimenticati come Angiolina Giolli,
compagna di gioco e quel bambolotto, già 'Bambin Gesù' della Divina Pastora,
quella che, rivestita tutta di pizzi e trine, era andata in fumo, divorata da
un incendio.
Quando
il Vannini viene trasferito a Senorbì in provincia di Cagliari, dove non ci
sono scuole, Ines resta a San Miniato dalla nonna Sunta a studiare per maestra,
mentre Corinna segue il marito. Solo in estate ritorna a San Miniato a
riprendersi la piccola Ines per il periodo delle vacanze. Poi scoppia la
guerra. Il Vannini resta in Sardegna e Corinna torna a San Miniato nella casa
da poco comprata, in compagnia della suocera Sunta e della figlia Ines. Dopo i
fatti dell'8 settembre il maresciallo Vannini viene fatto prigioniero e
tradotto in Germania, mentre le donne restano in San Miniato in quella loro
casa. Casa dove, all'ultimo piano, vive Tetta e il marito Giuseppe con la
figlia Dina. Dina, che lavora di bianco, camiciaia sopratutto, che di lì a
breve sposa il Chiti e si trasferisce a Roma in Piazza Ragusa. Avrà tre figli
Piera, Piero e Franca che in estate non fanno mancare la loro presenza in
quella casa di Via Pietro bagnoli.
Intanto
Giuditta e il Nuti da Firenzuola, ad ogni Natale continuano a mandare alla
nipote Ines la schiacciata fatta col lardo - "Un pacchetto con tutte fette
di schiacciata, alta, buona, sapeva di strutto" - finché Giuditta non si
ammala. Comincia allora una fitta corrispondenza con la figlia - "Mi
sento sempre male, tutti i giorni ho la febbre". - Corinna si mette in
contatto con il dottore di Firenzuola - "è un tumore al fegato, che si
è ingrossato e ora tocca il polmone". - Tardivo il viaggio a
Firenzuola con il pulman partendo da Firenze verso il Mugello. Giuditta già
morta. - "Il Nuti l'ho visto piangere una volta sola, quando portarono
via Giuditta" - confessa sua nipote Ines. - "Era meglio se ero
morto io invece di mia moglie" - quasi un sussurro, come una preghiera
quella del Nuti.
C'è
la guerra, la Linea Maginot che divide l'Italia e i bombardamenti. E Corinna,
poco dopo la morte di Giuditta, torna a Firenzuola e porta via con sé il babbo.
Porta il Nuti a San Miniato.
Quando
a fine guerra il Maresciallo Vannini viene rimpatriato col treno ospedale,
soffre dei postumi di una broncopolmonite non curata ed è ridotto ad uno
scheletro. All'ospedale di Pisa gli diagnosticano un tumore allo stomaco, e di
questo muore in poco tempo.
Due
colpi ravvicinati per Corinna e il Nuti. Il Nuti si ambienta subito. Calzolaio
fa conoscenza coi calzolai, che hanno bottega proprio su quella via, e con i
quali entra in amicizia, anche se non riuscirà mai a ricrearsi quelle amicizie
che aveva a Firenzuola. Si dedica anima e cuore al primo bambino che nasce in
quella casa in quegli anni dopo guerra. Il figliolo di Eda diventa così il suo
'puttero'.
Corinna,
inizialmente sotto la guida indiscussa della suocera Sunta, prende possesso
della sua casa di Via Pietro Bagnoli. Per i bambini nati e cresciuti in quella
casa è la 'Signora', chiamata per comodità sempre e solo con l'appellativo di
'Signora'.
In
quella casa, con all'ultimo piano 'Tetta' da anni con il marito Giuseppe
Micheli, arriva verso la fine del 46 la famiglia di Ferlin Giovanni, nipote di
Musolino, uscio accanto e vicino di orto, il quale, rimasto vedovo di una Poli,
si "aggiusta" e sposa Irma, una delle ragazze del Befotrofio. Irma,
ragazza madre che nel vicino ospedale ha partorito e dove lavora nel reparto
lavanderia. È la prima nuova famiglia di casa Vannini che va a vivere in tre
stanze, di cui due buie, al mezzanino con gabinetto a 'di mezzo' con la Signora
Corinna.
A
piano terra Beppe di Boghe in due stanze mette su famiglia, due le figlie.
Quasi
a ruota è la volta di Eda, figliola di Livia e Musolino, a trovare posto e a
mettere su famiglia. Le stanze sempre in costante movimento e figli che nascono
uno dietro l'altro, mentre Corinna, costretta a spostare le cose e mobili non
manda mai indietro nessuno. Intanto gli uomini di casa, Giovanni e Manlio
muratori, a dare il loro modesto contributo manuale in cambio di una 'pigione'
che non sempre c'è, e quando c'è è molto modesta.
Poi
in estate ci sono tutti i bambini di Casa Vannini, dal più grande al più
piccino. Ai primi anni '60 Piera, Piero e Franca da Roma, la nipote Elena da
Domodossola, a fare gruppo con Maurizia e Giancarlo, poi i figlioli di Irma...
Berto, Anna e Giancarlo senza contare le sorelle Baggiani sempre presenti nei
giochi, in casa e nell'orto. È il momento delle vacanze a Torre del Lago, per
un lungo periodo in una di quelle casine sul mare. Vacanze che pochi possono
permettersi, iniziando dai primi anni '50, e la 'Signora' si porta sempre
dietro, a turno, uno di quei bambini nati in casa sua.
Quando
muore nel 1980, di quei bambini c'è rimasto solo la nipote Elena in casa, tutti
gli altri se ne sono andati da anni e hanno messo su famiglia.
Foto Collezione Giancarlo Pertici
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