martedì 8 dicembre 2015

S. MINIATO NELL'HISTORIA FIORENTINA DEL BUONINSEGNI 35/48


35 (1369-70) Assedio e capitolazione di San Miniato

«Tornando al processo de' fatti di S. Miniato, benché il nostro comune havesse ricevuto da loro molti danni, & si dello spiccarsi dalla nostra protezione, e guardia per malvagia operadizione di M. Lodovico, & di M. Ridolfo Ciccioni, & di M. Iacopo Mangiadori, & per consiglio di Ser Filippo Lazarini, & si del ritenere lo Imperadore in dispetto nostro, & poi pe' danni, & cavalcate fatte per lo Patriarca, nondimeno partito lo Imperadore s'ingegnavano i Fiorentini con dolcezza ritirargli nella loro grazia, & trovandogli duri, felloni, & pertinaci nel male operare si diliberò in Firenze di porvi campo & vincerlo per assedio, essendone ancora molti stimolati da M. Piero [Domenico] Ciccioni, & dagli altri usciti di S. Miniato che tenevano Cigoli, & monte Bicchieri, & altre castella, & con favore de' Pistolesi, & del conte Ruberto, & del conte Simone da Battifolle, & de' Volterrani, & altri amici, che tutti vi mandarono fanti bene in punto, & così seguì, che vi si pose campo à dì undici d'Agosto 1369 con grande ordine, & sotto il capitanato di M. Giovanni Malatacca da Reggio, & per contradio il cardinale di Bologna vicario dello Imperadore à Lucca faceva forti & aiutava quegli dentro di S. Miniato & di danari, & di gente, & à sua richiesta M. Bernabo ancora vi mandò le sue genti.
Et fatta la diliberazione della impresa mandò à Firenze suoi ambasciadori, protestando loro che dovessino lasciare ogni tenuta, ò castella, le quali tenevano di quello di S. Miniato, significando che lo Imperadore l'haveva lasciato suo vicario di S. Miniato, & protestando, che se non lo facessono allui era necessario per conservare suo honore di prendere l'arme contro al nostro comune, & già haveva mandato delle sue genti in S. Miniato, udito questi protesto à Firenze s'attese à fare gente assai & à cavallo, & à piè, & tutta si mandava à S. Miniato al capitano, perché quanto più si strignesse l'assedio, perché dentro non entrasse vettuvaglia, che si comprendeva che vene fusse poca.
Veggendosi pe' Fiorentini rotta ogni fede, & patto da M. Bernavo, & havere diliberato fare impresa contro à noi, si creò, & mandò ambasciadori à Papa Urbano V. che allhora era à Viterbo, i quali formarono con lui lega, nella quale eziandio entrono, & inchiusonsi gli infrascritti, cioé, il Marchese da Esti Signore di Ferrara, M. Francesco da Carrara Signore di Padova, M. Feltrino da Gonzaga Signore, la casa da Fogliano, il comune di Bologna, il comune di Pisa, & il comune di Lucca, & ciò fu del mese d'ottobre.
Stando l'assedio à S. Miniato con tale ordine, & provisione, & governo del capitano, che non poeano essere offesi, & la terra non poteva essere soccorsa, né di vettovaglia, né di gente, intanto M. Bernabo haveva condotto à suo soldo M. Giovanni Aguto [John Hawkwood, n.d.r.] con la sua compagnia degli Inghilesi, & per la via di Sarrezana gli mandò in Toscana, & posoronsi in quello di Pisa al borgo di Cascina, con ordine, & fornimento di vettovaglia per metterla in S. Miniato; ma sentendo il detto M. Giovanni per sue spie come stava il campo de' Fiorentini, giudicava impossibile potervi entrare per forza, & però si stava à Cascina, in riguardo di non potere essere offeso. Trovossi allhora in Firenze uno Priorato troppo gagliardo, il quale biasimava molto M. Giovanni Malatacca, perché non s'era fatto incontro à M. Giovanni Aguto à prendere zuffa con lui, dicendo egli si vuole mandare uno cuore di bue, & altre simili parlanze, & più volte gli scrissono, che lo dovesse andare à trovare, e combattere con lui. Il capitano essendo tante volte punto, e morso, benché cognoscesse essere stolta diliberazione à mettere à partito il giuoco vinto, nondimeno per ubbidere a' Signori, & non essere tenuto vile, che era di grande animo, prese seco tanta gente quanta gli parve dovesse essere bastante alla zuffa, & adirizzossi baldanzosamente verso M. Giovanni Aguto, il quale havendo per sue spie presentito la sua venuta, con tutti i vantaggi, che seppe eleggere si providde, & missesi in punto à riceverlo, & affrontoronsi insieme à zuffa al fosso Arnonico con aspra battaglia, & come messer Giovanni Aguto con segacità haveva ordinato, li suoi maliziosamente si missono in fugga, & indussono le nostre genti à correre loro dietro sanza ordine & straboccatamente, tanto che gli condussono in uno aguato ordinato delle sue migliori genti, i quali missono in mezzo, & subito gli ruppono, & fuvi preso il nostro capitano M. Giovanni Malatacca, & Filippo di messer Alamanno Cavicciuli, che v'era ito à stimolarlo, & molti altri da piè, & da cavallo, & questo fu à dì primo di Dicembre 1369. Dissesi per alcuni, che il detto nostro capitano nel pigliare della zuffa si riscaldò un poco di vino, & andò troppo baldanzosamente, per la quale cosa si propuose di non bere mai più vino, & così osservò, da questo dovrebbono pigliare esempio i nostri cittadini, che si trovavano al governo della città, che non essenso mai usi à fatti d'arme, non ne paresse loro essere maggiori maestri che Cesare, o Anibale, & non si commetterebbono per loro tutto giorno degli errori simili à questo, ma credessono a' valenti huomini cui pigliano per capitani.
Di questa rotta seguì, che la gente di M. Bernabò sanza contasto à dì 26 di Dicembre ne vennono in sul contado à monte Rappoli, & à Monte Spertoli, & a dì 2 di Gennaio alla badia à Settimo, & a S. Martino la palma, & alla Lastra, & l'altro dì a S. Donnino, & à Campi, & à Brozzi, & à Peretola, & ivi fermarono il campo faccendo grandissimi danni, & à dì 5 vennono al ponte à Rifredi, e fecionvi più cavalieri, & feciono correre due palij per Rifredi, & per la strada di polverosa, & dopo molte case arse si tornarono à Peretola, e Brozzi, & uno de' cavalieri novelli volendo fare del gagliardo venne per toccare la porta, & fuvi preso, & à dì 9 passarono Arno, & andonne à Quarantola. Per tutte queste cavalcanso non si partì uno huomo di quelli, che rimasono allo assedio di S. Miniato, anzi vi fu mandato per capitano il Conte Ruberto del conte Simone da Battifolle, il quale con senno, & sollicitudine grande attese al detto assedio.
Per riparare à detta rotta subito si mandò per messer Manno Donati, & M. Bonifazio Lupo da Parma, & per M. Ridolfo da Camerino, i quali vennono in Firenze all'uscita di Dicembre.
E stando con sollicitudine il detto Ruberto da Battifolle con l'assedio intorno à S. Miniato, venne à lui segretamente uno Samminiatese di bassa mano nominato Luparello, dicendo volergli dare S. Miniato, & udito da lui il modo, & parendo al conte cosa fattibile, gli commisse che seguitasse, & lui si metterebbe in punto colle genti à dare essecuzione al fatto, & fecegli grandi promesse se il fatto riuscisse, & di danari, & d'altro, lui rispose, che non desiderava danari, ma solamente che S. Miniato fosse nel comune di Firenze, & con grande ardire il detto Luparello prese alquanti compagni co' quali di notte segretamente andò à certa parte delle mura dove sapeva, che era uno muro di pietre murare à terra, & dove non si faceva alcuna guardia, & con le coltella dallato ne smurorono tanto, che feciono una larga entrata, & allhora mandò à dire al conte, che in sul fare del dì assaltasse la terra dalla parte contraria, cioé alla porta, che era verso la bastia, acciò che allhora le genti di S. Miniato con quelle di M. Bernabo, che v'erano dentro tutte corressono da quello lato della terra alla difesa, & così seguì, che fatto l'assalto di fuori, tutte le genti dentro corsono da quella parte, & badando quivi, in tanto Luparello entrò dentro con grande gente d'arme per quella buca, & presono la piazza, & quivi fu una grande, & animosa zuffa con molti morti, & feriti da ogni parte, & infine le genti del nostro comune rimasono vincitori, & fu messo dentro il conte Ruberto per lo comune di Firenze, & furonvi presi molti forestieri, & terrazzani, & fra gli altri M. Lodovico, & Biagio di M. Ridolfo Ciccioni, & Ser Filippo Lazarini, & altri loro amici, & questa vittoria fu a dì 9 di Gennaio 1369 fu reputata più operazione di Dio, che humana per attutare M. Bernabo [attutire, attenuare, l'azione di Bernabò Visconti, n.d.r.] con la sua ingratitudine, fra gli altri huomini d'arme, che M. Bernabo haveva mandato in Toscana à richiesta del cardinale sopradetto di Bologna, che stava à Lucca vicario dello Imperadore, fu M. Giannozzo Visconti con 800 barbute, della quale prendendo il cardinale grande fidanza, lo havea messo con le sue genti nella fortezza dell'Agosta, & stando quivi M. Bernabo in tanto teneva trattato con Alderigo Interminelli di torre [togliere, n.d.r.] Lucca al cardinale, havendo le dette sue genti nella fortezza, ma venne detto trattato segretamente à gli orecchi del cardinale, & con dolce modo mostrando altra cagione trasse il detto Giannozzo con le sue genti della fortezza, & rimandannelo in Lombardia à M. Bernabo, che fu buona, & utile cosa per lo nostro comune per le cose, che seguitarono.


Piero [Domenico] Buoninsegni, Historia Fiorentina, appresso Giorgio Marescotti, Firenze, 1581, Libro Quarto, pp. 539-544.


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