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(1369-70) Assedio e capitolazione di San Miniato
«Tornando
al processo de' fatti di
S. Miniato, benché
il nostro comune havesse ricevuto da loro molti danni, & si dello
spiccarsi dalla nostra protezione, e guardia per malvagia
operadizione di M. Lodovico, & di M. Ridolfo Ciccioni, & di
M. Iacopo Mangiadori, & per consiglio di Ser Filippo Lazarini, &
si del ritenere lo Imperadore in dispetto nostro, & poi pe'
danni, & cavalcate fatte per lo Patriarca, nondimeno partito lo
Imperadore s'ingegnavano i Fiorentini con dolcezza ritirargli nella
loro grazia, & trovandogli duri, felloni, & pertinaci nel
male operare si diliberò in Firenze di porvi campo & vincerlo
per assedio, essendone ancora molti stimolati da M. Piero [Domenico]
Ciccioni, & dagli altri usciti di S.
Miniato che
tenevano Cigoli,
& monte
Bicchieri, &
altre castella, & con favore de' Pistolesi, & del conte
Ruberto, & del conte Simone da Battifolle, & de' Volterrani,
& altri amici, che tutti vi mandarono fanti bene in punto, &
così seguì, che vi si pose campo à dì undici d'Agosto 1369 con
grande ordine, & sotto il capitanato di M. Giovanni Malatacca da
Reggio, & per contradio il cardinale di Bologna vicario dello
Imperadore à Lucca faceva forti & aiutava quegli dentro di S.
Miniato & di
danari, & di gente, & à sua richiesta M. Bernabo ancora vi
mandò le sue genti.
Et
fatta la diliberazione della impresa mandò à Firenze suoi
ambasciadori, protestando loro che dovessino lasciare ogni tenuta, ò
castella, le quali tenevano di quello di S.
Miniato,
significando che lo Imperadore l'haveva lasciato suo vicario di S.
Miniato, &
protestando, che se non lo facessono allui era necessario per
conservare suo honore di prendere l'arme contro al nostro comune, &
già haveva mandato delle sue genti in S.
Miniato, udito
questi protesto à Firenze s'attese à fare gente assai & à
cavallo, & à piè, & tutta si mandava à S.
Miniato al
capitano, perché quanto più si strignesse l'assedio, perché dentro
non entrasse vettuvaglia, che si comprendeva che vene fusse poca.
Veggendosi
pe' Fiorentini rotta ogni fede, & patto da M. Bernavo, &
havere diliberato fare impresa contro à noi, si creò, & mandò
ambasciadori à Papa Urbano V. che allhora era à Viterbo, i quali
formarono con lui lega, nella quale eziandio entrono, &
inchiusonsi gli infrascritti, cioé, il Marchese da Esti Signore di
Ferrara, M. Francesco da Carrara Signore di Padova, M. Feltrino da
Gonzaga Signore, la casa da Fogliano, il comune di Bologna, il comune
di Pisa, & il comune di Lucca, & ciò fu del mese d'ottobre.
Stando
l'assedio à S.
Miniato con tale
ordine, & provisione, & governo del capitano, che non poeano
essere offesi, & la terra non poteva essere soccorsa, né di
vettovaglia, né di gente, intanto M. Bernabo haveva condotto à suo
soldo M. Giovanni
Aguto [John Hawkwood,
n.d.r.] con la sua
compagnia degli Inghilesi,
& per la via di Sarrezana gli mandò in Toscana, & posoronsi
in quello di Pisa al borgo di Cascina, con ordine, & fornimento
di vettovaglia per metterla in S.
Miniato; ma
sentendo il detto M. Giovanni per sue spie come stava il campo de'
Fiorentini, giudicava impossibile potervi entrare per forza, &
però si stava à Cascina, in riguardo di non potere essere offeso.
Trovossi allhora in Firenze uno Priorato troppo gagliardo, il quale
biasimava molto M.
Giovanni Malatacca,
perché non s'era fatto incontro à M. Giovanni Aguto à prendere
zuffa con lui, dicendo egli si vuole mandare uno cuore di bue, &
altre simili parlanze, & più volte gli scrissono, che lo dovesse
andare à trovare, e combattere con lui. Il capitano essendo tante
volte punto, e morso, benché cognoscesse essere stolta diliberazione
à mettere à partito il giuoco vinto, nondimeno per ubbidere a'
Signori, & non essere tenuto vile, che era di grande animo, prese
seco tanta gente quanta gli parve dovesse essere bastante alla zuffa,
& adirizzossi baldanzosamente verso M. Giovanni Aguto, il quale
havendo per sue spie presentito la sua venuta, con tutti i vantaggi,
che seppe eleggere si providde, & missesi in punto à riceverlo,
& affrontoronsi insieme à zuffa al fosso Arnonico con aspra
battaglia, & come messer Giovanni Aguto con segacità haveva
ordinato, li suoi maliziosamente si missono in fugga, & indussono
le nostre genti à correre loro dietro sanza ordine &
straboccatamente, tanto che gli condussono in uno aguato ordinato
delle sue migliori genti, i quali missono in mezzo, & subito gli
ruppono, & fuvi preso il nostro capitano M. Giovanni Malatacca, &
Filippo di messer Alamanno Cavicciuli, che v'era ito à stimolarlo, &
molti altri da piè, & da cavallo, & questo fu à dì primo
di Dicembre 1369. Dissesi per alcuni, che il detto nostro capitano
nel pigliare della zuffa si riscaldò un poco di vino, & andò
troppo baldanzosamente, per la quale cosa si propuose di non bere mai
più vino, & così osservò, da questo dovrebbono pigliare
esempio i nostri cittadini, che si trovavano al governo della città,
che non essenso mai usi à fatti d'arme, non ne paresse loro essere
maggiori maestri che Cesare, o Anibale, & non si commetterebbono
per loro tutto giorno degli errori simili à questo, ma credessono a'
valenti huomini cui pigliano per capitani.
Di
questa rotta seguì, che la gente di M. Bernabò sanza contasto à dì
26 di Dicembre ne vennono in sul contado à monte Rappoli, & à
Monte Spertoli, & a dì 2 di Gennaio alla badia à Settimo, &
a S. Martino la palma, & alla Lastra, & l'altro dì a S.
Donnino, & à Campi, & à Brozzi, & à Peretola, &
ivi fermarono il campo faccendo grandissimi danni, & à dì 5
vennono al ponte à Rifredi, e fecionvi più cavalieri, & feciono
correre due palij per Rifredi, & per la strada di polverosa, &
dopo molte case arse si tornarono à Peretola, e Brozzi, & uno
de' cavalieri novelli volendo fare del gagliardo venne per toccare la
porta, & fuvi preso, & à dì 9 passarono Arno, & andonne
à Quarantola. Per tutte queste cavalcanso non si partì uno huomo di
quelli, che rimasono allo assedio di S. Miniato, anzi vi fu mandato
per capitano il Conte Ruberto del conte Simone da Battifolle, il
quale con senno, & sollicitudine grande attese al detto assedio.
Per
riparare à detta rotta subito si mandò per messer Manno Donati, &
M. Bonifazio Lupo da Parma, & per M. Ridolfo da Camerino, i quali
vennono in Firenze all'uscita di Dicembre.
E
stando con sollicitudine il detto Ruberto da Battifolle con l'assedio
intorno à S.
Miniato, venne à
lui segretamente uno Samminiatese di bassa mano nominato Luparello,
dicendo volergli dare S. Miniato, & udito da lui il modo, &
parendo al conte cosa fattibile, gli commisse che seguitasse, &
lui si metterebbe in punto colle genti à dare essecuzione al fatto,
& fecegli grandi promesse se il fatto riuscisse, & di danari,
& d'altro, lui rispose, che non desiderava danari, ma solamente
che S. Miniato fosse nel comune di Firenze, & con grande ardire
il detto Luparello
prese alquanti compagni co' quali di notte segretamente andò à
certa parte delle mura dove sapeva, che era uno muro di pietre murare
à terra, & dove non si faceva alcuna guardia, & con le
coltella dallato ne smurorono tanto, che feciono una larga entrata, &
allhora mandò à dire al conte, che in sul fare del dì assaltasse
la terra dalla parte contraria, cioé alla porta, che era verso la
bastia, acciò che allhora le genti di S.
Miniato con quelle
di M. Bernabo,
che v'erano dentro tutte corressono da quello lato della terra alla
difesa, & così seguì, che fatto l'assalto di fuori, tutte le
genti dentro corsono da quella parte, & badando quivi, in tanto
Luparello entrò dentro con grande gente d'arme per quella buca, &
presono la piazza, & quivi fu una grande, & animosa zuffa con
molti morti, & feriti da ogni parte, & infine le genti del
nostro comune rimasono vincitori, & fu messo dentro il conte
Ruberto per lo comune di Firenze, & furonvi presi molti
forestieri, & terrazzani, & fra gli altri M.
Lodovico, & Biagio di M. Ridolfo Ciccioni,
& Ser Filippo
Lazarini, &
altri loro amici, & questa vittoria fu a dì 9 di Gennaio 1369 fu
reputata più operazione di Dio, che humana per attutare M. Bernabo
[attutire, attenuare,
l'azione di Bernabò Visconti, n.d.r.] con
la sua ingratitudine, fra gli altri huomini d'arme, che M. Bernabo
haveva mandato in Toscana à richiesta del cardinale sopradetto di
Bologna, che stava à Lucca vicario dello Imperadore, fu M. Giannozzo
Visconti con 800 barbute, della quale prendendo il cardinale grande
fidanza, lo havea messo con le sue genti nella fortezza dell'Agosta,
& stando quivi M. Bernabo in tanto teneva trattato con Alderigo
Interminelli di torre [togliere,
n.d.r.] Lucca al
cardinale, havendo le dette sue genti nella fortezza, ma venne detto
trattato segretamente à gli orecchi del cardinale, & con dolce
modo mostrando altra cagione trasse il detto Giannozzo con le sue
genti della fortezza, & rimandannelo in Lombardia à M. Bernabo,
che fu buona, & utile cosa per lo nostro comune per le cose, che
seguitarono.
Piero
[Domenico] Buoninsegni,
Historia Fiorentina,
appresso Giorgio Marescotti, Firenze, 1581, Libro Quarto, pp.
539-544.
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