a
cura di Francesco Fiumalbi
L'AUTORE
Domenico
Buoninsegni
fu uno storico e cronista fiorentino nato intorno al 1384 e morto nel
1466, figlio di Leonardo di Domenico Buoninsegni e di Piera di
Lapaccino del Toso. Di famiglia agiata, per le attività commerciali
e manifatturiere, appartenne all'Arte della Lana. Partecipò
attivamente alla vita politica della città di Firenze, ricoprendo
varie cariche come la Signoria negli anni 1417, 1435, 1441, 1454,
fece parte degli Otto di Guardia negli anni 1431, 1443, 1449 e nel
1456, fu Provveditore della Camera del Comune negli anni 1427, 1431 e
1440, oltre a vari numerosi altri uffici pubblici legati alla sfera
fiscale.
L'OPERA
Domenico
Buoninsegni fu autore della cosiddetta Historia
Fiorentina. Si tratta di
un'opera che, per buona parte, non è originale, basata cioè sulle
informazioni contenute nelle altre “cronache” che circolavano in
quegli anni, come quelle di Ricordano
Malispini,
Marchionne
di Coppo Stefani,
Giovanni
Villani,
Matteo
Villani,
Simone
della Tosa,
Donato Velluti, Leonardo Bruni e altri. I manoscritti più antichi
della sua Historia
sono conservati presso la Biblioteca Nazionale di Firenze nel Fondo
Nazionale, n. II.4.41
(che probabilmente è l'originale) e nel Fondo
Palatino nn. 467 e 504
(queste ultime copie autorizzate dal figlio Piero).
L'opera
si compone di dieci libri, i primi otto dei quali furono dati alle
stampe da Giorgio Marescotti nel 1581 anche se erroneamente
attribuiti al figlio Piero. Gli ultimi due furono stampati da Giovan
Battista Landini nel 1637 e trattano di episodi contemporanei
rispetto alla vita di Domenico Buoninsegni.
Piero
[Domenico] Buoninsegni, Historia Fiorentina,
appresso
Giorgio Marescotti, Firenze, 1581
Frontespizio
LE
NOTIZIE SANMINIATESI
Ricalcando
un po' le informazioni contenute nelle altre cronache la prima
notizia sanminiatese che incontriamo nella Historia
del Buoninsegni è la presenza di un vicario imperiale a San Miniato
nel 1113 [01].
Successivamente si passa alle vicende legate alle varie distruzioni e
ricostruzioni del borgo di San Genesio [02]
[03] [05] e
all'intervento di Federico II per la costruzione della Rocca [04].
Ed ancora la partecipazione di contingenti armati sanminiatesi in
vari episodi bellici, come la Battaglia di Montarrenti nel 1259 [06]
o di Campaldino nel 1288 [09].
Ma anche episodi relativamente minori come la morte di Giovanni
Visconti Giudice di Gallura a San Miniato nel 1274 [07],
l'arrivo di un nuovo vicario imperiale nel 1281 [08],
la ribellione del
castello di Vignale nel 1291 [10].
Nel Trecento, oltre a trattare della rivolta magnatizia del 1308
[11],
l'Historia si
concentra sull'inasprimento delle relazioni tra Pisa e Firenze, che
portò i Fiorentini a prendere in custodia la Rocca di San Miniato
nel 1311 [12],
e varie scorribande pisane sul territorio sanminiatese nel 1312 [13]
in conseguenza
dell'arrivo
a Pisa dell'Imperatore che portò all'assedio di Firenze alla cui
difesa intervennero anche i Sanminiatesi con un contingente armato
[14].
Successivamente ci fu il convulso periodo contraddistinto dalle
azioni belliche di Uguccione della Faggiola [15]
[16] e di Castruccio
Castracani [17] che
portarono scompiglio, anche nel territorio sanminiatese, fino alla
definitiva battaglia di Altopascio [18].
Al fianco di Firenze [19]
San Miniato fece atto di
sottomissione a Roberto d’Angiò nel 1326 [20]
e coadiuvò Beltramone
del Balzo e i Fiorentini durante la “cavalcata” nel contado
pisano nel 1329 [21].
I Pisani, collegati alle genti di Mastino della Scala fecero
irruzione nel territorio sanminiatese nel 1336 [22]
e l’anno seguente i
Fiorentini rimasero a guardia della rocca durante la controffensiva
sul distretto lucchese [23].
I sanminiatesi, ormai stabilmente a fianco dei Fiorentini [24]
andarono in aiuto dei
medesimi durante la cacciata del Duca d’Atene nel 1343 [25],
tanto che nel 1347 i “grandi” di San Miniato furono dichiarati
“grandi” anche di Firenze [26].
Nel 1355 l'Imperatore Carlo IV di Lussemburgo fu a Pisa e i
Sanminiatesi inviarono i propri ambasciatori [27].
Lo stesso sovrano, tornato da Roma dove era stato incoronato dal
Papa, transitò da San Miniato pochi mesi dopo [28].
Poi una serie di nozie sparse: dopo una serie di vicissitudini, venne
scoperto un tentativo di colpo di stato di Firenze presso Santa Gonda
nel 1359 [29];
Aldobrandino Orsini dopo la presa di Peccioli giunge a San Miniato
[30];
la morte del capitano dei Fiorentini presso San Miniato nel 1363
[31];
il transito di truppe Fiorentini sul territorio sanminiatese prima di
irrompere nel contado pisano [32];
la presenza del Patriarca di Aquileia a San Miniato nel 1368 [33].
Si giunge all'assedio e presa di San Miniato da parte dei Fiorentini
nel 1369-70 [34]
[35]
che portò a gravi conseguenze per la popolazione ed in particolare
per i ribelli [36].
Da
questo momento ebbero inizio una serie di tentativi di rivolta [37]
[39] [40] [41] [47] oltre
ad una serie di fatti contingenti, come la presa di Pisa e altri
episodi bellici legati al Ducato di Milano [38]
[42] [43] [44] [45] [46] [48].
REGESTO
REGESTO
02 (1197) I Sanminiatesi vanno adabitare a Borgo di San Genesio
03 (1200) I Sanminiatesi distruggono San Genesio e tornano sul poggio
03 (1200) I Sanminiatesi distruggono San Genesio e tornano sul poggio
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