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(1390) Scontri tra Fiorentini, Pisani e Senesi, anche sul territorio
sanminiatese
«Il
conte di virtù [Gian
Galeazzo Visconti, n.d.r.] s'era
molte volte doluto delle sue genti d'arme, che in diciotto mesi, che
haveva havuto guerra co' Fiorentini mai non haveano abergato in su
loro terreni, & le genti de' Fiorentini erano state quattro mesi
nel cuore delle sue terre, & fattogli danni infiniti, & però
comandò à M. Iacopo del Vermo [Jacopo
dal Verme, n.d.r.], che
dovesse cavalcare con le sue genti in su nostri terreni, &
accozzassesi con le sue genti, che erano à Siena, & così fece,
che subito con le genti ne venne à Serrezana [Sarzana,
n.d.r.], & del mese di
Settembre passarono Arno in quello di Pisa di consentimento de'
Pisani, & accamporonsi fra Cascina, & l'Era, sovvenendogli i
Pisani de' loro bisogni, & aspettavano le genti di Siena, le
quali non ardivano à venire per timore di quelle de' Fiorentini, &
però si partirono queste, & andarono insimo à Casoli [Casole
d'Elsa, n.d.r.], &
quivi s'accozzarono con loro quelle da Siena, & molti Sanesi, e
Pisani, & del contado, tanto che furono à numero circa 3000
lance, & 5000 fanti, in questo tempo già M. Giovanni Aguto [John
Howkwood, n.d.r.] era
venuto da Bologna con le nostre genti in numero di 1200 lance, &
1000 fanti, & posatosi à S.
Miniato, & i
Bolognesi havevano mandato il loro capitano conte Giovanni da
Barbiano con 600 lance, e 400 balestrieri, & così era venuto à
lui M. Luigi di Capoua nostro capitano contro a' Sanesi con mille
lanche, & 2000 fanti, & tutti erano adunati insieme sotto M.
Giovanni Aguto sotto monte Topoli per resistere, & sentendo che i
nimici erano iti à Casoli mandarono à Poggibonizi, Colle, e Staggia
& perl paese, & stando sparti, & sentendo i nimici
diliberarono pure d'entrare ne' terreni nostri, e così feciono à dì
17 di Settembre, & la sera si posarono in su l'Elsa fra Vico &
Certaldo, danneggiando il paese, pure dalle nostre genti erano spesso
morsecchiati, le quali s'accamparono loro presso à 3 miglia, &
però di notte schierati si levarono i nimici, & giù pel fiume
vennono tutto il dì insino à bocca
d'Elsa in quello
di S. Miniato,
& i nostri gli seguivano continuamente danneggiandogli, &
posoronsi fra Empoli & Puntormo, perché non potessino scorrere
verso Firenze, l'altro dì le genti nimiche combatterono, &
presono uno castelluccio in quello di S.
Miniato detto
Canneto,
& à dì 20 si partirono, & passarono Arno verso Fucecchio, &
la notte in quello di Pistoia al poggio à Caiano, & M. Giovanni
Aguto ne venne in quello di Prato e à Tizzano presso loro à due
miglia, & continuo gli cresceva gente, perché in pochi dì gli
fu mandato da Firenze più di 10000 contadini, & intendendo
questo M. Iacopo capitano del conte, che già vedea presi tutti i
poggi, diliberò d'andare verso Lucca, & così à dì 24 di
Settembre schierati, e stretti n'andarono verso Uzano, & per
dietro guardia feciono M. Taddeo dal Vermo con millecinquecento
lance, & i nostri s'apparecchiavano à combattere cedendo
venissono verso Pistoia, ma inteso poi che fuggivano seguitarono loro
dietro parte delle nostre genti mandate dal capitano, & giunsono
la dietroguardia, e ruppongli, & tutti furono quasi fra morti e
presi da' nostri, che pochi ne rifuggirono, à gli altri dipoi
perseguitarono l'altra brigata più grossa, & anche gli ruppono,
fu preso in queste battaglie di quelli del Conte più di dugento
huomini d'arme in fra quali messer Taddeo dal Vermo, & Gentile da
Camerino, & Vanni di Ser Jacopo da Piano, & quelle genti da
pié furono molti Sanesi, & Pisani, & messer Giovanni Aguto
veniva à dietro adagio, perché i nimici con aguato non potessono
fare alcuno inganno, i quali nimici venuta la notte cavalcarono
infino alle quattro hore, & infino a pié di monte Carlo in su la
Nievola, di poi si partirono innanzi dì, & con grande prestezza
passarono la città di Lucca, & da Lucchesi hebbono
rinfrescamento, & l'altra notte n'andarono in val di Serchio fra
Pisa & Lucca, & in quello luogo s'afforzarono da più parti,
per paura di non essere offesi, le nostre genti la mattina n'andarono
à monte Carlo credendoveli trovare, e inteso come n'erano iti in
fuga, perché vi trovorono molti cavalli stracchi, & loro some, &
bombarde, e trabacche lasciate, & anche loro attesono nelle terre
vicine di Pescia, & di Valdinievole per due dì à rinfrescarsi,
che n'havevano bisogno, dipoi n'andarono in quello di Lucca, e
trovandogli afforzati per modo da non potere offendergli, ne vennono
in quello di S.
Miniato per
aspettargli a' passi, se tutti ò parte tornassono verso Siena,
dissesi che se il dì della rotta M. Giovanni fosse stato con l'altre
nostre genti, che non ne campava testa, sentì assai dolore il conte
di virtù come erano capitate le sue genti in quello di Firenze, &
quanti n'era periti & mancati, nondimeno scrisse al suo capitano,
che s'ingegnasse di posarsi in su la strada, perché non si potesse
portare da Pisa à Firenze, ne grano, ne altre mercanzie, sperando
con questa noia megliorare i patti della pace, che si praticava à
Genova, & così fu fatto, che le sue genti passarono Arno, e
posaronsi ne borghi di Cascina, havendo da Pisani ogni loro bisogni,
& le nostre si posarono à piè di S.
Miniato, & in
questo tempo dette genti del conte assaltarono con molti ingegni il
castello di Santa Maria à Monte, & ricevettonvi danni, e
vergogna, & in furia si tornarono à Cascina, & lascioronvi
scale, & molti altri edifici, che vi portatono per combattero
[...]».
Piero
[Domenico] Buoninsegni, Historia
Fiorentina, appresso
Giorgio Marescotti, Firenze, 1581, Libro Quarto, pp. 711-715.
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