a
cura di Francesco Fiumalbi
A
San Miniato, negli ultimi anni del regime fascista, la scritta
“CREDERE OBBEDIRE COMBATTERE” campeggiava, sulla parete laterale
del primo edificio che si incontra entrando in città da Corso
Garibaldi. Per intenderci, venendo dai Giardini.
La
posizione era perfetta: tutti coloro che passavano da lì non
potevano fare a meno di leggere. Tra l'altro quella strada era lo
“struscio”, e il muretto è sempre stato un luogo di ritrovo per
generazioni di sanminiatesei. Quindi era un punto frequentatissimo,
anche nei momenti di svago, da giovani e meno giovani. Quelli che
erano bambini o ragazzini nei primi anni '40 del '900 se lo ricordano
bene ancora oggi. Di quella scritta rimane soltanto un lievissimo
alone bianco, quasi inavvertibile. Per meglio dare un'idea della
posizione, di seguito è proposto anche un fotomontaggio.
Foto
di Francesco Fiumalbi
Come
è stato sottolineato nel post “PIAZZA MUSSOLINI A SAN MINIATO”,
la
propaganda fascista fu una vera e propria organizzazione che si
muoveva su canali e livelli diversi. Per dare un'idea dell'importanza
che questo aspetto aveva maturato nel programma del regime, basti
ricordare che nel 1935 quello che fino a quel momento era il
“Sottosegretariato per la Stampa e la Propaganda” fu trasformato
in “Ministero”, con a capo Galeazzo Ciano. Ed a partire dal 1937,
allargando l'orizzonte programmatico del dicastero, lo stesso fu
denominato “Ministero della Cultura Popolare”,
meglio conosciuto con l'acronimo MIN-CUL-POP.
Foto
di Francesco Fiumalbi
Oltre
al mettere mano alla toponomastica cittadina, furono largamente
diffusi anche i “motti” di Benito Mussolini, la cui capacità di
ideare frasi ad effetto fu cosa proverbiale. E le pareti delle
abitazioni e degli edifici pubblici costituivano delle vere e proprie
bacheche naturali, pronte ad essere riempite con le “massime” del
Duce.
Rimossa
subito dopo la caduta del Fascismo, l'iscrizione sanminiatese era quella frase composta da tre parole
semplici e categoriche allo stesso tempo: “CREDERE OBBEDIRE
COMBATTERE”. Anche se molto probabilmente non deve essere
attribuita direttamente a Mussolini, questo motto divenne un vero e
proprio “dogma” e costituiva il vademecum sintetico del “fascista
perfetto”.
“Credere”
ciecamente a quello che Mussolini e il partito sostenevano, anche
palesi menzogne, e quindi la teorizzazione della fiducia ad ogni
costo, cieca. Un atto di fede come questo, non poteva certo
prescindere dall’obbedienza, e quindi “Obbedire” a tutte le
direttive di qualsiasi genere. E qui non si può fare a meno di
notare il carattere totalitario dell'affermazione. Infine
“Combattere”, che costituiva il massimo elemento programmatico.
D'altra parte c'era sempre un nemico da sconfiggere, e questo fu
preludio anche dei vari interventi militari.
Fotomontaggio
di Francesco Fiumalbi
Un
apposito opuscoletto, il Foglio
Disposizioni n. 40 del 28
dicembre 1939, fu diffuso dal Partito Nazionale Fascista «perché
le frasi del Duce riprodotte sulle pareti interne o esterne delle
sedi del P.N.F. o delle o delle organizzazioni dipendenti siano
perfettamente intonate all'ambiente in modo da costituire un richiamo
diretto ed efficace».
Nell'elenco dei motti attribuiti a Benito Mussolini compare anche
“CREDERE OBBEDIRE COMBATTERE”, che troviamo inserito nel gruppo
di slogans da apporre alle pareti esterne delle Case del Fascio. Tale
frase divenne anche il motto della Gioventù Italiana del Littorio (GIL), costituita nel 1937.
Tuttavia, come spesso accadde, le disposizioni non furono seguite
sempre pedissequamente. Infatti la sede sanminiatese del P.N.F. era
quello che oggi viene chiamato “Palazzo Piccolo”, un pregevole
edificio tardocinquecentesco. Grazie ad alcune cartoline dell'epoca
sappiamo che sulla facciata c'era un'unica iscrizione, “PALAZZO
LITTORIO”, che segnalava la sola destinazione d'uso. La GIL,
invece, si trovava dove oggi ha sede la Biblioteca Comunale, quindi
nei locali dell'ex-chiostro del convento di San Domenico, ma non ci
risultano scritte o frasi.
Mentre in Piazza dell'Impero, già Piazza Gioacchino Taddei, ed oggi Piazza del Popolo, campeggiava il "ME NE FREGO" pronunciato l'indomani delle sanzioni internazionali comminate all'Italia nel 1935.
Mentre in Piazza dell'Impero, già Piazza Gioacchino Taddei, ed oggi Piazza del Popolo, campeggiava il "ME NE FREGO" pronunciato l'indomani delle sanzioni internazionali comminate all'Italia nel 1935.
Chiunque
desideri “arricchire” questo post, magari con ulteriori dettagli,
ricordi, etc è libero di farlo, lasciando un commento qua in fondo,
su Facebook oppure tramite il consueto indirizzo di posta elettronica
che trovate nella pagina CONTATTI.
← TORNA ALL'INDICE DELLE “PILLOLE”
← TORNA ALL'INDICE DELLE “PILLOLE”
Sullo stipite di pietra a sinistra entrando in San Domenico e ad altezza d'uomo, c'era un piccolo ritratto di una faccia stilizzata che sembrava il viso di Mussolini che ti guardava. Me lo fece notare tanto tempo fa Franco Giannoni. Era già sbiadito e bisognava metterci attenzione per vederlo. Adesso la pietra è stata consumata dall'intemperie e non si vede più. C'è qualcuno che se lo ricorda?
RispondiElimina