Anche
a San Miniato, in epoca medievale, c'era un “impianto termale”. Non si trattava di
una struttura intesa con l'accezione moderna, cioè utilizzata anche per scopi
terapeutici e ricreativi. Era una sorta di “bagno pubblico” dove era possibile
lavarsi, soprattutto durante la stagione invernale, grazie al servizio
dell'acqua riscaldata artificialmente. Infatti nel territorio sanminiatese non
sono presenti sorgenti naturali di acqua calda da sfruttare a tale scopo. E,
per questo motivo, le “terme” così concepite venivano chiamate anche “stufe”,
proprio per la presenza di un sistema di riscaldamento alimentato da
combustibile fossile, generalmente carbone o legna.
Erano
ambienti e servizi ad uso promiscuo (donne e uomini), molto diffusi un po' in
tutte le città europee. Anche in Toscana non mancano esempi: a Firenze, vicino
alla Basilica di San Lorenzo, ancora oggi c'è la cosiddetta via della Stufa,
che porta nel nome la memoria dell'antico servizio, gestito dalla famiglia
Lotterlighi (poi ribattezzati Lotterlinghi-Della Stufa). Lo stesso anche a
Siena, con via della Stufa secca nel
Terziere di Camollia, e a Lucca con via
della Stufa.
Curiosa
è anche la fonte documentaria che attesta la presenza di tale struttura
sanminiatese. Si tratta dello “Statuto” medievale fucecchiese, tra l’altro pubblicato
alcuni anni fa: Lo statuto del Comune di Fucecchio (1307-1308), a cura
di Giancarlo Carmignani, Comune di Fucecchio, Stabilimento Grafico Commerciale,
Firenze, 1989.
Alla
Rubrica numero LIII del Libro Terzo (pagine 119-120 del libro) si legge:
LIII. De illo qui
fecerit teremas in Ficecchio
Et
ei, qui in castro Ficecchii fecerit teremas seu stufa – dummodo sint bone et
competentes et magne, prout sunt, maiores que sunt in castro Sancti Miniatis,
et dummodo caveat illas manutenere trigincta annis ad minus – cammerarius
Communis solvat, de pecunia dicti Comunis, libras centum denariorum florenorum
parvorum sine alio decreto consilii.
Il parole povere, il Comune di Fucecchio, attraverso
il pagamento di una somma annuale piuttosto consistente, si impegnava a
sostenere il servizio delle “terme” fucecchiesi, dal momento che era una attività
molto ben gestita e più grande di quella che si poteva trovare nel castello di
San Miniato. Da questo possiamo ricavare che la “stufa” sanminiatese fosse
piuttosto modesta ed avesse una conduzione “privata”. Non si ritrova alcuna
menzione negli Statuti del Comune di San Miniato dell’anno 1336-37, e
quindi non doveva essere “pubblica” e nemmeno considerata di particolare
interesse per la comunità, a differenza invece di quella di Fucecchio.
Era comunque una struttura situata all’interno del centro abitato, non al di
fuori, in castro Sancti Miniatis, altrimenti le parole utilizzate sarebbero
state altre. A questo punto non rimane che chiedersi: dove si trovavano le “terme”
medievali a San Miniato?
Questa dello statuto fucecchiese sembra essere l’unica
attestazione ed è assolutamente generica. Certamente c’era bisogno di molta
acqua e di molto combustibile. Come è noto, sul colle sanminiatese ci sono
diverse fonti (Fonti alle Fate, Fonti di San Carlo e Fonti di Pancole), ma si
trovano tutte al di fuori del centro abitato e nessuna di queste sembra avere la
necessaria portata d’acqua e le caratteristiche architettoniche per ospitare
tale attività. Non rimane che supporre un’alimentazione idrica per mezzo di
cisterna e quindi verrebbe da pensare alla zona dell’attuale Piazza Buonaparte
(compluvio naturale sfruttato con cisterne nel corso dei secoli) e alla zona
fra l’attuale via IV Novembre e via di Borgonovo dove, ancora oggi, si ritrova via
della Cisterna. In entrambi i casi, la vicinanza di vicoli e vicoletti, che
mettevano in comunicazione l'abitato con le carbonarie presenti intorno a tutto il
centro sanminiatese, avrebbe garantito il necessario apporto di combustibile. Si
tratta tuttavia di ipotesi, dal momento che non sono disponibili ulteriori
attestazioni o descrizioni utili a localizzare tale struttura.
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Immagine miniata tratta dal
cosiddetto “Regime dei Corpi” di Aldobrandino da Siena (XIV secolo), in Recueil de traités de médecine et Image du monde, manoscritto n. 12323 conservato
presso la Bibliothèque
nationale de France, Département des manuscrits. Link alla pagina.
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