di Giancarlo Pertici
Da Pancole a la 'Generosa'
Una
delle Vie dell'Acqua... non l'unica
Storie
e leggende si narrano lungo quelle vie, e sono tante, che conducevano
alle fonti che generosamente dissetavano i samminiatesi delle
origini, i quali in maniera avveduta facevano scorta anche di acqua
piovana, dentro cisterne scavate sotto casa, nel tufo, lontano da
mani nemiche, in un'opera virtuosa di scavo, dove il materiale di
risulta diventava preziosa materia prima per muri perimetrali,
costituiti da terrapieni a difesa dalle intemperie e dai
nemici.
Questa è una di queste storie, storia semplice. Protagonista una donna, una delle tante che, a cavallo dell'ultima guerra, hanno contribuito, con dedizione e sacrificio, nella loro quotidiana semplicità, a rendere migliore questo mondo.
Questa è una di queste storie, storia semplice. Protagonista una donna, una delle tante che, a cavallo dell'ultima guerra, hanno contribuito, con dedizione e sacrificio, nella loro quotidiana semplicità, a rendere migliore questo mondo.
Forse
ero appena alla fine della prima elementare, nel mese di giugno, a
scuola oramai in vacanza, quando mi ritrovo, in compagnia di Ginina
mia cugina, per lo sdrucciolo di Pancole, a ridosso del Ricovero,
diretto per la prima volta a la 'Generosa', ai piedi di San Pietro
alle Fonti, con in mano una sporta di paglia e dentro il 'desinare'
per zia Pia. Questo il suo lavoro stagionale, a imbottigliare acqua
minerale e non solo, in estate, assieme ad altre donne... sopratutto
donne. Lo sdrucciolo è lo stesso che ho fatto anche altre volte, ma
solo per arrivare fino a casa di 'zio Cesare', fratello di nonno
Lillo, accanto alle Fonti di Pancole, ma solo se ho delle ambasciate
da fare o delle faccende da sbrigare per conto di babbo o di mamma.
Percorso che, in tarda mattinata, con l'inizio delle giornate estive,
facciamo ogni giorno, fino alla Fonti di Pancole, appena sotto l'aia
di Cesare, con una o due bottiglie di vetro da riempire e da portare
sulla tavola apparecchiata di mezzogiorno. Percorso a ritroso, con
gli occhi ammaliati dal fascino di quelle bottiglie che, iniziando a
trasudare, si rivestono di un velo uniforme di vapore... è l'acqua
fresca a contatto con l'aria calda dell'estate.. fin quando le
posiamo sul marmo di tavola... delicatamente, per evitare rotture.
Diverso il percorso, se diretti a quel fico e quel ciliegio, a
ridosso dell'aia di Cesare, con l'intenzione di farsene una
scorpacciata e di uscirne impuniti. Spesso è il rumore di qualche
ramo spezzato o lo sghignazzare di qualche compagno malaccorto, ad
attirare l'attenzione di Cesare e a dettare i tempi di fuga.
Ricordo
bene Ginina in partenza per Livorno, diretta da sua nonna Giulia, a
passare qualche giorno di vacanza, appena finita la scuola, e il
giorno che Zia Pia riprende il solito lavoro alla 'Generosa'... -'Vai
da nonna, ti deve mandare a portare il desinare a zia Pia. Tanto la
strada la conosci! Poi ritorna subito a casa. È già tutto pronto,
siamo a mangiare giù con nonno Nuti, come sempre a mezzogiorno, da
quando la 'Signora' è al mare a Torre del Lago'-
E io prontamente seguo le indicazioni di mamma prima e di nonna dopo. Il percorso oramai conosciuto, per quello sdrucciolo che, dopo il podere di Cesare, si fa viottolo e più giù anche strada, e che costeggia e unisce tra loro più case di contadini. All'andata, in discesa, quando è giorno di mercato è facile incontrare massaie di ritorno dal mercato, qualche 'capoccio' che si è attardato a concludere un affare, mentre ridiscendono verso San Pietro alle Fonti o verso San Lorenzo al Nicicchio. Tutti a fare la strada insieme, in discesa - 'Oh dove vai bimbo?' - quasi sempre la stessa domanda da volti nuovi, anche da chi sale a quell'ora diretto all'Ospedale. Sdrucciolo particolarmente frequentato la mattina presto, se è martedì, da massaie a salire verso Piazza de' Polli, cariche sopratutto di polli, conigli, nane e uova, loro patrimonio personale. Ma nel tragitto di ritorno, quando tutti vanno di fretta e scompaiono improvvisamente, non sempre riesco a ricordare le raccomandazione di mamma, sopratutto se lungo la strada si cominciano a scorgere more che cambiano, verso il rosso e poi verso il vinaccia. È facile perdere la cognizione del tempo mentre metto a tacere la fame con le prime more. Strada verso la 'Generosa', che col tempo diventa anche curiosità e conoscenza, quando entro in contatto diretto con quel particolare ciclo produttivo, che di fatto non produce nulla, ma riesce a suscitare meraviglia, per quegli strani macchinari che sembrano... 'vomitare' una bottiglia dietro l'altra, di più misure e non solo di acqua. Viaggio che non è mai a vuoto.
C'è
sempre in attesa una ricompensa particolare.. tutta frizzante, o
Gassosa o Chinotto, appena uscita da una di quelle macchine, a
solleticare non solo il palato ma anche il naso particolarmente
sensibile a quelle bollicine che volano dappertutto. Ed è in quella
pausa pranzo, a macchine ferme, che Zia mi fa fare il giro del
capannone. Rammenta il nome di chi sta a caricare, chi sta alla
'Spera' a controllare che non ci siano difetti, e a scartare le
bottiglie dove galleggiano residui o impurità varie. Una stiva di
cassette di legno tutte piene di bottiglie da riempire, altre stive
di misure diverse per acqua o bibite pronte per essere caricate sui
camion, già tutti in fila in attesa del carico e della partenza. È
così sempre ad inizio di ogni pomeriggio. Quasi tutte donne a
lavorare sulla catena, gli uomini addetti sopratutto a caricare i
camion in arrivo e in partenza. Destinazione sopratutto le località
di villeggiatura della Toscana, come Massa e Viareggio , ma anche
zone di montagna. Le donne quelle che scendono da San Lorenzo a
Nocicchio o vengono da La Scala, e sono in maggioranza, tutte a
piedi. Insieme a Zia Pia a fare la stessa strada, da San Miniato,
ogni giorno, secondo i turni di lavoro, Cesarina di Frillo che sta
'sotto il Ponte', come anche Adelina Dainelli, la Valleggi e Renza
nipote di Antonio di Quirina. Tra gli uomini come Capo Fabbrica,
Mario Martelli, un nipote del padrone che abita ad inizio di via
Sant'Andrea, stesso portone delle sorelle Santini. Mi saluta sempre
chiamandomi per nome, io che spesso mi ritrovo a casa sua in
compagnia del figlio, compagno di giochi in estate . Come
dimenticarle quelle merende con 'gassosa' o spuma da bere!
A distanza di 60 anni ben vivo il ricordo della 'Maceratrice' dove le bottiglie di vetro vengono spogliate delle vecchie etichette e risciaquate. Una buca da riempire facendo leva su una ruota, mentre un gruppo di donne, sul lato opposto, toglie le bottiglie dalla maceratrice, le risciacqua nuovamente a mano e le ricontrolla prima di posizionarle sul nastro trasportatore. Da lì in fila fin dentro la macchina che le riempie, come da programma, o di acqua liscia o gassata, o anche di bibite colorate. E così in fila davanti alla 'speratrice', fino alla macchina che mette le etichette, prima della chiusura, fatta a mano dalle donne. Solo negli anni successivi, automatica anche la chiusura con quei tappi di metallo che noi bambini usiamo per fare i nostri "Giri d'Italia" e anche per il nostro "Tur de Frans"... la corsa a tappe francese.
Una
vita da pendolare la chiamerei quella di zia Pia per turni di 8 ore,
notte compresa, con sosta al momento del pranzo e festa la Domenica.
Lavoro iniziato, invero a due passi da casa, nella Fattoria del
Finetti in Via Ferrucci, nei primi difficili anni dopo la guerra.
Come dimenticarsene davanti a quella foto di gruppo scattata
nell'orto Finetti, a fissare tutti o quasi gli addetti del
periodo!Sopratutto donne, guidate da Gosto Chesi e da Mandorlini
Giuseppe... e tante che non ci sono più. Solo un'inizio per 'Pia',
l'unica di casa Brucci destinata a restare sempre nella casa paterna,
prima in Via Pietro Bagnoli in un portone a vetri, già uscio di
bottega un tempo, e dopo il 1960 nell'attuale indirizzo, al n° 1 di
Via Paolo Maioli, giusto accanto alla chiesa di San Rocco.
Penultima di 8 figli, non se ne è mai andata da casa, neppure quando nel 1976 si sposa, non certo giovanissima, con Dino. Figlia di Oreste, conosciuto come Musolino, e di Livia infermiera in Ospedale, nasce dopo Gino (1908), Gina (1910), Adriana del '14, Umbertina del '20, Eda del '23, e Rodolfo detto Magnino del '25. Dopo di lei l'ultimo: Alberto, Barnaghino di soprannome, del 1930.
Penultima di 8 figli, non se ne è mai andata da casa, neppure quando nel 1976 si sposa, non certo giovanissima, con Dino. Figlia di Oreste, conosciuto come Musolino, e di Livia infermiera in Ospedale, nasce dopo Gino (1908), Gina (1910), Adriana del '14, Umbertina del '20, Eda del '23, e Rodolfo detto Magnino del '25. Dopo di lei l'ultimo: Alberto, Barnaghino di soprannome, del 1930.
Intensa
e senza sosta la sua attività lavorativa e non solo, che accompagna
all'assistenza prestata prima a Oreste, infermatosi per un ictus, e
protrattosi per ben 8 anni in un fondo di letto fino all'amputazione,
prima di una, poi della seconda gamba. Assistenza quindi assicurata
naturalmente alla mamma Livia, oramai vecchia, fino alla fine, appena
pochi mesi dopo il matrimonio con Dino, dopo "aver sistemato
anche l'ultima figliola", come soleva lei stessa dire.
Ben la ricordo Maria Pia in quegli anni, ancora giovane d'età, la sera dopo cena a fare la 'sua veglia', con Oreste oramai infermo a letto, Livia davanti alla TV a tutto volume che lei monopolizzava secondo i propri gusti. E Pia a fare la 'settimana enigmistica'... una vera esperta era diventata. Mai compiutamente, noi nipoti abbiamo provato a riconoscerle il giusto merito, quale forma minimale di riconoscenza. Inadeguate sempre le semplici parole per esprimerlo. Forse in maniera più attenta e consapevole l'hanno fatto i fratelli, certamente in cuor loro. È con questi occhi e questa consapevolezza che oggi la guardo... lei 87enne... muoversi con estrema scioltezza e agilità e prestarsi ancora per gli altri, come sempre ha fatto, andando quotidianamente a dare una mano al Ricovero dove ha lavorato per anni, ultimo suo lavoro prima della pensione.
Solo
per ricordare gli altri 'posti' di lavoro in ordine sparso. La SAIAT
di San Miniato Basso a lavorare pomodori. La Famiglia Capponi con un
impegno lungo negli anni, anche di 24 ore, non solo nella casa della
Nunziatina, ma anche durante le vacanze estive a Viareggio. Il
ritorno per un periodo breve a la Generosa, prima di approdare in
casa Pucci, quale donna tuttofare nell'anno del trasferimento al n°
1 di Via Paolo Maioli. Per finire il lavoro, quello di assistente
generica alla Casa di Riposo di piazzetta di Pancole, che non ha mai
cessato, perché tuttora in forma del tutto volontaria, la mattina e
la sera, alle ore comandate, si presenta con i suoi 87 anni suonati,
disponibile al bisogno "quale vecchietto devo imboccare oggi??"
(spesso è più giovane di lei)... o domande simili secondo le
circostanze e l'ora della giornata. Quando non è in casa è
probabilmente alla Casa di Riposo... lo è certamente, invece, se è
l'ora della messa vespertina.
Le Fonti di Pancole
Foto di Francesco Fiumalbi
Nessun commento:
Posta un commento