12 [1368] Le milizie di Carlo IV a San Miniato
Come venne la novella della pace fatta
in Lombardia e della sua passata in Toscana, i Fiorentini vi mandarono
ambasciadori, per tentare di che animo egli era inverso la città: perocché
nella sua passata era stato il popolo fiorentino in sua grandissima grazia, e
molte cose aveva da lui benignamente ottenute, come di sopra abbiamo narrato:
ma dubitavasi, che non avesse e voglia e bisogno di danaro. E per questa cagione
si stimava, che dovesse fare qualche innovazione, come poco di poi si dimostrò:
perocché, come gli oratori s’appresentarono a lui, cominciò a riprendere il
popolo fiorentino, che non era stato contento alle cose concedute da lui, ma
ancora voleva occupare alcune ragioni dello imperio romano. Questa cosa detta
con querimonia e sdegno, dimostrava l'ira e durezza dell'animo suo gravemente offeso.
E tutto questo era un'arte da trarre danari: perocché non molto di poi entrato
in cammino, venne a Lucca, e ricevuto benignamente da' Lucchesi, di quel luogo
vicino accrebbe il terrore. Le sue genti poste nella prima venuta a San Miniato, cominciarono a predare il
contado di Firenze, e dimostrare segno d'inimici. E lui domandò la restituzione
di Volterra, di Prato e del contado di Lucca, che possedeva il popolo fiorentino:
e non si poteva rimuovere per alcuna intercessione da questa domanda. Pertanto,
vedutala città la sua ostinazione,
fece segno di conducere gente, e
difendere coir arme i suoi confini. E non solamente mosse i Fiorentini la sua
venuta, ma ancora dette alle altre città grandi alterazioni.
L.
Bruni, Istoria fiorentina di Leonardo
Aretino tradotta in volgare da Donato Acciajuoli, Felice Le Monnier,
Firenze, 1861, pp. 442-443.
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