di Francesco Fiumalbi
Durante
il regno di Federico Barbarossa, incoronato nel 1155, San Miniato divenne un
importante centro dell’amministrazione imperiale per la Toscana. Sede dei
vicari, del tribunale di suprema istanza regia, e centro di raccolta dei
tributi che le città toscane, e parte di quelle umbre, dovevano alla Corona (1).
E’
proprio a questo periodo che si deve far risalire la costruzione dei cosiddetti
“fortilizi”, che si trovavano alle estremità urbane di San Miniato, in
prossimità di altrettante porte cittadine. Erano almeno quattro, e costituivano
dei veri e propri presìdi a controllo delle vie d’accesso:
-
Il fortilizio di Faognana, nel luogo dove poi sorgerà il monastero della SS.
Annunziata;
-
Il fortilizio di Poggighisi, nell’area dell’attuale Piazza XX Settembre;
-
il fortilizio delle Colline, nei pressi dell’attuale Istituto Tecnico “C.
Cattaneo”;
-
il castrum ciculum, che si trovava poco
più a valle del “Riposo”, vicino alla distrutta chiesa di Sant’Andrea.
Secondo
Maria Laura Cristiani Testi «le opere difensive
periferiche di San Miniato» furono «compiute
nel secolo XIII», attribuendone di fatto la costruzione a Federico II (2).
In realtà, come abbiamo visto nel post IL
GIURAMENTO DEI SANMINIATESI E LA NASCITA DEL COMUNE, i sanminiatesi,
stringendo l’accordo con Pisa e Firenze nel 1172, volevano riprendersi il
controllo sul centro abitato, etiam sine superiori incastellatura. Molto
probabilmente intendevano riprendersi anche queste strutture periferiche, o
comunque limitarne la funzionalità, perché di fatto impedivano di entrare o
uscire liberamente dal centro abitato. Si può forse semplificare la circostanza
del 1172, con il fatto che i sanminiatesi cercarono l’alleanza con le due città perché non si sentivano più i padroni in casa propria. A
conferma di questa ipotesi va sottolineata l’attestazione, nella Bolla di
Celestino III del 1195, del castrum
ciculum, indicato nei pressi della chiesa di Sant’Andrea (3). A fronte di
queste considerazioni possiamo collocare la costruzione di questo sistema
difensivo periferico nel periodo che va dal 1155 al 1172.
Il
fortilizio delle Colline è l’unico dei quattro di cui disponiamo di informazioni
più dettagliate. Ed è anche l’unico di cui si sia conservata la memoria nella
toponomastica sanminiatese, e cioè nel nome dell’oratorio di Santa Maria al Fortino, che tuttavia risale alla
prima metà del XV secolo.
Foto di Francesco Fiumalbi
L’antica struttura militare, probabilmente, non si trovava proprio nel luogo dove sorge la chiesa, bensì in posizione più elevata, dove un tempo c’era il campo sportivo e dove oggi si trova l’Istituto Tecnico “C. Cattaneo”. Era una posizione davvero strategica, in quanto controllava le vie d’accesso a San Miniato delle strade provenienti da La Catena e dalla Valdegola.
Fu
proprio per questa sua rilevanza, purtroppo per i sanminiatesi, che il
fortilizio delle Colline dall’essere una struttura costruita per scopi difensivi
si rivelò in seguito una vera e propria spina nel fianco. Non è affatto un
caso, infatti, che sia Uguccione della Faggiuola in testa all’esercito pisano,
che Giovanni Malatacca al comando delle truppe fiorentine, attaccarono San
Miniato proprio da questo lato. Prima di tutto perché, probabilmente, non si
trattava di una struttura molto robusta ed essendo relativamente lontana dal
centro abitato sanminiatese, in caso di attacco, le eventuali operazioni di
soccorso si sarebbero dimostrate assai più difficoltose che altrove. Inoltre all’attaccante
veniva lasciata sempre una via di fuga libera, o verso la Valdegola o verso La
Catena, ed la piccola valle di Bacoli poteva ben nascondere l’arrivo di un
piccolo contingente nemico. Quindi se qualcuno voleva tentare di porre l’assedio
a San Miniato, quella era la parte più vulnerabile.
Purtroppo è impossibile ricostruirne i caratteri architettonici, in quanto non ci è pervenuta nessuna descrizione e nessuna testimonianza iconografica. Probabilmente (ma si tratta solo di un'ipotesi) il presidio delle Colline era costituito, molto semplicemente, da una torre inserita in un piccolo recinto.
Purtroppo è impossibile ricostruirne i caratteri architettonici, in quanto non ci è pervenuta nessuna descrizione e nessuna testimonianza iconografica. Probabilmente (ma si tratta solo di un'ipotesi) il presidio delle Colline era costituito, molto semplicemente, da una torre inserita in un piccolo recinto.
Sezione B, “Colline adiacenti alla
Città”, sintesi dei fogli n. 1, 2 e 4
Archivio di Stato di Pisa, Catasto
Terreni, Mappe, San Miniato, nn. 2, 3, 5
Immagine tratta dal sito web del
“Progetto CASTORE”
Regione Toscana e Archivi di Stato
Toscani
Il
borgo delle Colline fu dato alle fiamme l'8 maggio del 1314 dai Pisani guidati
da Uguccione della Faggiuola (4), che probabilmente rese inservibile anche il
fortilizio. Infatti, nei mesi successivi, i Pisani tornarono all’attacco di San
Miniato, ancora da quella parte, e si spinsero quando fino al Convento di Santa
Chiara, quando fino alla Porta
di Ser Ridolfo. Una volta passanti i difficili momenti di Uguccione della
Faggiuola, i Sanminiatesi ricostruirono il presidio militare.
Tuttavia,
nell'agosto del 1369, il fortilizio fu preso come avamposto dalle truppe
fiorentine all'assedio di San Miniato, guidate da Giovanni Malatacca. E proprio
da qui partì l'operazione che nel gennaio 1370 portò alla conquista del
castello sanminiatese. Di questo episodio è rimasta anche una narrazione
cronachistica:
«[…]
Anni MCCCLXVIIII. Adì XI d'Agosto il Comune di Firenze mandò l'oste generale a
Samminiato al Tedesco, c'assediaronio intorno intorno, e Capitano generale
dell'oste fu Messer Giovanni Malatacca, il quale fece gran danno di guastare,
ed ardere infino alle porti di Samminiato, ed ebbe parecchi Castella di quelle
di Samminiato. Poi per non potere stare ad assedio per lo Cardinale di Lucca
nemico de' Fiorentini, si levò dall'assedio, e lasciò una bastìa fornita, e
forte nel Borgo alle Colline allato alle mura di Samminiato a meno d'una balestrata,
e fece fare tagliare tutte le strade d'intorno a Samminiato, onde credea, che
nulla vittuaglia vi potesse entrare; laonde per questo, e per le Castella, che'
Fiorentini v'aveano d'intorno, non vi potea entrare nulla, se none di furto, e
così teneano i Fiorentini assediato Samminiato, e 'l Capitano de' Fiorentini
istava in Cigoli, o per le Castella intorno a Samminiato con gente assai. […]».
Cronichetta
d'incerto, in D. M. Manni (a cura di),
Cronichette Antiche di varj scrittori del buon secolo della lingua toscana,
Firenze, 1733, pp. 193-196.
Una
volta che i Fiorentini sottoposero il controllo su San Miniato, tra le
imposizioni conseguenti la conquista, venne ordinata la distruzione del fortilizio delle Colline, che
aveva costituito un buon avamposto per l'assedio, ma che, evidentemente, poteva
essere pericolosamente sfruttato da eventuali nemici in caso di futuri
conflitti. Da questo punto di vista i Fiorentini la sapevano lunga.
«[…]
I Pr. delle Arti e G. di g., considerando come sebbene molte cose sieno state
ordinate pel governo della terra di Sancti Miniatis fiorentini, resta tuttavia
da provvedere intorno a molte altre, che sarebbe troppo lungo trattare alla
spicciolata nei Consigli del P. e del C., e fra queste: - 1. Circa al disporre
e provvedere alla distruzione della fortezza e luogo che si chiama le Colline,
presso la terra di Samminiato, e degli edifizi quivi esistenti; come circa
l'indennità da darsi a chi possiede quegli edifizi […]»
C.
Guasti (a cura di), I Capitoli del Comune di Firenze. Inventario e Regesto,
2 voll., Tipi di M. Cellini e C, Firenze, 1866, Tomo I, V, n. 12, p. 231, 17-18
aprile 1370.
NOTE BIBLIOGRAFICHE
(1)
F. Salvestrini, Il Nido dell’Aquila. San
Miniato al Tedesco dai Vicari dell’Impero al Vicariato Fiorentino del Valdarno
Inferiore (secc. XI-XIV), in A. Malvolti e G. Pinto (a cura di), Il Valdarno Inferiore terra di confine nel
medioevo (secoli XI-XV), Leo S. Olschki Editore, Firenze, 2008, pp.
239-240.
(2)
M. L. Cristiani Testi, San Miniato al
Tedesco, saggio di storia urbanistica e architettonica, Marchi e Bertolli,
Firenze, 1967, p. 57.
(3)
F. Fiumalbi, Sant’Andrea di Castro
Cigoli. Una chiesa scomparsa nel suburbio di San Miniato, in Bollettino
dell’Accademia degli Euteleti della Città di San Miniato, n. 80, 2013, pp.
412-414.
(4)
Giovanni di Lemmo Armaleoni da Comugnori, Diario (1299-1319), Edizione a
cura di V. Mazzoni, Leo S. Olschki, Firenze, 2008, c. 30r, p. 40
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