di Giancarlo Pertici
San
Miniato – Cecina 3 a 3... non solo una partita di pallone
La
domenica mattina... e siamo negli anni 50, ma anche nei successivi
anni 60... se passi di San Miniato, in Centro, con la macchina, ma
anche con la moto, è sempre un'impresa non priva di rischi, tra le 9
e le 11, sopratutto quel pezzetto compreso tra Piazzetta del Fondo ed
i Chiostri di San Domenico. Tratto breve, ma inevitabilmente bloccato
da una folla immobile, che ondeggia senza muovere un passo. Per chi
ci capita la prima volta, difficile comprenderne la ragione. Hai
voglia di strombettare! Nessuno o quasi che si muova. È una folla
composita di contadini, di commercianti, di sensali a concludere
l'affare abbozzato il giorno di mercato. Quasi un rito a trattare
prezzo e condizioni del vitello, della partita di vino, dei carciofi,
che attira a se curiosi, l'amico che ha bisogno di confidarsi, quello
che ha bisogno di ingraziarsi l'amico, l'amico dell'amico, il
perdigiorno con la voglia di chiacchierare, industriali, braccianti e
operai a discutere di sport o di politica su quella Piazza che ha
preso il nome di 'Piazza del Popolo', come a sancire e decretare un
diritto acquisito ed inalienabile, quello del 'Popolo Sovrano', anche
e proprio su quella piazza.
Ma
ci potresti anche scommettere sul momento di risoluzione del nodo che
ingorga il traffico nei due sensi di marcia, traffico pedonale
compreso. Tra mezzogiorno e mezzogiorno e mezzo!!! È una folla che
si disperde volontariamente per mille rivoli diretta alle proprie
case, a lasciare libera non solo quella piazza, ma ogni strada, ogni
bar, ogni angolo, passando anche dal Piazzale dove l'Etrusca Basket
gioca su quel campettino di cemento e asfalto. È la Bottega di
Barbieri di Piazza che si svuota improvvisamente, come tutti i Bar,
quasi a voler prendere un attimo di respiro, in attesa di ripartire
più tardi. Fino a quell'improvviso silenzio, sottolineato da un
tintinnare di posate e bicchieri che fa la spia, di dove sia andato a
rifinire quel popolo affarista e chiacchierone di appena un'ora
prima.
È
a quell'ora minuto più minuto meno che anche in casa mia si desina
la domenica, tutti assieme. Di regola pasta asciutta al sugo di
'conigliolo' e, per secondo o 'conigliolo' o pollo arrosto con
patate. Tempo previsto qualcosa meno di un'ora, iniziando da
mezzogiorno e mezzo puntuali. È così sempre o quasi ogni domenica.
Come questa domenica particolare, del mese febbraio, che c'è in
ballo la partita dell'anno, in casa, al "Santa Maria al
Fortino". Questo il nome riconosciuto al campo sportivo dove
gioca la squadra di calcio del San Miniato. Quest'anno in piena lotta
per la vincita del campionato di Prima Categoria: anno 1966. E che
sia una domenica particolare lo suggerisce la partita in programma,
in casa, questa volta contro il Cecina, che guida la classifica con
un solo punto di vantaggio sulla nostra squadra. Gli altri,
lontani... visibili solo all'orizzonte!!
Sono
oramai tre anni che non mi perdo una partita del San Miniato. Spesso
vado ad assistere anche agli allenamenti, studio permettendo, per me
che sono alle soglie della maturità. Passione che condivido da
sempre con Roberto, amico di infanzia e anche fratello di latte, come
ci rammentano spesso le nostre mamme. Fatto è che appena dopo il
'tocco' sono già per strada diretto al campo sportivo, dopo essermi
affacciato da 'Mandorlino': bar deserto a quell'ora. Mentre volgo lo
sguardo verso la piazza e vedo Giorgio Giolli a confabulare con Gino
Dainelli e con Medoro, assieme a Mario del Biagioni. Probabilmente
parlano già di calcio, mentre si incamminano verso Mandorlino per un
caffè e per proseguire poi sulla stessa mia strada. A ruota Beppe lo
Zingoni. Per me un passaggio veloce, orologio alla mano per non
arrivare in ritardo all'appuntamento con Roberto, al circolo della
Misericordia, come sempre. Sono appena il tocco e un quarto quando
davanti al Circolino incrocio il prof. Lotti che sta chiacchierando
con l'Alessi. In sull'uscio del circolino, in attesa, Fischio d'Oro e
Rino Gazzarrini vestiti di tutto punto, anche se non è una giornata
particolarmente fredda, quella domenica 21 febbraio del '66.
Lungo
la strada sembra la stessa identica frenesia a dettare i tempi e la
direzione di ogni sortita, da un portone all'altro, che sembrano
risvegliarsi quasi insieme. Topposo con il cappotto in mano e che lo
indossa appena in istrada. Edo e Paolo del Bulleri, la sigaretta
accesa in bocca e uno stecchino pendente stretto di lato tra i denti
mentre si avviano su per la salita del Bagagli. Il professor Ermanno
Barsotti nel suo cappotto di cammello pare incrociarsi con Beppe del
Baglioni sulla Via di Sant'Andrea, che con Gino del Vitali e il
Cingottini Alberto, ma anche Giorgio di Bati, sembrano formare la
stessa processione, destinata ad aumentare di numero ad ogni passo,
ad ogni uscio, in maniera dapprima quasi silenziosa. In cima alla
salita del Bagagli si sono già accodati Paolo Bagagli e il Rosi,
mentre Giovanni del Frosini lo si sente duettare a distanza con il
maestro Latini e con Beppino di Gonghe, una delle ultime canzoni del
'Quartetto Cetra'.
In
Piazza del Seminario, e siamo quasi al tocco e mezzo, pare una
processione organizzata, mentre Rondellino esce dal suo uscio e
prende la stessa direzione, forse diretto al 'circolo dei signori'.
Ma da lì in poi impossibile tener conto delle entrate e delle
uscite, chi a soffermarsi, chi ad ingrossare la stessa fila diretta
al Campo Sportivo: fischio d'inizio della partita previsto per le due
e mezzo. Tanti appassionati li conosco solo di vista, mentre altri li
conosco anche per nome, magari per i figli, amici miei. Giulio Toni
in compagnia della figlia Giuliana, bellissima, appassionata come il
babbo di calcio e tifosa della squadra del San Miniato, che scendono
insieme verso piazzetta del Fondo, con a ruota Gigi lo stagnino.
In piazza San Domenico, scomparsa la folla della mattina, un gruppetto di ragazzi sembra aspettare che il Visino esca di bottega con sulle spalle la rete piena di palloni, quelli per la partita, per sciamargli dietro, di corsa, ad inseguire quella lambretta che perdono di vista, appena giunti in Piazza Grifoni. Giù per la discesa della Nunziatina pare quasi una fiumana, quella dei tifosi samminiatesi che, salvo rare eccezioni, se la fanno a piedi l'andata e il ritorno dal Campo Sportivo, dove i tifosi del Cecina invece, stanno arrivando alla spicciolata, con le macchine che parcheggiano lungo la via che porta al camposanto.
Alla Biglietteria Romanello e Nocciolino, con al fianco il Visino, una volta segnalinee ufficiale, prima di essere squalificato a vita, per aver rotto una bandierina sulla testa di un arbitro poco simpatico. A strappare i biglietti immancabilmente Angiolino di' Botti, come è conosciuto da tutti, che di casato fa Brunelli. E, appena passato il cancello d'ingresso al campo, il carretto a tre ruote di Cionce: noccioline, semi, liquirizia, croccanti, duri di menta, addormenta suocere – le più gettonate e richieste per curare ansia, per frenare impulsi vendicativi contro l'arbitro cornuto di turno, per tenere a freno rivalità a distanza mal gestite, e per mettere a tacere lo stomaco e quei crampi alimentati dalla passione e dall'eccessivo strepitare. Le caramelle, tutte in stick come in uso negli anni '60, quale unico mezzo valido a recuperare la salivazione.
Con
Roberto, che ci siamo incamminati partendo dalla Misericordia, dove
Ferruccio, panchetto sotto braccio, stava aspettando compagnia per
non avviarsi da solo, ci siamo limitati ad un saluto ed a seguire in
silenzio i discorsi del gruppetto proprio innanzi a noi, certamente
di quelli che nella Bottega di Barbieri di piazza, ieri sera, hanno
fatto tardi per conoscere formazione e tattiche della partita stessa.
C'ero passato e mi ero affacciato anche io per un cenno di saluto a
zio Romanello, come ogni sabato sera. Dal di fuori impossibile, a
buio, intravedere tra volute di fumo e vetri appannati, chi a sedere
e chi in piedi. La sensazione era del 'tutto esaurito'. Ad una
occhiata sommaria sembrava non mancare nessuno, oltre ai giocatori
entrati e usciti alla spicciolata dopo l'allenatore Renzo. Vado a
memoria... Walter Campigli, Eletto, Nanni il Telleschi, Maino di'
Capecchi, Beppe il Fiaschi, il Gallo, Maglietta, Antonio Schena,
Bibino, il dott. Braschi, Amerigo, il Lillo, il Rondoni, Giuseppe
Pucci, Caponi Lido, Vittorio di Cionce, Magnino l'unico a farsi i
capelli 'in trasferta' da Firenze, Aldo lo Scali, il Poli macellaio
con Arnaldo e altri ancora, ben distinguibili a distanza ravvicinata,
tutti stretti come attorno ad una tavola imbandita, per non perdersi
una parola, nessuna veramente importante, quasi tutte bischerate semi
serie, tese ad allentare la tensione dell'attesa.
È
con questi pensieri, tutti di stretta pertinenza di questa partita,
che mi ritrovo proprio davanti a quella biglietteria, in coda.
Pensieri e tensioni che sembrano scomparire appena oltre quel
cancello, alla cui custodia Angiolino dedica la massima attenzione
'strappandoti' il biglietto, mentre Amachilde della Siae col suo
solito sorriso a mezz'asta controlla che non gli venga fregato nulla.
Quasi un sospiro di sollievo, la certezza di aver 'fatto in tempo'...
per me è sempre così, anche se sono in anticipo quasi di un'ora
rispetto al fischio di inizio, e non in ritardo di cinque minuti
rispetto all'idea che mi ero fatto. È il piacere di gestire ed
assaporare quel tempo in più, quel tempo disponibile a recuperare
qualsiasi evenienza. E comprende il contraccambio dei saluti di rito
di Angiolino e di Cionce, lì appoggiato al suo carretto a tre ruote
fermato a ridosso della rete di recinzione... comprende una rapida
escursione delle gradinate naturali del poggio a verificare la
visione migliore e la verifica dei presidi strategici a guardia dal
Campo Sportivo. A ridosso della casciaia che delimita la valle
sottostante, il nonno del Gineprini ha preso possesso di quello
stretto passaggio, che, dal vicolo dei Ghindi, i bambini delle
Colline percorrono tutti i giorni per arrivare non visti sul campo di
gioco.
Ma
oggi che c'è la partita, di lì non si passa. A cavalcioni al muro
della Cappellina il Lillo è già pronto a saltarlo per recuperare i
palloni finiti nel triangolo del Sacrario ai caduti. Gano, negli
stessi paraggi, preferisce sbraitare in lontananza per conto suo e
fare la voce grossa agli ospiti di turno, che hanno libero solo
quella striscia di terreno a ridosso dalla casciaia. Nella striscia
tra il muro di recinzione e la rete divisoria del Campo, un manipolo
di tifosi locali, alcune fidanzate dei giocatori, ospiti di riguardo,
quei consiglieri che non vanno in panchina ma vogliono restare a
stretto contatto con gli spogliatoi, e i Carabinieri di turno in
servizio d'ordine. Il Gallo è già in fazione e distribuisce
stringhe, calzettoni, pomate e cerotti dopo aver dato l'ultimo
ritocco alle righe del Campo insieme a Walter. Solo il vociare
animato di Jim, Gnomo, il Grassi, Baracca a ridosso della porta sotto
il poggio, a fare riscaldamento, riesce a emergere da quel
particolare clima di attesa, saturo come è dalla musica, a tutta
palla, che viene ad arte irradiata da due altoparlanti appesi, a 5
metri da terra, ad un palo di legno. Musica interrotta ogni tanto,
per qualche 'Reclames' ..."Autofficina Barani & Giannini"...
"Autocarrozzeria Samminiatese in San Martino"..., per le
formazioni:
San Miniato – Degl'Innocenti, Marianelli, Bonfà, Taddei, Grassi, Giannotti, Ronchi, Santini, Marchetti, Lupi, Risorti.
Cecina – Cabella, Rossetti I, Pellegrini, Andolfi I, Andolfi II, Bardini, Banchelli, Casini, Frassinelli, Biasci, De Gregorio.
... fino all'ultimo avviso, "i giocatori tutti negli spogliatoi", che vuota il campo, mentre si ode ben distinto un grido, come di battaglia... "troncategli le gambe". Ora si può anche cominciare, è arrivato anche Cione! Anche qualche ragazza. Ginina, mia cugina, che mi pare particolarmente interessata a qualche giocatore, anche se non ho capito quale, e che è a chiacchierare con Patrizia la Santoni, vicino al carretto di Cionce, mentre saluta anche Gino il Taddeini appena entrato. Sul poggio è quasi il tutto esaurito, tutti in piedi, a capire da che parte si principia mentre le squadre entrano in campo e si fa silenzio, a radio spenta ad ascoltare le formazioni ufficiali. - " Piattolone guarda di rigare dritto!" ad occhio e croce pare la voce di Angiolino per il solito bonario avviso all'arbitro, seguito talvolta, ma non oggi, da un'ombrellata, pur bonaria, sul capo dello stesso, se gli passa rasente dall'altra parte della rete.
Palla
al centro, Degli Innocenti dalla parte della Cappellina e i nostri a
tirare nella porta sotto poggio, sotto i nostri occhi, quelli dei
tifosi più fedeli. Gli ultimi ritardatari diretti al prato, lato
valle, quasi tutti cecinesi, a capo basso, a passare in quell'unico
corridoio alla base del poggio, proprio dietro la porta, come sotto
le "forche caudine". Silenzio che piomba sul campo a
sottolineare i primi tocchi di palla, mimati con gesti e movimenti di
braccia e gambe.. "passala!!".. e dai suggerimenti da
destra e da manca, che si fanno più insistiti. "..arbitro! Oh
arbitro ma quello picchia! Che 'un era fallo?.." e dai primi
convenevoli diretti all'arbitro di turno. Angiolino, ritto sul
muretto laterale, di fianco alla biglietteria, mantiene la posizione
senza perdersi un passaggio, mentre quello della Siae non ha occhi
che per la biglietteria. I più esagitati dal poggio, quei ragazzi
anima e riserva della prima squadra, a incitare a gran voce "Jim..
Jim.. Jim.."che giganteggia in mezzo all'area. I palloni alti
sono tutti suoi, o quasi. In silenzio quegli spettatori, di parte,
che nel parterre tifano Cecina, anche se ogni tanto qualcuno lancia
lo stesso messaggio, quasi un invito "Vai Frassi Vai Frassi"
all'indirizzo del centravanti chiuso nella morsa di Grassi e di
Bighero.
Silenzio
che, alla mezz'ora, erompe dal lato ospiti in un grido improvviso, di
folla, a pieni polmoni, toni alti, nota tenuta fino allo spasimo,
fino all'ultimo fiato, in un connubio di voci dal tenorile al basso
ma tutte in tono "Goaaaall..." che fa piombare in un
silenzio surreale tutto il Poggio, sottolineato solo da un coro
meravigliato di "Noooo !!!" Meravigli e sgomento che si
riflettono nell'espressione di Vasco, che scommetterebbe l'anima su
questa squadra e lo fa sempre ad ogni discussione. Simili quelle di
Giancarlo il Calorini, anima della difesa fino a qualche anno
addietro. Il Fiaschino, il Palandri, i figlioli di Trippine,
Giancarlino il Poli, il Pinguino in fila, lo sguardo perso nel vuoto,
mentre la palla viene portata al centro. È uno a zero per il Cecina,
autore il Frassinelli!
Mentre
noi si dovrebbe vincere per fare il sorpasso in classifica rispetto
al Cecina che ha un punto di vantaggio. I minuti successivi puro
godimento, per noi samminiatesi, che facciamo 'ringollare' ai
Cecinesi il grido di gioia di appena due minuti prima, quando il
Marchetti fa un goal dei suoi. Punizione tesa di Bighero, come al
solito, e colpo di testa all'indietro del Marchetti, magistrale, che
sorprende difesa e portiere. Fino agli ultimi minuti del primo tempo
quando si compie il sorpasso col secondo goal di Marchetti servito da
un fallo laterale di Bighero, quasi un corner, a fare saltare tutto
il poggio, ma anche quelli più composti lungo il muro. Patitta lo
vedo festeggiare con mio padre, e dare il cinque ad Angiolino che non
sta più nei panni e che non bada più neppure il cancello
d'ingresso. Gabriele l'Antonini assieme a Vasco il Matteucci sembra
uno dei più scatenati. " Gooaaaal " Per me un urlo
talmente prolungato fino a dolermi tonsille e gola, nonostante
Roberto si diletti a scuotermi con le sue manone, a reprimere i colpi
di tosse ma anche in segno di successo. Lillo ondeggia paurosamente
sopra al muro di cinta della Cappellina... " speriamo non venga
di sotto ", il mio fugace pensiero tra emozioni e sensazioni di
libertà che centellinano il tempo fino al fischio che decreta il
riposo.
Tutti
negli spogliatoi e un 'rompete le righe' generale, senza perdere di
vista il posto acquisito, magari una sciarpa arrotolata o un
giacchetto ripiegato. Ferruccio imperterrito, che non si smuove dal
suo panchetto, ma per il resto è tutto un movimento verso il
carretto di Cionce, per l'ultimo assalto, accompagnato dalla musica
assordante degli altoparlanti che annunciano le reclames nostrane
delle nostre botteghe e delle nostre officine che sostengono il
beneamato San Miniato Calcio. Pochi minuti di rimescolamento col
sorriso sulle labbra, consapevoli dell'importante vantaggio, anche
allietati dal Lillo che nel lato Cappellina fa giocare il suo canino
a pallone: spettacolo nello spettacolo.
Quando le squadre fanno il rientro a porte invertite, il Poggio resta una muraglia samminiatese e il prato un'enclave cecinese, ben separata da una manciata di metri. Ora Degli Innocenti è sotto di noi a badare la nostra porta, più difficile in lontananza capire i tocchi, intuire i passaggi, la direzione della palla nei pressi della Cappellina. È solo con l'intuito che seguiamo i movimenti di Marchetti e Risorti e del pallone, stesso colore del terreno di gioco, glabro, senza un filo d'erba da sempre, colore del tufo, lo stesso del poggio. Così bramosi di veder filare il pallone in altra direzione, restiamo come folgorati, appena dopo una manciata di minuti, quando il solito Frassinelli fa secchi Bighero e il Grassi e infila per la seconda volta l'incolpevole Degli Innocenti. È il gelo che scende sul poggio e nei paraggi nonostante il gioco resti quasi sempre in mano nostra e dei nostri centrocampisti, e tra questi di Baracca... quanti chilometri sta facendo!!
Sforzo
premiato al 24° da un virtuosismo di Marchetti, il quale nonostante
la mole e i soliti movimenti impacciati, beffa il portiere con una
rovesciata inattesa e angolata. - E ora facciamocelo rifare subito!!
- sembra dire Marchetti agli altri, sopratutto a quelli della difesa,
mentre pallone sottobraccio se lo riporta al centro e lo piazza sulla
lunetta centrale, quasi a voler scommettere sul gol della sicurezza
che non arriva. Fino alla scena madre quella che sembra chiudere i
giochi sul 3 a 2 in nostro favore, a contare i minuti, gli ultimi, e
infine i secondi che mancano dal fischio finale, con Baracca chiuso
nell'angolo sotto il Poggio a tenere la palla sotto centinaia di
occhi amici a farne il tifo e a suggerire centinaia di soluzioni.
Mentre Baracca scalcia e scalpita per mantenere il possesso della
palla, fino all'ultimo passaggio di alleggerimento verso il
portiere... fino al tentativo, diciamo sbagliato, che termina invece
in angolo a pochi secondi dalla fine. Calcio d'angolo sfruttato a
meraviglia dal solito Frassinelli che fa secco il San Miniato e i
suoi tifosi fissando il risultato sul 3 a 3, per il fischio finale
appena dopo il simbolico calcio di ripresa del gioco da centro campo.
Amarezza
e delusione inesprimibili a parole, che restano anche a distanza...
di quanto? Quasi 60 anni.. in quella foto affissa in Barberia, chiusa
oramai da anni, ma viva nei ricordi, che ritrae la formazione tipo di
quell'anno, con un commento in calce battuto a macchina:
2a
Classificata anno 1965-66
Foto Baldinotti Luigi - Ponte a Egola (Pisa)
Collezione Giancarlo Pertici
Collezione Giancarlo Pertici
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