domenica 23 giugno 2019

LA DISTRUZIONE DEL BORGO DI SAN GENESIO

di Francesco Fiumalbi

Sommario del post:
INTRODUZIONE: UNA PICCOLA GUERNICA
LA DISTRUZIONE DEL BORGO: NUOVI EQUILIBRI NEL MEDIO VALDARNO INFERIORE
LE FONTI STORICHE
LA MEMORIA E IL RITROVAMENTO DEL BORGO DI SAN GENESIO
NOTE E RIFERIMENTI

INTRODUZIONE
UNA PICCOLA GUERNICA
In questo post parleremo della distruzione del Borgo di San Genesio, operata dai sanminiatesi nel 1248. Purtroppo conosciamo pochissimo di questo episodio: sappiamo a mala pena la data, non vi sono fonti diplomatiche che ne parlino e le poche notizie derivano dalle fonti cronachistiche coeve o successive di qualche decennio. Quel che è certo è che si trattò di un episodio determinante per la storia sanminiatese nel Basso Medioevo.

Quel 30 giugno 1248 era una giornata calda e afosa? Oppure era una giornata nuvolosa e piovigginosa? Quando avvenne l'attacco? All'alba, al tramonto, durante le ore più calde della giornata oppure di notte? Quanti sanminiatesi presero parte all'aggressione? Quanti abitanti di San Genesio erano presenti? Come avvenne lo scontro? Fu un piccolo assedio o un'incursione fulminea?  Ci fu un tentativo di difesa oppure fu un fuggi fuggi generale? Quanti furono i morti da entrambe le parti? Come si comportarono gli aggressori nei confronti della pieve, rispettarono l'antico edificio religioso oppure prevalse la furia devastatrice? Purtroppo non è possibile rispondere a nessuna di queste domande.

Usando un po’ la fantasia, possiamo immaginare il terrore, la morte e la distruzione che avvennero a San Genesio e, cercando un’immagine evocativa, potremmo scegliere Guernica. Sicuramente fu qualcosa di molto più piccolo, di meno tecnologico e meno devastante, ma passatemi il paragone. D'altra parte la celebre opera di Pablo Picasso, nell'immaginario collettivo, è diventata il simbolo del terrore, della disperazione, della morte e delle distruzioni causate dalla guerra. 

Guernica, Pablo Picasso, 1937
Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía, Madrid

LA DISTRUZIONE DEL BORGO:
NUOVI EQUILIBRI NEL MEDIO VALDARNO INFERIORE
Il 30 giugno dell’anno 1248, i sanminiatesi scesero in pianura e distrussero il borgo di San Genesio. Alcune fonti indicano il 22 giugno o il 1 luglio 1248, ma la sostanza non cambia. Il drammatico episodio segnò una svolta epocale per il nostro territorio e sancì la definitiva affermazione di San Miniato nell’area fra la Valdelsa e la Valdegola, nonché una ridefinizione degli equilibri politici nel Medio Valdarno Inferiore. Infatti, la città di Lucca vantava – almeno fin dall’epoca longobarda – un’influenza politica e religiosa sulla zona, forte dell’asse tra San Genesio e Santa Maria a Monte. Distrutto il Borgo di San Genesio, i Lucchesi si adoperarono immediatamente per rafforzare la presenza nella zona, fondando le cosiddette “terre nuove” di Santa Croce sull’Arno e Castelfranco di Sotto (1250 circa). L’influenza politica lucchese nel Medio Valdarno Inferiore si concluse definitivamente dopo la Pace di Montopoli del 1329, quando le comunità di Fucecchio, Santa Croce, Castelfranco, Montopoli e Santa Maria a Monte si assoggettarono a Firenze. L’influenza religiosa terminò nel 1622 con l’erezione della nuova Diocesi di San Miniato.

San Miniato, invece, si mise in luce nel panorama toscano come un centro in grado di autodeterminarsi, di muoversi secondo una propria politica, non necessariamente legata agli equilibri regionali. Sviluppatosi come castello signorile a partire dal IX secolo, dal 1160-62 ospitò stabilmente la residenza dei rappresentanti della Corona in Toscana. Tuttavia l’istituzione comunale, la cui prima attestazione risale al 1172, si mosse cercando di trarre vantaggio dai mutevoli rapporti di forza tra il potere imperiale e le città toscane. E così nel 1197 il Comune di San Miniato partecipò attivamente alla Lega di San Genesio, o Prima Lega Guelfa Toscana, in chiave antimperiale. Nel 1209 con l’ascesa di Ottone di Brunswick, ma soprattutto con Federico II, la comunità sanminiatese cercò di massimizzare i vantaggi dovuti alla presenza dell’amministrazione imperiale e ai legami politico-economici che potevano essere intessuti.

Di questo ne è la prova il diploma rilasciato nel 1217 da Federico II di Svevia ai rappresentanti del Comune di San Miniato presso Ulma. Con tale atto, il non ancora imperatore donò agli homines Sancti Minatis fideles nostri il borgo di San Genesio, le sue pertinenze e una strada, non ben specificata, che sarebbe dovuta passare per ipsa terram Sancti Miniati (01). La messa in pratica di questa concessione provocò una serie di vicissitudini che portarono allo spopolamento del borgo,  alla traslazione del fonte battesimale (1236), ad una prima devastazione e ricostruzione (1240), alla definitiva distruzione dell’abitato (1248) e al trasferimento del titolo della pieve (post 1248) a favore della chiesa di Santa Maria, situata all'interno del castello sanminiatese, e che dopo circa quattro secoli verrà elevata a Cattedrale (02).

Da quel giorno il Borgo di San Genesio, indicato come Vico Wallari in epoca altomedievale, ma che vantava una frequentazione antichissima, risalente addirittura fin dall’epoca etrusca, scomparve per sempre. Una storia millenaria quasi del tutto cancellata.
Con il borgo venne meno la prestigiosa Pieve di San Genesio, la chiesa da cui probabilmente si era irradiato il Cristianesimo nel Medio Valdarno Inferiore, il luogo dove si tennero numerose assemblee ed assise – la prima addirittura nell’anno 715 – l’edificio che aveva ospitato imperatori, vicari e alti prelati, su tutti il celebre Sigeric Arcivescovo di Canterbury nel 991. Senza dimenticare il passaggio nel 1046 di Arrigo o Enrico III detto il Nero (1017-1056) e del suo cancelliere Suidgerio Vescovo di Bamberga che dopo il Concilio di Sutri divennero rispettivamente Imperatore e Papa. E poi ancora le assise promosse dall’arcicancelliere e legato imperiale Rainaldo di Dassel Arcivescovo di Colonia (1161) e dal suo successore Cristiano di Buch Arcivescovo di Magonza (1165).

L’area archeologica di San Genesio (2013)
Aerofoto tratta dalla Fototeca della Regione Toscana
Geoscopio – Regione Toscana
Per gentile disponibilità

LE FONTI STORICHE
Non esistono documenti diplomatici che attestino la distruzione del borgo da parte dei sanminiatesi. Tuttavia, la notizia è riportata senza contraddizioni nelle fonti narrative fiorentine e lucchesi del XIII e del XIV secolo:

1248. A die XXII Giugno lo Borgo a San Gigegi fue arso [Gesta Lucanorum, Lucca, XIII sec. (03)]

Anno Domini MCCXLVIII. […] Eodem anno destructus fuit burgo Sancti Genesii, qui edificatus fuerat in plano Sancti Miniatis, ut in predicti Gestis habetur [Bartolomeo Fiadoni, Lucca, XIII sec. (04)]

L'anno di .MCCXLVIII. […] fu sfacto lo Borgo Sanginiegio da quelli di Saminiato [Giovanni Sercambi, Lucca, XIV-XV secc. (05)]

Nel Ccxlviij anni fue disfatto il Borgo a Sanginegio, die primo iulii per li… [Pseudo Brunetto Latini, Firenze, XIII sec. (06)]

Ma poi l'anno MCXLVIII, l'ultimo di giugno, [il borgo di San Genesio] fu disfatto per modo, che mai più non si rifece [Giovanni Villani, Firenze, XIV sec. (07)]

Ma poi negli anni di Cristo mille dugento quaranta otto, l'ultimo di' di Giugno [il borgo di San Genesio] fu disfatto per modo, che mai non si rifece [Ricordano Malispini, Firenze, XIV sec. (08)]

MCCXLVIII. […]. E in questo anno adì uno anzi Luglio fue disfatto il Borgo a San Ginegio nel piano di San Miniato. [Simone della Tosa, Firenze, XIV sec. (09)]

Nel mille dugento quarant'otto […] fu disfatto il Borgo a San Ginegio, che era rifatto appié di San Miniato del Tedesco, il quale più volte era stato disfatto e rifatto, & fu il sezzajo* dì di Giugno nel quarantanove più di mille dugento. [Paolino Pieri, Firenze, XIV sec. (10)]

Nel MCCXL. si rifece il borgo à San Giniegio à piè di San Miniato per lo buono sito del passo & nel MCCXLVIII. fu disfatto, & mai poi non si rifece. [Piero Domenico Buonsinsegni, Firenze, XIV-XV sec. (11)]

L’area archeologica di San Genesio
Foto di Francesco Fiumalbi

LA MEMORIA E IL RITROVAMENTO DEL BORGO DI SAN GENESIO
Il Borgo di San Genesio rimase per secoli nella memoria toponomastica della zona. Ad esempio, negli Statuti sanminiatesi del 1336, un piccolo corso d’acqua nominato rivum Vadoli è indicato in plano Sancti Miniatis, iuxta pleme veterem de Sancto Genesio (12). Proprio questa indicazione ha lasciato ipotizzare che la distruzione del 1248 abbia riguardato solamente l’abitato e non la pieve, che sarebbe stata “smontata” ed utilizzata come cava di materiali da costruzione in epoca successiva. In ogni caso, pur essendo plausibile come ipotesi, manca di ulteriori riscontri.
In un atto del 1365 Michele del fu Ser Ugolino da San Miniato vendette a Paolo di Ser Francesco di detto luogo un terreno situato nel piano di San Miniato indicato nel luogo detto “Borgo vecchio” (13). Ed ancora, nel 1366 Jacopo e Girolamo fratelli e figli di Ser Niccolò di Ser Jacopo da San Miniato vendettero a Paolo di Francesco di detto luogo e permuta a Ser Ambrogio del fu Marcovaldo un terreno indicato nel Piano di S. Miniato, nel luogo detto “la Pieve vecchia” (14).

Tuttavia fu solamente nell’XIX secolo, col progredire degli studi storico-letterari e una rinnovata attenzione alla storia sanminiatese in epoca medievale, che il Vescovo di San Miniato Mons. Torello Pierazzi fece costruire l’oratorio di San Genesio all’intersezione fra la SS. n. 67 “Tosco-Romagnola Est” e via Capocavallo (1841).
Il borgo fu definitivamente ritrovato e riportato alla luce nel giugno 2001, quando venne avviata la prima campagna archeologica coordinata dall’archeologo Federico Cantini per conto della cattedra di Archeologia Medievale del Dipartimento di Archeologia e Storia delle Arti dell’Università di Siena,  del Museo Archeologico e della Ceramica di Montelupo Fiorentino e del Comune di San Miniato, in accordo con la Soprintendenza Archeologica della Toscana, coinvolgendo successivamente altre università italiane (15). Tredici anni più tardi, nel 2014, fu inaugurato il Museo e l’annessa struttura di supporto.

L’oratorio di San Genesio
Foto di Francesco Fiumalbi

NOTE E RIFERIMENTI
(01) Archivio di Stato di Firenze, Diplomatico, Comunità di San Miniato, febbraio 1216; ed. J. L. A. Huillard-Breholles, Historia Diplomatica Friderici Secundi sive costitutiones, privilegia, mandata, instrumenta, quae supersunt istius imperatoris et filiorum ejus, Tomo I, Parte II, Parisiis, 1852, pp. 497-499.
(02) G. Concioni, Le vicende di una Pieve nella cronologia dei suoi pievani. San Genesio di Vico Wallari 715-1466, Accademia Lucchese di Scienze, Arti e Lettere, 2010, pp. 41-44; P. Morelli, Borgo San Genesio, la Strata Pisana e la via Francigena, Vico Wallari – San Genesio. Ricerca storica e indagini archeologiche su una comunità del medio Valdarno Inferiore fra Alto e Pieno Medioevo, a cura di F. Cantini e F. Salvestrini, Centro Studi sulla Civiltà del Tardo Medioevo di San Miniato, Firenze University Press, Firenze, 2010, pp. 135-138; F. Salvestrini, San Genesio. La comunità e la pieve fra VI e XIII secolo, Vico Wallari – San Genesio… cit., pp. 72-80.
(03) Die Gesta Lucanorum, a cura di B. Schmeidler, in «Monumenta Germaniae Historica», Scriptores Rerum Germanicarum, Nova Series, Tomo VIII, Tholomei Lucensis Annales, Berolini, Weimannos, 1930, p. 311.
(04) Tholomei Lucensis AnnaleDie Annalen des Tholomeus von Lucca in doppelter fassung nebst teilen der Gesta Florentinorum und Gesta Lucanorum, a cura di B. Schmeidler, in «Monumenta Germaniae Historica», Scriptores Rerum Germanicarum, Nova Series, Tomo VIII, Berlino, 1930.
(05) Le Croniche di Giovanni Sercambi, a cura di S. Bongi, 3 Voll., Tip. Giusti, Lucca, 1892, n. LXV, p. 33.
(06) Cronica fiorentina compilata nel secolo XIII, in P. Villari, I primi due secoli della Storia di Firenze, Vol. II, Sansoni, Firenze, 1894, p. 246.
(07) Croniche di Giovanni, Matteo e Filippo Villani secondo le migliori stampe e corredate di note filologiche e storiche, Vol. I, Sezione Letterario-artistica del Lloyd Austriaco, Trieste, 1857, vol. I, Libr. VI, Cap. XXXI, p. 86.
(08) Storia Fiorentina di Ricordano Malispini col seguito di Giacotto Malispini dalla edificazione di Firenze sino all'anno 1286, a cura di V. Follini, Gaspero Ricci, Firenze, 1816, Cap. CXXXI, p. 106.
(09) Annali di Simone della Tosa, in Cronichette Antiche di varj scrittori del buon secolo della lingua toscana, a cura di D. M. Manni, Firenze, 1733, p. 134.
(10) Cronica di Paolino Pieri fiorentino delle cose d'Italia dall'anno 1080 fino all'anno 1305, a cura di A. F. Adami, Roma, 1755, pp. 23-24.
(11) Piero [Domenico] Buoninsegni, Historia Fiorentina, appresso Giorgio Marescotti, Firenze, 1581, Libro Primo, p. 40.
(12) Archivio Storico del Comune di San Miniato, Archivio Preunitario, Comune di San Miniato (1297-1370), Atti vari, Statuti (1337), n. 2247, Libro V, rubr. 56 <57>, c. 205v; ed. Statuti del Comune di San Miniato al Tedesco (1337), a cura di F. Salvestrini, Centro Studi sulla Civiltà del Tardo Medioevo, Comune di San Miniato, Edizioni ETS, Pisa, 1994, p. 458.
(13) Archivio di Stato di Firenze, Diplomatico, San Miniato, Monastero di San Paolo, 19 agosto 1365.
(14) Archivio di Stato di Firenze, Diplomatico, San Miniato, Monastero di San Paolo, 26 maggio 1366.
(15) F. Cantini, S. Miniato (Pisa), Loc. San Genesio. Notizie e lavori sul campo, in «Archeologia Medievale», n. XVIII, 2001, p. 407; F. Cantini, San Genesio. Primi risultati dello scavo archeologico del 2001, Comune di San Miniato, Tip. Bongi, San Miniato, 2002.

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