CCCCLXXXIV. Chome le
genti di Pisa cavalcarono apresso a Luccha prendendo pregioni e combactendo
colle genti di luccha. [anno 1397]
Angelo
Ardinghi, disegno tratto dall'originale
del Sercambi,
conservato all'Archivio di Stato di Lucca
Edito in Salvatore
Bongi (a cura di), Le Croniche di
Giovanni Sercambi, Vol. 2, Tip. Giusti,
Lucca, 1892, p. 18.
Pubblicazione
ai sensi L. 22 aprile 1941, n. 633, art. 70.
Essendo mosso il conte Alberigo e gran conestabile di quello di Siena
per chavalcarc verso Pisa, essendosi scontrata parte della brigata del dicto
conte colle brigate di Luccha a Vico Pisano, chom'è dicto, a di ultimo luglio e
a dì primo ogosto dicto anno, venne, per la via da Chastelvecchio di Còmpoto, Lucha
da Canale con .CC. chavalli, e assaglìo il terreno di Luccha per la via da
Capannori, discorrendo presso a Luccha, passando il fiume, e pigiando pregioni
e bestiame in molto numero. E ciò sentendo, il colleggio e 'l comsiglio di
Luccha mandarono fuori alquante brigate da cavallo e da pie, e scharamucciando
e lerendosi, molti dall'una parte et dall'altra funno feriti. Alla fine le
genti di Luccha avendo ricoverato alquanti pregioni e bestiame, e non potendo
perseguire le genti nimiche, si tornarono im Luccha e il dicto Lucha da Canale
se n'andò in Valdiserchio in sul terreno di Pisa e menarne circha . . pregioni
contadini di Luccha, et circha .LX. bestie grosse, e molto danno il giorno
riceveo Luccha. E l' altre brigate del dicto conte tennero la via di là da Arno
e acampàrsi presso a Pisa, a dì primo ogosto, .et erano in numero di .V.M
cavalli, tra tristi e buoni. E di tal brigata il comune di Luccha molto
dubitava, e per potere almeno al danno
riparare, mandò a Firenza per gente, la quale apresso a alquanti
giorni i Fiorentini mandarono a Lucha, circha chavalli .CC.
Come avete udito, la perdita che Pisa avea facto del chastello di
Sancervagio [San
Gervasio, Palaia], et non avendolo ancora
ricomquistato, pensò lo comune di Pisa e messere Iacopo d' Appiano, ora che le
genti del conte Alberigo e gran conestabile è presso a Pisa, quello potere
ricoverare. E a dì .III. ogosto in 1397 chavalcò gran parte della dieta gente e
molti soldati di Pisa presso a Sancervagio e im quelle circhustantie. E ciò
sentendo il comune di Fiorenza, ordinònno con Nanni del Bonecha che si mectesse
in aguàito presso al dicto chastello con .V.C fanti provati e
alquanti da chavallo. E cosi messo in effecto, le genti di Pisa, acampatosi per
volere la terra ristringere, il predicto Nanni con quelle brigate si cacciò giù
per lo monte adosso alle brigate di Pisa, e quelli messi in fugha, molti ne
funno morti e feriti. E im questo modo si levò il campo d' intorno dal dicto
chastello, e tornarono alle circustantie chome al Ponte di Saccho in Valdera,
al fosso Armoniche, e parto socto Santamaria a Monte, e per quelle contrade
dannificando d'ongni intorno.
E perchè a Pisa sia molta gente d' arme e Luccha abbia pieciola
brigata, non resta però Luccha che non dannifichi Pisa da ungni parte quanto si
può. E però dicho che a di .VII. ogosto in 1397, cavalcaron circha .XXX.
cavalli di Luccha in Valdiserchio, e di quine trassero alquanto bestiame grosso
et pigiarono .VI. pregioni, e salvi tornaro a Luccha con tucto.
E a dì .VIII, dicto mese, si mossero della brigata di Troccio, soldato
da pie di Luccha, .VI. compagnoni da Nozzano et andorono socto Santamaria di
Chastello, di quine trassero .VIII, buoi e quelli condussero per marina a
Luccha.
Essendo le genti del conte Alberigo soprascripto in elle confini tra
pisa e Santo Miniato, a di .VIII, ogosto ordinò il conte Alberigo asaltare le
genti di Firensa et parte della brigata di Bernardone e di Sangiorgio, e le
genti di Firensa si missero alla 'ncontra. E quando l'una parte e l'altra si
scontrònno insieme, quazi alle .XXIII. hore del di, combactendo insieme,
intanto che non adoperando lancia neuno delle parti, ma colle spade e daghe in
mano essere venuti a tale strecta che colle mani si prendevano ferendosi et
uccidendosi insieme, e gictando per terra l'uno l'altro. E di vero la brigata
del duglia are' avuto Victoria, se non che in nelle brigate di Firenza erano
molto arcieri a piedi, li quali ferendo molti cavalli et homini del duglia,
intanto che fu di necessità tirarsi arictro, sì per le diete frizze, sì per li
feriti di loro et di loro cavalli, sì per la sera che sopravenne, la qual fu cagione
che tal bactagla si finisse per la sera. E molti anegarono in Gusciana dell'uno
& dell'altro, e alquanti morti e molti fériti, e infra li altri che fu ferito,
si fu messer Astore figluolo natuirale di messer Bernabò di Milano in nella
boccha, homo valoroso.
Salvatore Bongi (a cura
di), Le Croniche di Giovanni Sercambi,
Vol. 2, Tip. Giusti, Lucca, 1892, pp. 18-20.
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