CXXVII. Come li figluoli
di messer Chastruccio cavalcarono & arsero il contado di Pisa. [anni 1341-1342]
Angelo
Ardinghi, disegno tratto dall'originale
del Sercambi,
conservato all'Archivio di Stato di Lucca
Edito in Salvatore
Bongi (a cura di), Le Croniche di
Giovanni Sercambi, Vol. 1, Tip. Giusti,
Lucca, 1892, p. 90.
Pubblicazione
ai sensi L. 22 aprile 1941, n. 633, art. 70.
Avendo il comune di Pisa la ciptà di Luccha, e non attendendo a' fìgiuoli
di messer Chastruccio quello che aveano promesso, ma più tosto quelli
schacciando, volendo i Pisani Luccha per loro, per la qual cosa i dicti dughali
si partirono & andorono in Lumbardia; ciò fu messer Arrigo, il quale non
era ancora cavalieri, & Vallerano, figluoli di messer Chastruccio dugha di
Luccha. E il comune di Pisa mandò il governo a Luccha, e il primo che venisse
officiale in Luccha fu messer Dino della Roccha pisano. E giunti che funno i
figluoli di messer Chastruccio in Lombardia dinanti a messer Lucchino, il dicto
messer Lucchino sentendo che i Pisani aveano traditi i dicti, per amicitia del
padre loro sperando poterli aiutare, die & concedèo a' dicti giovani molta
gente, la quale, insieme col dicto messer Arrigo & Vallerano, vennero in
Toscana, & passònno in Val di Serchio per dampnificare lo comune di Pisa ;
e quine arsero molto, e simile molte parti del contado di Pisa.
E dapoi passònno per lo contado di Luccha, et andònno a Vico Pisano
ardendo fine a Colle Salvetti.
E perchè i Pisani erano bene proveduti im Pisa et in Luccha, i dicti
non poteono niente acquistare; e, se non che Saminiato li fornìo, le diete
genti sarenno state mal conducte.
E quanto il bellistà stè loro bene a darsi a credere che se Pisa
avesse Luccha, che la volesse a loro attribuire, tal pensieri verre' sempre
fallato a chi sei desse a credere. E così si ritornòro le diete genti in
Lumbardia com poco fructo. Rimase il comune di Pisa signore di Luccha, e avendo
flicto pacto con Firenza del danno che i Fiorentini diceano avere ricevuto,
dovere dare ongni amio, fine in .XIIII. anni, di pagare al preditto comune di
Firenza per anno fior, .XXV.M; de' quali lo comune di Luccha fu
constrecto a pagare ongni anno, oltra l'altre spese, fior, .XII.M
.V.C; l' avanso dovea pagare Pisa. E questo fu l'alegrezza che
Fiorenza lassò a' Lucchesi, avendoli lassati servi con tale obligo, e
tristamente Luccha abandonata.
Essendo Firenza rimasa in concordia con Pisa, avendo lassato Luccha al
modo dicto, et essendo il conte Patio maggiore & governatore del tucto, li
Lucchesi essere maltractati, per la qual cosa molti si partirono di Luccha
& andònno in istraini paesi, e tali che mai non tornòro. E infra li altri
che si partirono funno quelli delli Opisi e loro adherenti. E così rimase la
ciptà di Luccha socto il governo pisano e del dicto conte Fazio; et dipo la
morte del dicto conte Fasio, rimase magiore il conte Ranieri da Donoratico
alquanto tempo, come disocto udirete.
Salvatore Bongi (a cura
di), Le Croniche di Giovanni Sercambi,
Vol. 1, Tip. Giusti, Lucca, 1892, pp. 89-91.
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