CCCCXIX. Come lo dicto
Benedecto gictò giù dalla finestra lo vicario e 'l figluolo morti [anno 1397]
Angelo
Ardinghi, disegno tratto dall'originale
del Sercambi,
conservato all'Archivio di Stato di Lucca
Edito in Salvatore
Bongi (a cura di), Le Croniche di
Giovanni Sercambi, Vol. 1, Tip. Giusti,
Lucca, 1892, p. 365.
Pubblicazione
ai sensi L. 22 aprile 1941, n. 633, art. 70.
Esforsando alcune guardie, trovando il dicto vicario in ella sala e co
lui uno suo figluolo, il predicto Benedecto com quelli che erano co lui
uccisero il dicto vicario col figluolo, et morto lo gictò fuori della finestra
del palagio, acciocché quelli di Saminiato potessero ciò vedere. E cominciò a
romoreggiare, dicendo: muoia la signoria fiorentina et viva libertà; a quale
romore tucto il populo di Saminiato armato trasse al dicto palagio. E quelli
che serènno stati contenti di tal cosa, vedendo che altre brigate che solo
quelli XVIII non traeano, tucti a una funno contrarli al dicto Benedecto, combactendolo. E perchè il palagio è forte, coni ponti levatoi e molto
sospeso, non poteono quello avere d' assalto. Diche romoreggiando e già ita la
novella alle genti di Firenza, faccendo il dicto Benedecto molti segni di
soccorso, sopravenne la nocte, sempre difendendosi con quelli che avea con
secho. E vedendo che il soccorso che dovea venire non venia, e dubitando quine
non esser costrecto in forma che di quine non si fusse potuto partire, e ancho
vedendo il populo di Saminiato esserli contra et maximamente alcuni de' quali avea alcuna speranza
che si tenessero con lui; ma chome v' ò dicto non viddero il modo, che se
avessero vedute le genti preste, tal dicea : viva Firenza, che are' dicto : muoia. E stando il dicto Benedecto in questo
dubbio e dubitando, prese uno canapo della colla e con quello si collònno giù
dalle mura, per forma che n' andaron salvi a Pisa la nocte. E molto l'ebbe a
male messer Iacopo d'Appiano e quelli ch'era in Pisa per lo dugha di Milano che
le brigate non chavalcòron lae.
Ma Idio che sempre ripara al molto male, diliberò che dovesse esser
cosi. E avuta la novella, il comune di Firenza subito a tucte loro brigate,
quine u'erano, fenno comandamento, e scrissero a Lucha che tucte loro brigate e
simile quelle di Luccha e di Bologna si rapresentassero a Saminiato. E
comandato a tucte genti da pie, pensando avere perduto la dieta terra, e cosi
tucte le diete brigate cavalcarono. E come il comune di Firenza sentio la
novella dieta, in contenente fecie prendere messer lohanni Mangiadori fratello
del dicto Benedecto, il quale per suoi faccende era andato a Fiorenza, lui
collaudo et tormentando di diversi tormenti, per sapere se di tal tractato
avesse avuto alcuno sentimento, e im fine a qui neuna cosa à comfessato dover
sapere. E giunte le brigate fiorentine apresso a Saminiato, ebbero sentimento
che le inimiche s'acostavano a Saminiato per entrare all'ordine dato; ma fu
tardo, che già il dicto Benedecto s' era partito com' è dicto, e il populo di
Saminiato aveano la terra presa per lo comune di Firenza. Di che le genti di
Pisa tornòron "verso Pisa e acamparsi di là da Arno. E quelle di Firenza
si risteon a Saminiato. E entrati dentro, quine steron tanto che per lo comune
di Firenza fu mandato per loro.
Salvatore Bongi (a cura
di), Le Croniche di Giovanni Sercambi,
Vol. 1, Tip. Giusti, Lucca, 1892, pp. 365-366.
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