CLXXXV. Chome lo
'mperadore cfiaminò verso la ciptà di Roma. [anni
1368-1369]
Angelo
Ardinghi, disegno tratto dall'originale
del Sercambi,
conservato all'Archivio di Stato di Lucca
Edito in Salvatore
Bongi (a cura di), Le Croniche di
Giovanni Sercambi, Vol. 1, Tip. Giusti,
Lucca, 1892, p. 153.
Pubblicazione
ai sensi L. 22 aprile 1941, n. 633, art. 70.
L'anno soprascripto del mese d'ottobre a dì .II. lo 'mperadore con
gran parte della sua gente cavalcò per andare a Roma a vizitare il santo padre
papa Urbano quinto, et con lui tractare la libertà di Luccha; et cavalcò verso
Siena, et quine vi fu mal ricevuto; non di meno lo suo camino si distese a
Roma, et ritornò a Luccha del mese di ferraio, cioè a dì .XXVIII. in .MCCCLXVIIII.
Et perchè non si taccia quello che seguìo in Luccha in nella sua andata, dico
che essendosi partito lo 'mperadore et rimaso la imperadricie in castello col
patriarca e alio quanti baroni, e in Luccha al governo erano rimasi i raspanti di
Pisa, i quali vedendo di gente Luccha dinudare, mandònno molti ciptadini a
Saminiato et in Valdarno, affine che fussero morti. E in quella andata morìo
Bartholomeo Guarnieri, il quale di lui né di suo corpo alcuna cosa si sentìo ;
e tanto steron fuori fine che lo 'mperadore ritornò; il quale tornando,
ritornònno con lui.
Im questo mezzo che lo 'mperadore era a Roma, fu per li Pisani e
alcuni forestieri abitanti in Luccha balestrato il fuoco lavorato in nella
torre della Cicongna, che era in castello presso alla porta san lohanni, affine
che la 'mperatricie & quelli che erano in castello con lei, lassassero loro
entrare, socto colore di spengnare il fuoco, dando nome che i Luchesi ciò
aveano facto.
Ma la divina bontà, che tucto vede, dispuose la mente della
imperadricie e de' suoi di non comsentire a tali traditori; ma vigorosamente ella
armandosi, la guardia quella nocte fecie in sulle mura et mai di loro non si
vuolse fidare.
Salvatore Bongi (a cura
di), Le Croniche di Giovanni Sercambi,
Vol. 1, Tip. Giusti, Lucca, 1892, pp. 153-154.
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