DCXLVIII. Come i Bianchi
di Lucha caminarono a Saminiato. [anno 1399]
Angelo
Ardinghi, disegno tratto dall'originale
del Sercambi,
conservato all'Archivio di Stato di Lucca
Edito in Salvatore
Bongi (a cura di), Le Croniche di
Giovanni Sercambi, Vol. 2, Tip. Giusti,
Lucca, 1892, p. 364.
Pubblicazione
ai sensi L. 22 aprile 1941, n. 633, art. 70.
Lo sexto di, cioè a dì .XXVIII. ogosto, li dicti Bianchi si partirono
dal dicto chastello, dieta la messa e la predicha, e andònno a Santa Maria a
Ceuli, e quine facto l' offerta e riposati alquanto, faccendo processione,
chaminarono verso Sanminiato, et entrati dentro, essendo al mezzo della terra
là u' dimora il vicario, essendo quine vicario per lo comune di Firenza Antonio
da Uzzano, il quale Antonio fé' comandamento expresso a' dicti Lucchesi bianchi
che neuno ne rimanesse ad albergo dentro socto grieve pena, il quale
comandamento fue sentito per li terrieri di Samminiato. E i Bianchi, vizitato
la chieza di Santo Francesco e dando volta arieto, tali terrieri avuto licentia
dal vicario che la brigata si potesse allogiare dentro; e questo facto noto a
chapi, diliberato fu uscire della terra e dentro non rimanere. E non è però da
meraviglarsi se il dicto vicario fé' comandamento a' dicti Bianchi luchesi, che
mai quella chasa non fu amicha del comune di Luccha. E però i dicti Bianchi non
volsero dentro rimanere, acciò che le menti de' terrieri di Saminiato rimanessero
alquanto sospese, e anco perchè non era là 'ntentione di rimanere, posto che
tal comandamento non fusse stato facto; e ben che non si rimanesse dentro, per
contemplatione de' terrieri, lo vicario fé' tenere la porta aperta gran pessa
di nocte, acciò che le persone si potessero fornire. E cosi si steo tucta quella
nocte di fuori di Saminiato.
La mactina, cioè a dì .XXVIIII. ogosto, udito la messa si partirono i
Bianchi da Saminiato e chaminòrno da Ficiecchio a Santa †, e quine si vidde la
beata Christiana. E sentendo i dicti Bianchi che quine era una guerra mortale,
la quale si tirava dirictro tucto quel paeze, fu il principale costrecto al
crocifisso, al quale promise lo dì seguente essere a Chastelfranco, là u' erano
suoi adherenti e simile suoi nimica, e quine far tucto ciò che 'l crocifisso li
mectesse in nel chuore. E avuto tale promissione lo crocifisso fu portato a
Chastelfranco e ugnuno seguìo la processione, e quine fu ognuno ben ricevuto et
honorato.
La mactita, cioè a dì .XXX. in sabato, udito la messa e la predica, e
non venendo tale che promesso avea, e i principali nimici di Chastelfranco
nascondendosi e chiuse le chase, fu diliberato che il crocifisso fusse portato
alle chase di tali, e quine gridando misericordia tre volte et pacie con l'
oratione, e facto questo, dirissato il crocifisso verso Santa Maria a Monte per
seguire lo camino, il crocifisso riaumilò le menti de' discordanti, che quello da
Santa † venne e im prezensa del crocifisso e de' dicti Bianchi e simile im
prezenza de' podestà e officiali di Saminiato, Santa †, Chastelfrancho, rendeo
buona e ferma pacie e perdono. Ma perchè quine non erano tucti li suoi parenti e
aderenti, perche erano iti co' Bianchi, promisse al crocifisso & a tucti
quelli officiali, che, tornati, si farènno le carti della pacie.
Come il crocifisso rendeo l' udire e la favella a imo sordo e mutolo.
E fcosì quel paese rimase contento, e prima che uscissero del chastello,
il crocifisso dimostrò miracolo che uno che non parlava nò udìa, devotamente
inginochiandosi con dire i Bianchi misericordia e pacie e l'oratione, e tale
abracciando il crocifisso tre volte, prima che si partisse disse più volte:
pacie, pacie, pacie, signore Idio, & parlò et udiva tucto ciò che a lui si
dicea.
Come una spiritata rimase di buona memoria. E simile una spiritata,
abracciando il crocifisso, rimase di tanta buona memoria che non parca avesse
mai avuto spirito adosso, racomandandosi devotameute al crocifisso. E così
chaminando, la sera giunse lo crocifisso e la brigata a Vico Pisano,
là u' fimo ben ricevuti, spectando quine di far pacie tra la valle di
Chalci & quelli di Còmpoto e di Vorno.
[omissis]
Salvatore Bongi (a cura
di), Le Croniche di Giovanni Sercambi,
Vol. 2, Tip. Giusti, Lucca, 1892, pp. 363-365.
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