CCIV. Come Alberigo
Interminelli venne con gente di Lunigiana a Luccha. [anno 1369]
Angelo
Ardinghi, disegno tratto dall'originale
del Sercambi,
conservato all'Archivio di Stato di Lucca
Edito in Salvatore
Bongi (a cura di), Le Croniche di
Giovanni Sercambi, Vol. 1, Tip. Giusti,
Lucca, 1892, p. 176.
Pubblicazione
ai sensi L. 22 aprile 1941, n. 633, art. 70.
Et simile venne a Luccha Alderigo Interminelli, il quale era visconte
di Luni, con molta gente da pie et da cavallo, et Orlando Interminelli. Et
venute le diete genti, diliberò il cardinale che quelle cavalcassero a
Saminiato; di che tali brigate, colle bandiere spiegate, si fermòro alla porta
del castello, affine d' entrare dentro, socto modo di quello prendere per loro
et tollere Lucha di mano del cardinale. Ma Francesco Guinigi e molti altri
ciptadini, essendo in nel castello col dicto cardinale, quelli vietònno che
così armati non si mectessero dentro. E loro vedendo che per quel modo non
venia lor facto, così schierati, cavalcaro per porta san Donati, &
ridussensi in nel prato di Luccha, & quine feron consiglio secreto, che se
i ciptadini uscissero di fuori, quelli tramezzare quelli, & così venia loro
facto. Se non che alquanti di quelli ciptadini eh' erano usciti fuori,
s'acorseno del tracto, et in corsa si misscro a ritornare dcrieto su per lì
fossi; et fu piacere di Dio che non poteon quelli tramezzare. Et volendo alcuni
ciptadini, tra quali fu Masseo Aitanti, tenere il ponte di Sandonato, fu per
uno, il quale stava in sulla dieta porta, nome Ianni Marcheze, menato una spada
per taglare le mani al dicto Masseo e alli altri; et questo era perchè tal
guardiano era in nel consentimento di tollere Luccha per messer Bernabò; &
di questo molti ciptadini dubitònno.
Ritornati i predicti cavalieri dentro, & dimostrato non potere
andare verso Saminiato, e non essendo venuto facto il tracto, ma indugiando
altra volta ciò fare, si dienno a volere spectare tempo; & spectando,
mandònno per molti fanti da pie in Lunigiana con pavesi all' arme delli
Interminelli e col biscione, & ritornònno molti forestieri, li quali s'
erano partiti di Lucha alla partita de' Pisani, come fu messer lohanni
Guarzoni, Bartolomeo Guarzoni, ser Pino da Montecatino & Lippo da
Montecatino, ser Andrea da Bugiano & molti altri, poghi amici di Lucha, pensando
che Lucha fusse del signore di Milano; e largamente si parlava che la ciptà di
Luccha era a sua pititione.
Di che i buoni ciptadini, che quella amavano, iscrisseno secretamente
a papa Urbano, et quelli ne scrisse al cardinale con parole, che socto pena
della sua indegnatione, facesse sì che la ciptà di Lucha non rimanesse suiecta,
altramente lo privere' del cappello & di tucti suoi titoli; et posto che al
dicto cardinale fusse grave, nondimeno temè tal comandamento del santo papa, e
non cosi liberamente se ne fidava, come di prima, di tal gente lumbarda.
[omissis]
Salvatore Bongi (a cura
di), Le Croniche di Giovanni Sercambi,
Vol. 1, Tip. Giusti, Lucca, 1892, pp. 176-179.
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