↖ INDICE S. MINIATO NELLA CRONICA DOMESTICA DI DONATO VELLUTI
02 [anno 1346] Donato Velluti a San Miniato in
qualità di Ambasciatore. Stipula pace con Pisa. Controversia tra Fucecchio e
Santa Croce.
«[…] E per chiarificazione di certi capitoli
di pace fatta tra 'l Comune [di Firenze, n.d.r.] e' Pisani, fui per lo
nostro Comune insieme con Francesco di Meo Acciaiuoli, essendo nostro notaio
ser Lottieri da Cerreto, a Saminiato del Tedesco, con certi ambasciadori
pisani: ove stetti da XLV dì a salaro del Comune; e oltre a ciò, io ebbi
provvisione da la Mercatantia e da' Gabellieri del Sale, buona e
bella, avendosi a ragionare di loro fatti. Nella quale ambasciata ebbi più
diletto e utile ch'avessi mai in alcuna ambasciata, però ch'era di maggio e di
giugno, e prendevamo molto diletto, sanza sconciare i fatti del Comune; sì in
andare a sollazzo ed in essere in brigata sera e mattina con messer Bindaccio
Mangiadori, Lotto da Montecchio, e Faina Malavolta, essendo
con loro e eglino con noi, avendo noi tolta una casa a pigione da casa i Mangiadori;
e sì per l'avanzo facea, essendovi pane, vino, carne, biada, erba, e ogni cosa
vile; e avendo buono salaro e buone provvisioni. Ma al di dietro fu presso non
mi rintoscò, però che avendo, dopo la pace de' Pisani, data messer Iacopo
Gabrielli Vicario in Valdinievole una sentenza in favore di loro e di que' da
Fucecchio contra que' di Santa Croce, d'una pescaia fatta per loro in
Guisciana, più alta che non si convenia; per la qual cosa, tenendo molto in collo,
se ne guastava dimolto terreno de' Fucecchiesi e di que' di Valdinievole; e 'l
detto messer Iacopo avea sentenziato si dovesse dibassare, ma ciò non si facea,
per pregherie e presenti sapeano fare que' di Santa Croce; di che essendo così,
que' di Valdinievole e di Fucecchio ordinarono di venire a disfarla eglino, e
ragunarono bene da MM uomini. E sentendo ciò que' di Santa Croce, tra di loro e
di Santa Maria a Monte e di Montetopoli ne ragunarono da M; e nientemeno
mandarono dopo ambasciadori a pregare noi, venissimo là a interporci, che tanto
male non fosse quanto era per esservi. Di che noi, veggendo ciò essere vero,
quanto che commessione non avessimo, per rimediare a tanto male, e per non
potere essere ripresi, una mattina di San Giovanni ci partimmo da Saminiato,
e di là menammo quanti soldati v'erano, e simile facemmo di quante terre di
Valdarno, con una lettera di commissione avea il Faina di Malavolti; e
fummo a Fucecchio, e poi a que' di Valdinievole, ch'erano giunti già, e postosi
allato alla detta pescaia e ivi attendati, e riprendemmoli fortemente. Di che
rispuosono, la necessità gli avea là condotti, non mettendosi rimedio in
Firenze; ma ch'erano disposti volere fare nostro piacere; promettendo noi, che
quello si dovea fare si farebbe. Partimmoci da loro per venire a Santa Croce; e
lasciammo la gente d'arme che là avevamo condotta, per minacciare chi si
partisse dal nostro volere in quello mezzo. E andando più oltre, ci scontrammo
in que' di Santa Croce, che con grande romore andavano verso que' di
Valdinievole, e per niuno modo non potemmo raffrenargli. Di che, vogliendo
tornare adietro per essere colla nostra gente d'arme, que' di Valdinievole
vedendo venire que' di Santa Croce si trassono innanzi: e noi, scontrandoci ne'
loro scorridori, fummo a grandissimo rischio di morte, essendomi da molti posto
le lancio e le spade al petto e a l'altre parti della persona; e se io fossi
stato armato, com'io era disarmato con cappuccio a foggia, di vaio, in testa,
per certo io sarei stato morto; ma, lodato sia Iddio, scampammo del detto
pericolo. E tornato a Santa Croce, e vogliendoci partire, tanto fummo pregati
da loro, ch'ancora ritornammo a que' di Valdinievole; ed essendo il grande
dibattito tra l'una parte e l'altra, però che que' di Santa Croce non voleano
assentire a nulla, se in prima que' di Valdinievole non si partissono del loro
terreno, e que' di Valdinievole non si voleano partire, se in prima non si
disfacea quello era sentenziato; a la per fine ismovemmo que' di Valdinievole
ad andare in sul terreno de' Fucecchiesi, dovendo que' di Santa Croce dare a
noi, o a cui noi volessimo, la guardia della torre ch'è in capo della pescaia e
delle loro mulina. La qual cosa i detti di Santa Croce poi tardando di darlo,
dicendo non era ivi la chiave ma di mandare a Santa Croce, sotto il pretesto
del detto indugio, partiti que' di Valdinievole, fornirono la detta torre
d'uomini saettamento e vittuaglia. Di che, veggendo il detto inganno,
immantanente, essendo già sera, ci partimmo, e licenziammo la gente d'arme, e
noi ce n'andammo a cenare e albergare con Pino del Chiavicella Tigliamochi
podestà di Castelfranco. Di che, veggendo que' di Valdinievole la nostra
partita, subitamente corsono in su quello di Santa Croce; e uccisono parecchi
uomini, e cominciarono a mettere fuoco nelle biche del grano e a tagliare le
vigne; e feciono grande danno: e puosesi assedio a la torre; e stettono tutta
la notte, facendo grande danno. Noi stemmo a Castelfranco: e per lo riscaldare
e affreddare del dì, e perchè la sera stando in su le pratora della Guisciana
vi traea vento, e io ne ricevetti assai, essendo in gonnella e mantello, senti'
di male di fianco. La mattina per tempo rimandarono que' di Santa Croce, che
per Dio andassimo là, ch'egli erano apparecchiati a fare ciò che ci piacesse;
onde noi, isdegnati, non vi volemmo ire. Mandammovi altri, e uno Cavaliere del
Capitano della Guardia; al quale dierono a guardia la detta torre, tanto si
provvedesse ciò che facea bisogno: e allotta si partirono que' dì Valdinievole,
sanza dare o fare più danno: sì che a la fine lo 'nganno loro tornò pure sopra
il capo loro. E noi ci ritornammo la detta mattina a Saminiato a
spacciare i fatti nostri: i quali spacciammo, faccendo certi capitoli di nota e
di dichiaragioni a' capitoli della pace; e ritornammo a Firenze. [...]»
La Cronaca Domestica di Messer Donato Velluti,
scritta fra il 1367 e il 1370 con le addizioni di Paolo Velluti, scritte fra il
1555 e il 1560, a cura di
Isidoro del Lungo e Guglielmo Volpi, G. C. Sansoni Editore, Firenze, 1914, pp.
182-188.
Domenico Maria Manni, Cronica di Firenze di
Donato Velluti. Dall'anno MCCC in circa fino al MCCCLXX, stampata in
Firenze nel 1731. Frontespizio.
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